Urla, sbraita, si accende come una miccia. Salta, sgomita, becca ammonizioni e minaccia punizioni.
Il coach è più del sesto giocatore in campo (quello mi dicono lo sia il pubblico tifoso), il coach è un faro, un mago che ha nella cartelletta appunti il suo cappello a cilindro e nel cambio di schema il suo coniglio bianco.
Stimato e temuto allo stesso tempo, i giocatori lo guardano come bambini rivolti ai genitori durante la prima recita scolastica: desiderosi di attendere alle sue aspettative e attenti a non sbagliare davanti ai suoi occhi.
E non importa che sia il più basso della compagnia, questo è anzi l'elemento chiave, simbolico del rispetto e dell'attenzione di cui gode: basta osservarlo nei time-out, quando i giocatori proprio fisicamente si inchinano alle sue parole (non è un venerando inchino, ma la necessità di arrivare là sotto a sentire cosa dice)...
Il coach sa, ben più di quanto non sapesse il prof di educazione fisica delle superiori.
Il coach aspetta, il recupero del giocatore infortunato prima o poi ci sarà.
Il coach è l'ultimo ad uscire dallo spogliatoio, raccatta scarpe (che in mano a lui sembrano scialuppe), felpe e confidenze.
Il coach guarda e sogna, e il campo diventa sterminato e lui è un grande fra i grandi.
Tantissimi potrebbero essere i numeri abbinati a questo tarocco: il 5 dei giocatori in campo, i 24 secondi di ogni azione, le 34 giornate di campionato o 3 (Laury, Angy, Nini) le sue tifose preferite...
Ma in realtà il suo non è nessuno di questi numeri, perchè lui semplicemente è... Il n. 1!
PS. La vignetta del coach anche su http://luciferocomics.blogspot.com/!
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