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13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


venerdì 25 novembre 2011

I tarocchi di Angela - Il giornalista

Racconta, racconta e racconta, domanda, scrive e domanda.
Domanda, risponde, narra dettagli, enumera cronostorie tenendoti sveglio fino alle tre di notte...
Non lo fa apposta, semplicemente per lui il mondo non si ferma mai, è un giornalista! Ha sempre una storia da riportare e non si rende nemmeno conto che tu alle tre di notte vorresti semplicemente dormire e non t'importa nulla delle politiche di sviluppo sostenibile per le foreste cambogiane o di altri similmente leggeri argomenti.
Fantastici gli amici giornalisti, persone sempre curiose, critiche, attente! Libere e oggettive!
Li riconosci fra mille, con quel piglio intraprendente e vagamente complottista, con quel sorriso deliziosamente malizioso di chi, mentre ti fa credere di ascoltare le tue banalità, in realtà pensa di estorcerti grandi segreti di stato (pensa), con quella goffaggine con cui nascondono microcamere sotto al bavero del cappotto...
Inseguono storie, più professionisti di certi investigatori privati e un po' meno apprezzati dei saggisti.
E ispirano tanta simpatia, quando dalle interviste tv vedi quanto sono magri e piccolini, schiacciati da ogni lato fra colleghi mastodontici e guardie del corpo di sottospecie di vip!
Certo, l'amico esperto di politiche del lavoro che quando ti incontra ti chiede i dettagli del contratto, insieme al cronista d'assalto che ti sciorina i nomi dei nuovi ministri e ti interroga sui rispettivi ruoli, seguito dall'esperto di economia che ti consiglia sicurisssssimi investimenti, tutti insieme potrebbero rendere la giornata un po' pesante, però è sempre bello avere accanto chi ti aggiorna su tutto, dai dettagli più stupidi agli avvenimenti più importanti.
Difficilmente potrei trovare giornalisti di gossip che mi possano aggiornare più delle amiche nei pomeriggi di spensieratezza, ma questo è un altro discorso...

Ci sono poi personaggi che non sono curiosi, critici, attenti, nè liberi nè tanto meno oggettivi, legittimati alla professione da una tessera presa chissà come, ma quelli si sa, non sono giornalisti.

I numeri del giornalista sono davvero tanti: 2, 3, 4 colonne, 21, 23, 25 righe, 7, 8, 9 euro per un articolo. No, scusate l'inesattezza: quest'ultimi, per essere precisi, non sono numeri da giornalisti, sono i numeri di giovani stagisti e bravissimi collaboratori ultraprecari che reggono le sorti di intere redazioni.

domenica 20 novembre 2011

Aggratisse! Mansioni generiche

Cosa fare quando il contratto, alla voce "mansioni", è pieno di espressioni generiche del tipo assistenza, supporto, coordinamento? Cercare rimedio! E di corsa! A leggersi sembra infatti il contratto più bello del mondo, pensi che dovrai ogni giorno scambiare le tue opinioni con persone competenti e appassionate, firmi baldanzoso con tale ottimismo e fiducia che Heidi a confronto l'associate alla musa dei Black Sabbath.
Passano i giorni - non tantissimi, ma abbastanza da convincerti di averci visto giusto - e tutto fila liscio, come previsto: incontri persone effettivamente capaci e competenti, le colleghe sono simpatiche, ti muovi in un ambiente stimolante e propositivo.
Fino a quando non arriva lei, la persona che non avresti potuto prevedere nemmeno con il maggiore sforzo di fantasia o il migliore software di pianificazione aziendale. Non vi dirò se uomo donna, se giovane o anziano: è talmente vicino al nulla che nulla cambierebbe a saperlo.
Arriva, e lo scambio di opinioni si trasforma nel dire tu quello che dovrebbe uscire dalla sua testa dato il suo ruolo, facendolo peraltro con le parole più diplomatiche che conosci (e considerato il mio scarso livello di diplomazia, sarebbe meglio dire "le parole più diplomatiche che non conosci, ma inventi con scarso risultato").
Arriva, e lo scambio di opinioni diventa un passaggio di tuoi documenti e file redatti con senso critico e applicazione, esattamente quei due strumenti di lavoro che lo leggi sulla sua faccia che non li ha mai conosciuti.
Arriva, e pensi "me lo potevano dire prima"...
Ma il lavoro - come la vita - va così, cari miei ascoltatori di consigli regalati aggratisse!

E allora, poiché il mondo non è sempre come ce lo aspettiamo e Haidi sappiamo benissimo che è pura invenzione, il consiglio è: organigramma e informazioni prima di tutto!
Se il lavoro vi piace, mai rinunciarvi per qualche elemento scomodo, ma almeno arrivate preparati al peggio!

venerdì 18 novembre 2011

Lezioni di nebbia, di ricchi e di poveri

Oggi ho imparato proprio un bel po' di cose, tutte attraverso la sperimentazione diretta, metodo empirico, direi!
Anzitutto ho imparato che non è vero che a Milano non c'è più la nebbia. Cos'altro era, allora, la nube bianca che mi ha sequestrata per circa due ore!? Cos'altro era, allora, quel nulla consistente che mi ha rubato qualunque riferimento sul territorio, che so, un palazzo, un pino secolare (l'hinterland milanese, si sa, pullula di pini secolari), una strada conosciuta...? Non è per caso la nebbia quell'agente atmosferico che ti fa giocare per ore ad "acqua-fuochino-fuoco" con l'imbocco dello svincolo giusto? Non è la nebbia che nasconde i cartelloni stradali? Potete immaginare la mia difficoltà, io che già quando c'è il bel nitore di primavera non riesco a leggere finchè non mi ci pianto sotto, figuratevi ieri... Ancora mi domando come non abbia scatenato tamponamenti a catena!
Insomma, non so come ammetterlo, ho girato a vuoto attorno a Rho-Pero senza trovare la via di casa per almeno un'ora e mezza...!
Che poi a me la nebbia piace: sè stessa e il suo contrario nello stesso momento, svela e rivela, protegge ed espone, ha una natura così poetica! La nebbia, altra cosa imparata ieri, magari ti nasconde le strade e le macchine, ma ti regala, talvolta, mezze confidenze delle persone, che magari ti raccontano progetti di vita, piccole preoccupazioni, sogni.
In tutto ciò poi, accompagnato il collega ad una fermata di metro di cui ignoravo l'esistenza e ritrovata la strada per casa, mentre ero presa dal non farmi trascinare via dalla strada o dai miei pensieri, mi sono resa conto che il meglio che passasse alla radio erano i Ricchi e poveri che stralciagolavano su "Mamma Maria", sound tanto caro alle persone con difficoltà di parola ("ma-ma-ma-ma-mma-ma-ria-ma" in certi casi è un vero conforto per passare inosservati), ed è lì che ho capito la Verità, come illuminata sulla strada di Damasco: certi evergreen ti accompagnano ovunque!

lunedì 14 novembre 2011

I tarocchi di Angela - Il coach


Urla, sbraita, si accende come una miccia. Salta, sgomita, becca ammonizioni e minaccia punizioni.
Il coach è più del sesto giocatore in campo (quello mi dicono lo sia il pubblico tifoso), il coach è un faro, un mago che ha nella cartelletta appunti il suo cappello a cilindro e nel cambio di schema il suo coniglio bianco.
Stimato e temuto allo stesso tempo, i giocatori lo guardano come bambini rivolti ai genitori durante la prima recita scolastica: desiderosi di attendere alle sue aspettative e attenti a non sbagliare davanti ai suoi occhi.
E non importa che sia il più basso della compagnia, questo è anzi l'elemento chiave, simbolico del rispetto e dell'attenzione di cui gode: basta osservarlo nei time-out, quando i giocatori proprio fisicamente si inchinano alle sue parole (non è un venerando inchino, ma la necessità di arrivare là sotto a sentire cosa dice)...
Il coach sa, ben più di quanto non sapesse il prof di educazione fisica delle superiori.
Il coach aspetta, il recupero del giocatore infortunato prima o poi ci sarà.
Il coach è l'ultimo ad uscire dallo spogliatoio, raccatta scarpe (che in mano a lui sembrano scialuppe), felpe e confidenze.
Il coach guarda e sogna, e il campo diventa sterminato e lui è un grande fra i grandi.

Tantissimi potrebbero essere i numeri abbinati a questo tarocco: il 5 dei giocatori in campo, i 24 secondi di ogni azione, le 34 giornate di campionato o 3 (Laury, Angy, Nini) le sue tifose preferite...
Ma in realtà il suo non è nessuno di questi numeri, perchè lui semplicemente è... Il n. 1!

PS. La vignetta del coach anche su http://luciferocomics.blogspot.com/!

sabato 12 novembre 2011

ENVOY - Parte II

Secondo ed ultimo post dedicato al primo evento del Progetto ENVOY.
Il primo evento è finito e parlare di giornate folli definendole semplicemente esilaranti è dir poco...
1. Messa della fratellanza: qualcuno (personaggio presissimo dal far vedere che fa, sapendo benissimo che far vedere che si fa qualcosa è il modo migliore per non fare nulla) avrebbe dovuto predisporre una lettura in inglese, lasciare dei banchi liberi per le delegazioni straniere, chiedere di preparare le preghiere dei fedeli in varie lingue, organizzare l'offertorio. Non è stato fatto, e la messa della fratellanza ha rischiato di finire a lotta dura senza esclusione di colpi.
2. Deportati: diluvio improvviso, gli ospiti in visita ad un sito culturale restano bloccati dentro un vagone merci dismesso, sede di esposizioni. Li guardo da fuori e mi auguro non stiano pensando che il vagone improvvisamente parta per lasciarli in chissà quale campo, potrebbe essere il decreto di chiusura del progetto ENVOY.
3. Incidenti diplomatici: volevo solo dirle che non avrei immaginato avesse già un figlio grande, lei che sembrava così giovane, in sostanza quindi le ho detto che sembrava così giovane, che non è la stessa cosa di dire "sei così giovane"... Anche con le migliori intenzioni, rischi di far scoppiare una disputa fra Stati.
4. Economia del territorio: serate intere a tirar fino alle 3 con un gruppo di ospiti più giovani, 8 simpatici sloveni che hanno dato fondo alle scorte di tutti i bar della riviera jonica. L'ultimo giorno, fra fegato affaticato e testa intontita, non mi reggevo in piedi, ma ormai sono un mito dei ristoratori della zona!

In realtà è successo anche molto altro, ma preferisco che "gli angoli della mente diventino curve della memoria" e cerco di tenere con me solo quello che mi ha fatto ridere. Certo, sono tanti gli elementi su cui riflettere...
Il primo evento del progetto ENVOY, 5 giorni a (tentare di) parlare di buone pratiche nel settore del volontariato, è finito. Ho nuovi amici in nuovi angoli di Europa, nuovi contatti di lavoro e nuove idee in testa. Ho anche occhi un po' più nuovi, perché un meeting internazionale è come un viaggio di esperienza.
Ho nuova rabbia davanti alla disorganizzazione, all'improvvisazione, al pressapochismo.
Ho nuove perplessità davanti ad egocentrismi che rendono le persone isole infelici e amare.
Ho nuove consapevolezze davanti a vecchi doppi giochi, a reti di ipocrisie, a scansioni dalle responsabilità.
Ho una caparbietà nuova ad andare a sbattere contro i muri, prima o poi qualcuno cadrà.
Ho una nuova certezza, davanti a quanto preso e lasciato dalla vita.
Ho una nuova speranza: insistere, ché qualcosa potrebbe anche cambiare.

sabato 5 novembre 2011

ENVOY - Parte I

In 40 arrivano da mezza Europa, di ogni età, colore, religione. Non li avevo mai visti prima...
Poteva succedere di tutto, ed è successo... E mi sa che succederà ancora!
Di questo progetto ENVOY, che seguirò per un paio di giorni, potrei farvi una cronaca esilarante, ma per mancanza di tempo, vi riservo solo le parti migliori, preziose imperdibili chicche!
1. Buffet di fine convegno, per fare la parte di quella accogliente mi avvicino ad una signorona sorridendo splendida "do you like it?", con l'espressione della deficiente. Lei risponde "si", ma non mi basta per capire che è italiana, quindi proseguo con "sicilian very tipical food!" (un very, quando parli inglese, lo devi sempre inserire). Lei risponde "lo so", ma io ancora non capisco che ho davanti uno dei pochi italiani presenti in sala, per cui persevero con "well, hope you like it!". Lei risponde "grazie" e solo allora, realizzando, divento rossa.
2. Gruppetto di ospiti stanchi, loro non parlano la mia lingua e io non parlo la loro, ma cerco di farmi capire e offro la mia macchina per accompagnarli all'hotel, dimenticando di avere un vecchio pandino bianco che non so quanto ancora resisterà.
Hanno valigie pesantissime (comincio a pensare trasportassero cadaveri), che finiscono nel portabagagli posteriore. Li faccio diciamo "accomodare" in macchina, caricandoli anche di pacchi miei e ignorando completamente che avevo parcheggiato in folle in salita... Con le parole non riuscirò mai a descrivere le loro facce mentre vedono la macchina scivolare lentamente all'ingiù in retromarcia e me ferma che li guardo dal marciapiede... E non riuscirò mai a descrivere la loro espressione di sollievo appena arrivati a destinazione...

Fino a stamattina sistemavo cartellette e moduli da far firmare, temendo lamentele sul solito "italian mood" da pare della precisissima Europa civilizzata... Poi gli piazzi davanti focaccia e arancini e tutto scorre!
A domani, dal diario di bordo della nave ENVOY!

mercoledì 2 novembre 2011

Il puzzle

Una delle mie grandi passioni di bambina erano i puzzle. Grandi, colorati e complicati, rimanevo per ore a cercare l'incastro esatto per vedere l'immagine che a poco a poco si componeva davanti ai miei occhi, per lasciar scivolare la mano sul lucido del cartone semiplastificato, per scrutarne i dettagli. Ricordo che avevo una tecnica molto efficace: osservavo con attenzione l'immagine da comporre dalla copertina della scatola per cogliere ogni sfumatura di colore, poi dividevo i pezzi in lunghi e corti e cominciavo a cercare l'incastro da quelli con il colore meno presente nella foto, quindi più facili da individuare e montare. Cercavo poi di creare altri due tre nuclei di pezzi di immagine e progressivamente collegavo queste parti principali allargandole sempre di più. Ogni tanto, per spezzare una procedura talvolta monotona, assemblavo i pezzi della cornice, fino a completarlo tutto. Ho composto puzzle di 2.500-3.000 pezzi, un buon livello direi!
Adesso che sono adulta (...?) non ho più molto tempo da dedicare ai puzzle purtroppo, però vedo che quel passatempo non è stato inutile, adesso che il mio lavoro è un continuo montare puzzle, mettere insieme pezzi diversi, cercare l'incastro, conciliare... E alla fine ricostruire il quadro!
Bene, tutto bello, si... Tranne quando ti accorgi, come me in questo momento, che manca sempre qualche pezzo!