Benvenuti!

13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


sabato 27 aprile 2013

Emozioni archeologiche

Durante il dottorato in archeologia, mi è capitato mille volte sentirmi chiedere "studi archeologia, e a che serve?", così tante volte che sono finita per chiedermelo quotidianamente anch'io. A che serve spendere risorse, tempo, intelligenze, sullo studio di dettagli di storia antica, archeologia, numismatica, epigrafia che interessano solo gli addetti ai lavori? A che serve, nel mondo reale che affronta mille problemi e non si ricorda cosa era il giorno prima, conoscere la sequenza esatta di monete emesse duemila anni fa o le tecniche pittoriche di affreschi che tanto non vedremo mai?
Ora che sono più sicura di me stessa a che serve l'archeologia, dal punto di vista scientifico, lo so, l'ho capito e credo che alla fine un po' tutti, anche i più scettici e modernisti le riconoscano il giusto valore.
Poi guardi questa foto, pubblicata sui giornali di oggi, e ne cogli un nuovo significato: l'archeologia serve anche ad emozionarsi davanti all'immagine di un uomo e una donna sepolti secoli fa mano nella mano, sguardi incrociati. Li hanno trovati così, senza carne e senza pelle ma pieni di amore.
E allora capisci che l'archeologia serve anche ad emozionarci davanti all'amore che ha vinto sulla morte.



giovedì 25 aprile 2013

A bordo treno - Spetteguless!

Non c'è niente da fare, resta la nostra specialità, la nostra eccellenza, l'arte in cui noi ragazze diamo il meglio: spettegolare.
Salgo sulla metropolitana, una ragazza parla al telefono. Dalla sfilza di "tesora", "tesorino", "tutti-uguali-gli-uomini", "io-per-te-ci-sono-sempre", ma soprattutto "basta-parlarne-meglio-dimenticare", intuisco che l'amica dall'altra parte del telefono è stata lasciata dal fidanzato.
La ragazza in metro conclude la telefonata con un auto-elogio che lasciava presagire il seguito: in sintesi, molto in sintesi, un "chiama quando vuoi, sai che di me ti puoi fidare".
E infatti, neanche il tempo di chiudere questa telefonata, che resta attaccata al telefono e chiama cinque persone diverse, dicendo a tutte la stessa cosa: "ma lo sai che il Roby ha fatto le corna alla Sonia???" (nomi di fantasia, ndr.). Aveva appena finito di garantire alla poveretta il massimo riserbo sulla faccenda e in tre minuti l'hanno saputo cinque conoscenti e tutto il vagone!
Mentre telefonava come una forsennata a tutto il giro di amici in comune con l'amica tradita (a questo punto direi tradita da tutti, fidanzato e amica), io la guardavo incredula: ma come si può?
Poi penso che non vedo l'ora di raccontarvi l'episodio e allora capisco: non c'è niente da fare, la tentazione di spettegolare è più forte di noi!

W la vita da pendolare, che mi fa conoscere un sacco di storie (da raccontare in assoluto anonimato, però)!

venerdì 12 aprile 2013

A bordo treno - Siete tutti pecore

Ancora non sono a bordo treno, sono aspirante tale.
Oggi c'è sciopero dei treni dalle 9.00 alle 17.00. correndo come una pazza, mi sono precipitata in stazione per arrivare prima dello sciopero ed evitare problemi.
La banchina è piena zeppa di gente, mi affretto pensando "mannaggia a me, ho perso l'ultimo treno utile"... Poi sento l'altoparlante: "avvisiamo i viaggiatori che i treno subiranno variazioni e ritardi a seguito di un investimento fra un treno e un gregge di pecore sui binari"... Un gregge! Il treno ha beccato un gregge in pieno!
Ora possiamo anche dare una lettura ambientalista all'evento e dire che in realtà ad essere fuori posto era il treno, perché le pecore seguono percorsi di pascolo e transumanza uguali da millenni e il progresso delle città  non è altro che un disturbo ai ritmi della natura, possiamo dispiacerci per le pecore, che poverine si saranno prese un brutto spavento...
possiamo guardare l'evento con gli occhi degli efficientissimi padani, che non vi posso dire quanto sono disturbati dall'episodio...  O possiamo semplicemente riderci sù, tanto ad imprecare mi sa che non cambia nulla, qua dobbiamo stare ad aspettare che il gregge venga spinto a continuare il suo cammino (e noi, come loro, il nostro)!

Contro gli sprechi

Peggio della mancanza di lavoro, secondo me, c'è solo lo spreco di lavoro. E più è alta la penuria di lavoro, più è offensivo il suo spreco.
Viviamo tutti un momento critico: per i più giovani sono difficoltà respirate attraverso i pori della pelle tutti i giorni, tutti i santi giorni, festivi e feriali chissà per quanto tempo. Per i loro genitori è l'ansia di non aver saputo costruire nulla di più solido di un'effimera precarietà che in troppi hanno l'impudenza di chiamare "flessibilità". Per la generazione dei nonni è piuttosto la confusione, a tratti l'impotenza e un potere che è quasi una condanna, condanna a restare, loro malgrado, nei ricordi degli altri come quelli che non hanno capito.
In questo periodo più che mai credo che sul lavoro dovrebbe essere declinata la pertinenza, nel pieno del suo significato: le persone dovrebbero svolgere il lavoro per cui si sono preparate, appassionate. Dovrebbero svolgere un lavoro che sanno fare bene, e solo quello: le parrucchiere non dovrebbero sbagliare colore o piega, i meccanici non possono sbagliare i pistoni. I giornalisti devono usare l'obiettività, e se non la conoscono che la imparino o si diano al romanzo.
C'è fin troppa gente in giro che si accontenta di un lavoro qualunque mentre cerca il lavoro di una vita, e che nell'accontentarsi però si appoggia come stampelle a serietà e professionalità e va avanti dignitosamente.
Per contro c'è pure fin troppa gente che scivola su allori regalati, dalle capacità evanescenti che occupano spazi impropri, gonfiati come grigie bolle di sapone dall'insolenza e la tracotanza.
Dovremmo andare verso un'ecologia del lavoro, riflettere su un sistema sostenibile e più giusto, che non preveda sprechi e scorrettezze, che rimetta tutto al suo posto, che rifiuti meccanismi superflui.
Un sistema sostenibile, basato su scelte semplici, connessioni comprensibili: se sai fare le cose, bene: questo è il tuo posto; se non le sai fare, ma le vuoi imparare, bene: questa è la tua occasione; ma se non le sai fare e non le vuoi imparare, allora forse è più giusto che quel posto lo valorizzi - attenzione: valorizzi, non occupi - una persona più appassionata e competente, tutto qua.
Semplice e logico, come i fiori.

sabato 6 aprile 2013

Le taxi


Esco dall'ufficio tardi, perdo treno, altro treno, la bici ormai è rimasta chiusa nel deposito della stazione, l'ultimo autobus è già passato, insomma non mi rimane che il taxi. 
Il tassista ormai mi conosce, si chiacchiera. Arriviamo a parlare di sport invernali, io - gli dico - non scio, scivolo, quando non rotolo. Lui mi dice che sciare gli piacerebbe, ma non può farlo perchè se si fa male, ad esempio si rompe una gamba, non può lavorare. Esattamente ha detto "e come faccio con il lavoro?", con un tono allo stesso tempo malinconico e pragmatico, emozionale e razionale che mi ha colpito. Mi è arrivata tutta la dignità di chi non elemosina una vacanza, di chi non la pretende da nessuno, men che meno da uno stato che è così altrove che neanche viene contemplato.
Io vorrei che questo tassista girasse per ore, per giorni e notti intere per la città trasportando a turno tutti questi signori che in un momento storico così grave ed urgente si permettono di prendersela comoda, si permettono di giocare di ruolo, si permettono di speculare. Vorrei che li portasse in giro  giusto il tempo di dire loro "e come faccio con il lavoro?" come l'ha detto a me, senza attese nè pretese, e poi lasciarli lì, in mezzo ad una strada.