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13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


mercoledì 11 maggio 2011

Love and work

Era la più stanca, la più sfiorita, la più serena. Il suo uomo accanto, suo marito, come raccontavano le fedi di entrambi, bombate e lucidissime. Se fosse stata truccata, anche solo un trucco leggero, e magari abbigliata con un dettaglio interessante, sarebbe stato uno dei volti più gradevoli nel vagone, invece era semplicemente abbandonata alla stanchezza, totalmente incurante, quasi incosciente, del suo estremo pallore. Lui, un buon uomo. Tutto era semplicità intorno a loro, tutto era modestia e dignità, dagli occhiali a stanghetta di lui al gilet fatto a maglia di lei (o da lei?), alle loro camicie simili, millerighe sui toni dell'arancio, più intensa la camicia dell'uomo, più tenue quella femminile.
Lei appoggiata sul sedile senza ritegno, lasciata andare lì così, come dopo l'ultima opportunità, quando non hai più nulla per cui lottare. Lui tranquillo, pacato e pacioso, non gli affideresti i tuoi soldi, ma neanche gli nasconderesti i tuoi conti.
Intimi ma separati, avviliti dal caldo della carrozza senza condizionatori, dove tutti si fanno aria agitando ventagli improbabili, mentre loro restano fermi, lei sonnecchia nell'afa, lui smanetta col telefonino.
Poi lui con la sua solita calma tira fuori dalla borsa di lavoro un foglio bianco, con una tabella stampata su un lato, e da lì ha inizio la magia. Le loro teste si avvicinano, gli occhi dicono che il cervello si è risvegliato, rimesso in moto a ragionare. Leggono e commentano, fanno calcoli, sbagliano, ricominciano il ragionamento, sorridono, si domandano chissà come andrà, rileggono i dati della tabella, arriverò in ritardo, perderò la coincidenza, il capo si arrabbierà, i colleghi sparleranno.
Chissà quale dimensionamento, quale leggina, quale decreto avrà comportato un cambiamento nell'orario dei treni, chissà quale rivolo insignificante di tagli orizzontali.
Non importa saperlo, il risultato è lì, in quel ragionare al minuto gli spostamenti, in quel sostenersi, capirsi, in quella paura che un possibile ritardo faccia saltare il lavoro.
E lì c'è l'impatto sulla vita delle persone delle decisioni prese da altri, che vivono altrove, con altre priorità, altre esigenze, altri interessi. 
E lì c'è che se non fossero precari forse la paura non ci sarebbe.

La luce attraversa i vetri sporchi dei finestroni del treno e ammolla tutti nel bianco, fastidiosa, abbagliante, tagliente.
Loro no, loro li accarezza, li abbraccia, si fonde con la loro aura leggera e semplice. E stanca.

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