Troppo spesso ormai chi lavora in ambito culturale dimentica un dettaglio fondamentale: qualunque sia il suo ruolo, la sua provenienza, la sua missione, dovrebbe pensare che lavora a servizio di qualcuno, lavora a beneficio di un'esperienza culturale che 1, 100 o 1.000 persone hanno diritto a vivere nel migliore dei modi, anche se si trattasse di un servizio gratuito.
L'idea di servizio, in certi ambiti, in realtà non ci appartiene: ne sono l'esempio palese certe aziende dei trasporti che quando i loro mezzi sono in ritardo, piuttosto che scusarsi per i disagi, cercano ogni escamotage per risparmiare sui rimborsi o addirittura sul semplice buono-pasto che scatta superato un certo numero di ore di ritardo.
Nei lavori della cultura, però, l'assenza di spirito di servizio al partecipante, che sia una mostra, un concerto, o anche solo l'acquisto di un libro, in certi casi è davvero lampante.
Una mia amica ad esempio è stata protagonista di un episodio per me pazzesco: biglietti omaggio per una famosa mostra in corso a Milano, nonostante questo ore di fila; bambini curiosi di vedere i quadri di un famoso pittore, ore di fila; gruppetto partito appositamente da Biella per dedicare una domenica alla cultura, ore di fila; programmi saltati, per colpa di queste ore di fila, impossibilità di accedere, per ore di fila... E potrei continuare.
Cosa ha fatto, secondo voi, la gloriosa istituzione? Ha rigirato l'omaggio su un'altra data? Ha offerto un intrattenimento adatto ai bambini per non farli stancare? Si è scusata? No!
La gloriosa istituzione si è lasciata rappresentare dalla guardia giurata in turno che ha approfittato della divisa indossata per trattare male e deridere pubblicamente i bambini che avevano osato chiedere quanto ancora sarebbe durata la fila! Per fortuna non c'è neanche bisogno di dire con chi hanno immediatamente solidarizzato gli altri presenti in fila, in particolar modo gli stranieri...
E' un episodio terribile, che racchiude tutto quello che non dovrebbe trovarsi nelle attività di un ente culturale: ha la maleducazione, la tracotanza, la mancanza di rispetto; ha l'assenza di riguardo verso bambini, adulti, italiani, stranieri. Ha una visione miope del pubblico come cliente al quale chiedere fino all'ultimo centesimo e non offrire altro che emozioni standardizzate. Ha l'incapacità di reinventarsi un problema (lunghe file all'accesso) trasformandolo in opportunità (area giochi? servizi didattici? servizi di ristoro? biblioteca temporanea?), ma soprattutto ha la vanesia e la superbia di chi vuole vedere solo i titoli sui giornali inneggiare alle lunghe code di attesa, come se l'emozione che ti da la partecipazione ad un'attività culturale si potesse misurare nei metri della fila alla porta o nella noiosità dei tempi di attesa.
Ci sono soggetti, enti, gruppi, che si specchiano nelle facce dei loro interlocutori, interpretandone bisogni e istanze, anticipandone i desideri, ricevendo la loro attenzione in cambio della quale regalano loro il proprio riguardo.
Altri soggetti, invece, sono appena stupidamente capaci di specchiarsi solo in sè stessi.
Benvenuti!
13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!
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giovedì 29 novembre 2012
lunedì 29 ottobre 2012
Miss Italia
Ieri ho partecipato al concorso per Miss Italia, e ci tengo a precisare che, pur essendo la più anziana, non ero la più brutta!
Ovviamente non era un concorso di bellezza, ma ci siamo andati vicino.
Un'associazione bandiva una selezione per figure professionali simili alla mia, cercavano esperti di comunicazione in beni culturali, promotori, organizzatori eventi, responsabili di attività didattiche, curatori e altro simile (l'altro simile potete aggiungerlo voi: qualunque figura in ambito culturale vi venga in mente ma non sapreste definire con meno di dodici parole va bene).
Con un'amica decidiamo di andare a vedere di che si tratta e partecipiamo entrambe alla selezione.
Inizialmente più che una selezione sembrava una corsa ad ostacoli: non potevi essere ammesso alla selezione se non eri presente all'evento del giorno prima (e poi stai giornate intere a sbattere la testa su come garantirti una sala piena ai convegni: basta legare la conferenza ad un concorso di lavoro e si fiondano in mille!); non potevi partecipare se non lasciavi il curriculum corredato di lettera motivazionale, nel senso che la lettera era obbligatoria (e la mia era di una comicità sopra le righe che confido nel senso dell'umorismo di chi la leggerà); si poteva inoltre portare un portfolio non meglio specificato. Anzi, così poco specificato, che gli si attribuivano, in valutazione, fino a 50 punti su 100, ma si poteva anche non portare. Da ultimo, 70 punti su 100 erano attribuiti in base all'esperienza, ma si cercavano persone alle prime armi...
Più confuse che persuase, la mia amica e io, dopo un paio d'ore per realizzare i nostri portfolio (il suo è bellissimo, il mio rimette in discussione le più basilari regole della grafica) ci lanciamo nell'avventura.
Primo giorno, convegno con interventi sul tema della promozione e management culturale: argomenti triti e ritriti, ma tutto sommato sempre interessante.
Secondo giorno, la fatidica selezione. Siamo tanti, tantissimi. Una massa inattesa per gli organizzatori che, invece di dividerci in gruppi per colloqui brevi ma sensati, invece di rimandarci ad un colloquio dopo la scrematura dei curriculum, invece di fare notte pur di ascoltarci tutti, con un guizzo di genio, un lampo da strateghi cosa decidono? Di farci presentare dicendo nome, cognome, età e ruolo per cui ci si candida, insomma, la presentazione delle miss ad inizio manifestazione!
Uno alla volta sfiliamo verso il microfono, avviando la processione con tutti i cliché del caso: i più furbetti preso in mano il microfono non lo mollano più e raccontano di tutto: studi, esperienze, formazione, capacità, raccontando di lavori così belli e invidiati che tutti ci siamo domandati "e allora che ci fai qua?"; le più carine si presentano con sguardo languido e rivolgendosi solo agli uomini della commissione valutatrice, i timidi balbettano, gli artistoidi parlano in maniera difficile, i pratici e i disillusi come me e la mia amica dicono esattamente solo quello che viene richiesto e tornano al posto.
Ora io non lo so se in quei 72 secondi sono riuscita a catturare l'attenzione, a rendermi interessante agli occhi della commissione, però... Non lo dico per giustificarmi, ma se mi avessero avvertito per tempo, da brava miss avrei detto che sono per la pace nel mondo e avrei sicuramente attirato consensi!
Ovviamente non era un concorso di bellezza, ma ci siamo andati vicino.
Un'associazione bandiva una selezione per figure professionali simili alla mia, cercavano esperti di comunicazione in beni culturali, promotori, organizzatori eventi, responsabili di attività didattiche, curatori e altro simile (l'altro simile potete aggiungerlo voi: qualunque figura in ambito culturale vi venga in mente ma non sapreste definire con meno di dodici parole va bene).
Con un'amica decidiamo di andare a vedere di che si tratta e partecipiamo entrambe alla selezione.
Inizialmente più che una selezione sembrava una corsa ad ostacoli: non potevi essere ammesso alla selezione se non eri presente all'evento del giorno prima (e poi stai giornate intere a sbattere la testa su come garantirti una sala piena ai convegni: basta legare la conferenza ad un concorso di lavoro e si fiondano in mille!); non potevi partecipare se non lasciavi il curriculum corredato di lettera motivazionale, nel senso che la lettera era obbligatoria (e la mia era di una comicità sopra le righe che confido nel senso dell'umorismo di chi la leggerà); si poteva inoltre portare un portfolio non meglio specificato. Anzi, così poco specificato, che gli si attribuivano, in valutazione, fino a 50 punti su 100, ma si poteva anche non portare. Da ultimo, 70 punti su 100 erano attribuiti in base all'esperienza, ma si cercavano persone alle prime armi...
Più confuse che persuase, la mia amica e io, dopo un paio d'ore per realizzare i nostri portfolio (il suo è bellissimo, il mio rimette in discussione le più basilari regole della grafica) ci lanciamo nell'avventura.
Primo giorno, convegno con interventi sul tema della promozione e management culturale: argomenti triti e ritriti, ma tutto sommato sempre interessante.
Secondo giorno, la fatidica selezione. Siamo tanti, tantissimi. Una massa inattesa per gli organizzatori che, invece di dividerci in gruppi per colloqui brevi ma sensati, invece di rimandarci ad un colloquio dopo la scrematura dei curriculum, invece di fare notte pur di ascoltarci tutti, con un guizzo di genio, un lampo da strateghi cosa decidono? Di farci presentare dicendo nome, cognome, età e ruolo per cui ci si candida, insomma, la presentazione delle miss ad inizio manifestazione!
Uno alla volta sfiliamo verso il microfono, avviando la processione con tutti i cliché del caso: i più furbetti preso in mano il microfono non lo mollano più e raccontano di tutto: studi, esperienze, formazione, capacità, raccontando di lavori così belli e invidiati che tutti ci siamo domandati "e allora che ci fai qua?"; le più carine si presentano con sguardo languido e rivolgendosi solo agli uomini della commissione valutatrice, i timidi balbettano, gli artistoidi parlano in maniera difficile, i pratici e i disillusi come me e la mia amica dicono esattamente solo quello che viene richiesto e tornano al posto.
Ora io non lo so se in quei 72 secondi sono riuscita a catturare l'attenzione, a rendermi interessante agli occhi della commissione, però... Non lo dico per giustificarmi, ma se mi avessero avvertito per tempo, da brava miss avrei detto che sono per la pace nel mondo e avrei sicuramente attirato consensi!
sabato 17 settembre 2011
Ma tu che lavoro fai? - Parte IV
Sala: allestimento, più relatori che poltrone (meno male!), più sedie che pubblico (panico!), monitor, microfoni, fiori si, fiori no, tavoli si, tovaglie no, tovaglie si. Relatori: tutti dentro, tutti fuori, uomini che fanno le primedonne, donne che sono tesori, se lui si allora io si, se lui no allora io no, se lui no allora io si, chiamare, mail, persa mail, richiamare, indirizzo sbagliato, indirizzo esatto, arrivo in compagnia, ma io non posso parlare?, e di me non si parla!, e qui si straparla!, e i saluti delle autorità, e che non lo facciamo parlare?. Inviti: cartaceo, online, logo si, logo no, ma come ho potuto dimenticarlo!, bicchierino si, bicchierino no, bicchierino si, nome in grassetto, orario in minuscolo, titolo in corsivo, con la firma, senza la firma, con i nomi, in rappresentanza, e io per ultimo e lui per primo, l'avevo spedito, è scomparso, me l'avete mandato tre volte, la ragazza dorme, non è mai arrivato, arriviamo in cinque, non mando nessuno, non mi interessa, mi interessa ma non posso, mi interessa ma fa caldo, mi interessa e mi interesserà, non ho la macchina, prendo il bus, cerco passaggi, offro depistaggi. Stampa: mensile ormai no, settimanale ormai no, quotidiano? Potremmo, web certamente, indirizzi, redazione, con la foto, senza la foto, ma quale foto, si vede solo la tua, no semmai si vede la tua, cartella stampa troppo pesante, troppo leggera, comunicato, scomunicata, conferenza si, conferenza no, referenza sempre, deferenza forse. Cartelline: mezze piene, mezze vuote, con la piega, con la fustellatura, a colori, solo il logo, con la tasca, elenchi, fotocopie, meglio di si, meglio di no, meglio di più, con le penne, senza matite e senza gomme, di più, di meno, a colori. Sponsor: si certo, ma quando mai, sponsor tecnico, sponsor tecnicissimo, mezzo a me e mezzo a te, no a me mille, non facciamo troppo gli spiritosi, però richiamalo, però ricordaglielo, però adesso mollalo. Ospiti: e dove li mettiamo, e dove li portiamo, capiranno?, ci vuole l'interprete, uh quanto costa l'interprete!, non partecipano, partecipano, partiamo tutti, non parte nessuno, il sito web costa quanto google, sarebbe bello avere più budget, i soldi ci sono ma spendiamoli bene, consulente, consulente, con su lente... Buffet: se magna, e che se magna, si ma alle due se ne devono andare, controlliamo, sarà buono?, Mi pare adeguato, vengo solo per mangiare, apparecchia tavola, sparecchia tavola, bevi e ridi chè è finita!
Tutto qua (...). Un altro importante tassello alla scoperta del mio lavoro: organizzare eventi, che ambiscono ad essere culturali. Finchè si organizza, infatti, è solo ambizione. Se sono davvero "culturali" lo capirò solo ascoltando i contenuti.
Tutto qua (...). Un altro importante tassello alla scoperta del mio lavoro: organizzare eventi, che ambiscono ad essere culturali. Finchè si organizza, infatti, è solo ambizione. Se sono davvero "culturali" lo capirò solo ascoltando i contenuti.
giovedì 8 settembre 2011
Change di sedia
Riunione con persone mai incontrate prima, si deve organizzare una giornata di dibattito su più tematiche. So che lavorerò sulla tematica cultura con altri, ma non so chi, dei tanti che ho intorno.
Ad un certo punto mi accorgo che la ragazza di fronte a me cerca di attirare la mia attenzione, vuol dirmi qualcosa, ma sono troppo... - cecata, mi verrebbe da dire, e cecata dico - da leggere il labiale. Avrà pensato "questa dorme", si alza, mi viene incontro e mi dice, con un sorriso bellissimo: "sei seduta vicino al mio collega di tematica, facciamo un change di sedia, chè devo parlare con lui?".
Se prima non la vedevo, ora non la capisco. "Cosa dobbiamo fare!?", chiedo con naso arricciato, occhi strizzati e mano con movimento ad uncino alla Totò. "Un change di sedia!", pollice e indice nel segno dello scambio la aiutano ad esprimersi, o meglio, aiutano me a capire. "Ah, va bene", mi alzo e mi sposto.
Mentre giro intorno al tavolo grande, lungo e serissimo penso che quello è il mio primo change-di-sedia di tutta una vita. Come tutti, ho fatto cambi di posto innumerevoli volte, ma un change-di-sedia no, mai.
Un change di sedia.
Ma dico, stiamo scherzando!? Ma che bisogno c'è!?
E va bene "network" al posto di "rete", perchè fa più professionale, "management" al posto di "gestione" perchè fa più impegnato, "coffee break" al posto di "merenda" perchè fa meno scolastico (anche se "merenda" evoca il mondo fantastico delle scuole elementari), ma "change-di-sedia" perchè? Perchè questa inutile forzatura e violenza alla nostra lingua bellissima?
Già gli inglesi lamentano che noi italiani usiamo troppe parole, espressioni troppo ricche ed articolate, sinonimi e locuzioni di esempio, se sapessero che ci mettiamo pure ad importare senza freni le loro parole anche quando non necessarie...! Va bene l'evoluzione idiomatica, va bene che se non conosci l'inglese sei tagliato fuori dalle comunicazioni globali, ma con questi eccessi a sproposito rischiamo solo di macchiare di inchiostro da Union Jack la lingua più poetica al mondo!
Che poi questa in realtà è solo la conseguenza di un certo modo di pensare: in certi ambienti sono convinti, ma convinti proprio, che calare qualche parola inglese all'interno di un discorso qualsiasi basti per dare di sè un'immagine professionale o a rendere più interessante il discorso serio...
Il settore della cultura, in Italia, è pieno di project, brainstorming, fundraiser, planning, see-you, strategy... Che se vera cultura fosse, con un piccolo sforzo saprebbero trovare le corrispondenti parole in italiano corretto!
Mea culpa (latino - inglese: 1-0!): ogni tanto un colpo di management scappa anche a me, e in quei momenti non mi sento nè più interessante nè più professionale, semplicemente più... ridicola!
Ad un certo punto mi accorgo che la ragazza di fronte a me cerca di attirare la mia attenzione, vuol dirmi qualcosa, ma sono troppo... - cecata, mi verrebbe da dire, e cecata dico - da leggere il labiale. Avrà pensato "questa dorme", si alza, mi viene incontro e mi dice, con un sorriso bellissimo: "sei seduta vicino al mio collega di tematica, facciamo un change di sedia, chè devo parlare con lui?".
Se prima non la vedevo, ora non la capisco. "Cosa dobbiamo fare!?", chiedo con naso arricciato, occhi strizzati e mano con movimento ad uncino alla Totò. "Un change di sedia!", pollice e indice nel segno dello scambio la aiutano ad esprimersi, o meglio, aiutano me a capire. "Ah, va bene", mi alzo e mi sposto.
Mentre giro intorno al tavolo grande, lungo e serissimo penso che quello è il mio primo change-di-sedia di tutta una vita. Come tutti, ho fatto cambi di posto innumerevoli volte, ma un change-di-sedia no, mai.
Un change di sedia.
Ma dico, stiamo scherzando!? Ma che bisogno c'è!?
E va bene "network" al posto di "rete", perchè fa più professionale, "management" al posto di "gestione" perchè fa più impegnato, "coffee break" al posto di "merenda" perchè fa meno scolastico (anche se "merenda" evoca il mondo fantastico delle scuole elementari), ma "change-di-sedia" perchè? Perchè questa inutile forzatura e violenza alla nostra lingua bellissima?
Già gli inglesi lamentano che noi italiani usiamo troppe parole, espressioni troppo ricche ed articolate, sinonimi e locuzioni di esempio, se sapessero che ci mettiamo pure ad importare senza freni le loro parole anche quando non necessarie...! Va bene l'evoluzione idiomatica, va bene che se non conosci l'inglese sei tagliato fuori dalle comunicazioni globali, ma con questi eccessi a sproposito rischiamo solo di macchiare di inchiostro da Union Jack la lingua più poetica al mondo!
Che poi questa in realtà è solo la conseguenza di un certo modo di pensare: in certi ambienti sono convinti, ma convinti proprio, che calare qualche parola inglese all'interno di un discorso qualsiasi basti per dare di sè un'immagine professionale o a rendere più interessante il discorso serio...
Il settore della cultura, in Italia, è pieno di project, brainstorming, fundraiser, planning, see-you, strategy... Che se vera cultura fosse, con un piccolo sforzo saprebbero trovare le corrispondenti parole in italiano corretto!
Mea culpa (latino - inglese: 1-0!): ogni tanto un colpo di management scappa anche a me, e in quei momenti non mi sento nè più interessante nè più professionale, semplicemente più... ridicola!
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martedì 9 agosto 2011
Per lavoro ad agosto
Per lavoro ad agosto si cercano sponsor (e magari qualcuno, per sfinimento, qualcosa sgancia)!
Si seguono bandi e si propongono progetti, si organizzano eventi e si preparano associazioni.
Per lavoro ad agosto si partecipa ad incontri e riunioni e si sorride, anche senza voglia.
Si riordinano lentamente tutte quelle cataste informi di documenti che contengono mondi paralleli (bilanci, conti, contratti, biglietti di concerti, ricette, disegni dei figli dei colleghi, quel file tanto cercato ma che ormai non serve più... Mancano solo fogli unti fra due fette di mortadella e poi c'è tutto)!
Per lavoro ad agosto non si guardano le foto degli amici al mare, altrimenti diventa "valle-di-lacrime-ad-agosto", e si finge siano ognuno dietro una scrivania. Si può però pensare a quando ci si troverà in ferie a settembre... Non conviene, per lavoro ad agosto, neanche pensare al fresco della montagna, no non conviene, con 36 gradi in città.
Ricordarsi, per lavoro ad agosto, quant'è bella la città quasi vuota, che finalmente si può camminare senza fretta, girare per viuzze e negozi senza ressa, scoprire nuovi locali da ripassarci in autunno.
Si solidarizza ancor di più con chi il lavoro lo sta cercando, perché - sia gennaio, agosto o novembre - lavorare è sempre un onorevole diritto ma di questi tempi, purtroppo, diventa spesso un privilegio.
Per lavoro ad agosto si cerca qualche corso da seguire a settembre, perché per lavorare non bisogna smettere di studiare.
Per lavoro ad agosto si cerca di fare le cose più carine del proprio lavoro, perché ok, bella la città, la tranquillità e le vacanze che arriveranno, ma la verità è che... Voglia di lavorare non ce n'è proprio!
Si seguono bandi e si propongono progetti, si organizzano eventi e si preparano associazioni.
Per lavoro ad agosto si partecipa ad incontri e riunioni e si sorride, anche senza voglia.
Si riordinano lentamente tutte quelle cataste informi di documenti che contengono mondi paralleli (bilanci, conti, contratti, biglietti di concerti, ricette, disegni dei figli dei colleghi, quel file tanto cercato ma che ormai non serve più... Mancano solo fogli unti fra due fette di mortadella e poi c'è tutto)!
Per lavoro ad agosto non si guardano le foto degli amici al mare, altrimenti diventa "valle-di-lacrime-ad-agosto", e si finge siano ognuno dietro una scrivania. Si può però pensare a quando ci si troverà in ferie a settembre... Non conviene, per lavoro ad agosto, neanche pensare al fresco della montagna, no non conviene, con 36 gradi in città.
Ricordarsi, per lavoro ad agosto, quant'è bella la città quasi vuota, che finalmente si può camminare senza fretta, girare per viuzze e negozi senza ressa, scoprire nuovi locali da ripassarci in autunno.
Si solidarizza ancor di più con chi il lavoro lo sta cercando, perché - sia gennaio, agosto o novembre - lavorare è sempre un onorevole diritto ma di questi tempi, purtroppo, diventa spesso un privilegio.
Per lavoro ad agosto si cerca qualche corso da seguire a settembre, perché per lavorare non bisogna smettere di studiare.
Per lavoro ad agosto si cerca di fare le cose più carine del proprio lavoro, perché ok, bella la città, la tranquillità e le vacanze che arriveranno, ma la verità è che... Voglia di lavorare non ce n'è proprio!
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giovedì 16 giugno 2011
Quasi un circo
La sveglia, caffè, macchina, altre macchine in coda, confusione, rotonde con mille uscite non segnalate, ritardo su ritardo, due uomini in strada che si prendono a calci e pugni per una richiesta di informazioni, la fiera, un'afa impropria.
Cultura nei capannoni, cultura comunque ben fatta, partecipazione.
Sorprese, amici vecchi di cinquant'anni, compagne di scuola di una vita fa, coca-cola ghiaccio limone, caffè, caffè, caffè.
Riunione con: Chiusura e incapacità, Prudenza e solarità, Ascolto, Precisione e critica, Pazienza tanta pazienza, Disinvoltura, padronanza, boss.
Macchina, altre macchine in coda, sole forse al tramonto, strada libera, città, sorriso.
Bicicletta, relax, tg.
Piatti, pc, silenzio, stop.
Cultura nei capannoni, cultura comunque ben fatta, partecipazione.
Sorprese, amici vecchi di cinquant'anni, compagne di scuola di una vita fa, coca-cola ghiaccio limone, caffè, caffè, caffè.
Riunione con: Chiusura e incapacità, Prudenza e solarità, Ascolto, Precisione e critica, Pazienza tanta pazienza, Disinvoltura, padronanza, boss.
Macchina, altre macchine in coda, sole forse al tramonto, strada libera, città, sorriso.
Bicicletta, relax, tg.
Piatti, pc, silenzio, stop.
venerdì 11 marzo 2011
Curriculum n. 14
Il curriculum n. 14 è appena partito, ed insegue un sogno...
L'ho mandato ad uno studio di progettazione che si occupa di grandi eventi in cui si fondono arte e tecnologia multimediale: realizzano dei lavori bellissimi per la loro originalità, ogni visita è una vera esperienza.
Il curriculum insegue il sogno e la ragione mostra preciso e dettagliato il percorso che tiene lontano il curriculum dal sogno:
1) Nel sito web di questo studio non si trova accenno alcuno a possibilità di collaborazioni;
2) Se ci fossero possibilità di collaborazioni, possibilmente, cercherebbero architetti, light designer (povero Edison, chi glielo doveva dire che saremmo arrivati a tanto con le definizioni astruse...!?), web designer;
3) Io non sono nè architetto (e questo ormai è chiaro ai più...), nè light designer (...per fortuna...) nè web designer (...e pazienza!), ma una povera ignorantona del digitale, che per capire il funzionamento del programma del blog ci ha messo tre giorni (e qualcosa ancora mi sfugge).
4) Anche senza cercare collaborazioni, essendo molto "cool" come gruppo, saranno subissati da proposte di cv, figurati se guardano la laureata in lettere... antiche, peraltro!
Quattro argomentazioni e la ragione ha la meglio, il sogno dovrebbe evaporare... Dovrebbe, ma non lo fa...
Tutti gli aforismi, tutte le frasi più belle, i pensieri sull'importanza dei sogni sono stati già espressi.
Tutti i consigli più seri, gli esempi più tragici sull'importanza di tenere i piedi ben a terra mi sono già stati forniti.
Perciò me ne sto traquilla, continuo ad inviare cv... E intanto aspetto che il curriculum n. 14 raggiunga il suo sogno!
L'ho mandato ad uno studio di progettazione che si occupa di grandi eventi in cui si fondono arte e tecnologia multimediale: realizzano dei lavori bellissimi per la loro originalità, ogni visita è una vera esperienza.
Il curriculum insegue il sogno e la ragione mostra preciso e dettagliato il percorso che tiene lontano il curriculum dal sogno:
1) Nel sito web di questo studio non si trova accenno alcuno a possibilità di collaborazioni;
2) Se ci fossero possibilità di collaborazioni, possibilmente, cercherebbero architetti, light designer (povero Edison, chi glielo doveva dire che saremmo arrivati a tanto con le definizioni astruse...!?), web designer;
3) Io non sono nè architetto (e questo ormai è chiaro ai più...), nè light designer (...per fortuna...) nè web designer (...e pazienza!), ma una povera ignorantona del digitale, che per capire il funzionamento del programma del blog ci ha messo tre giorni (e qualcosa ancora mi sfugge).
4) Anche senza cercare collaborazioni, essendo molto "cool" come gruppo, saranno subissati da proposte di cv, figurati se guardano la laureata in lettere... antiche, peraltro!
Quattro argomentazioni e la ragione ha la meglio, il sogno dovrebbe evaporare... Dovrebbe, ma non lo fa...
Tutti gli aforismi, tutte le frasi più belle, i pensieri sull'importanza dei sogni sono stati già espressi.
Tutti i consigli più seri, gli esempi più tragici sull'importanza di tenere i piedi ben a terra mi sono già stati forniti.
Perciò me ne sto traquilla, continuo ad inviare cv... E intanto aspetto che il curriculum n. 14 raggiunga il suo sogno!
venerdì 25 febbraio 2011
Curriculum n. 9
Un po' in ritardo, ma arrivano anche le informazioni sul Curriculum n. 9... Non se ne salta neanche uno!
Il Curriculum n. 9 è partito lunedì, ma ancora di lui non se ne sa nulla... Come Volevasi Dimostrare.
CVD, perchè l'ho inviato rispondendo ad una offerta di lavoro di una società di collocamento professionale su internet (lo so che si dice "job placement", che la versione inglese è più professionale e fa tanto moderno, ma io devo far capire anche a mia zia quando scrivo, quindi...).
Non so voi, ma io guardo con un po' di sospetto a queste società, anche le più note e rispettabili.
E non è per il gene siciliano, sempre un po' guardingo per sua natura, no: ho le mie buone ragioni.
Il punto è che ho sempre la sensazione di essere semplicemente un numero nel loro database, di essere lì solo per far massa (da noi si dice "cartazza") da far vedere alle aziende loro potenziali clienti, ma niente di più.
Da dove viene questa sensazione? Da episodi e situazioni che meritano un racconto o, almeno, una citazione.
In tutto sono iscritta a tre, forse quattro, cosiddette agenzie interinali.
Dalla prima di queste agenzie cui mi sono iscritta anni e anni fa, aggiornando sempre il cv, aggiungendo dettagli, segnalazioni, ecc., non ho mai ricevuto nessuna offerta di lavoro concreta nè risposta agli annunci cui mi ero candidata. Dopo i primi due anni di silenzio ho cominciato a pensare di essere totalmente fuori dal mercato del lavoro... E a 26/27 anni non è una bella sensazione, credetemi!
Alla seconda agenzia mi sono iscritta da poco, con l'account base, quindi gratuito. Neanche un'ora dopo l'iscrizione hanno iniziato a tempestarmi di mail in cui mi si fanno notare i vantaggi dell'iscrizione premium, cioè a pagamento, quanta visibilità in più avrei, ecc. E con tecniche subdole! Mi arrivano mail con oggetto "Angela, un Head Hunter ti cerca": la prima volta che, tutta baldanzosa e speranzosa, sono andata a leggere la mail... Che brutta delusione! La frase completa era "Angela, un Head Hunter ti cerca, sta a te trovarlo con l'iscrizione premium" o una cosa simile! A parte il fatto che se dicessi a mio padre che un "Cacciatore-di-teste" mi cerca lui ne sarebbe molto preoccupato, ma dico? Vi pare modo di illudere una povera Cacciatrice-di-lavoro!? Ovviamente, da parte di quest'altra società, nessuna segnalazione.
L'ultima a cui mi sono iscritta per rispondere all'annuncio del curriculum n. 9 (per dovere di cronaca, cercavano un organizzatore eventi) è favolosa: per iscriversi basta inviare il cv all'annuncio; bene, lo invio e mi arriva la mail di conferma di ricezione del cv e suo smistamento a chi di dovere. Nello stesso momento mi appare una finestra che mi chiede se voglio inviare una lettera d'accompagnamento. E me lo chiedi dopo? Che accompagnamento può mai essere, se la invio dopo a parte? Ci sono rimasta malissimo! Io l'ho inviata, ma ci ho messo mezz'ora per redigerla e mi domando quindi: tu, selezionatore, o meglio ancora tu, responsabile delle risorse umane, ma lo trovi un gesto responsabile far perdere mezz'ora ad una risorsa umana per scrivere una lettera che non leggerai perchè ti arriverà (forse) dopo aver letto il cv!? Mah!
Con tutte le difficoltà che ho poi io a scrivere la lettera di presentazione, mostrarne così la scarsa utilità non è bello... Ne ho ancora 95 da scrivere!
Adesso ditemi, non ho le mie ragioni ad essere perplessa?
...
Questo post un giorno, chissà, magari anche a breve, potrebbe essere letto da un selezionatore, un head hunter o un responsabile delle risorse umane... Siate ironici! Cerco lavoro, si fa per scherzare!
Il Curriculum n. 9 è partito lunedì, ma ancora di lui non se ne sa nulla... Come Volevasi Dimostrare.
CVD, perchè l'ho inviato rispondendo ad una offerta di lavoro di una società di collocamento professionale su internet (lo so che si dice "job placement", che la versione inglese è più professionale e fa tanto moderno, ma io devo far capire anche a mia zia quando scrivo, quindi...).
Non so voi, ma io guardo con un po' di sospetto a queste società, anche le più note e rispettabili.
E non è per il gene siciliano, sempre un po' guardingo per sua natura, no: ho le mie buone ragioni.
Il punto è che ho sempre la sensazione di essere semplicemente un numero nel loro database, di essere lì solo per far massa (da noi si dice "cartazza") da far vedere alle aziende loro potenziali clienti, ma niente di più.
Da dove viene questa sensazione? Da episodi e situazioni che meritano un racconto o, almeno, una citazione.
In tutto sono iscritta a tre, forse quattro, cosiddette agenzie interinali.
Dalla prima di queste agenzie cui mi sono iscritta anni e anni fa, aggiornando sempre il cv, aggiungendo dettagli, segnalazioni, ecc., non ho mai ricevuto nessuna offerta di lavoro concreta nè risposta agli annunci cui mi ero candidata. Dopo i primi due anni di silenzio ho cominciato a pensare di essere totalmente fuori dal mercato del lavoro... E a 26/27 anni non è una bella sensazione, credetemi!
Alla seconda agenzia mi sono iscritta da poco, con l'account base, quindi gratuito. Neanche un'ora dopo l'iscrizione hanno iniziato a tempestarmi di mail in cui mi si fanno notare i vantaggi dell'iscrizione premium, cioè a pagamento, quanta visibilità in più avrei, ecc. E con tecniche subdole! Mi arrivano mail con oggetto "Angela, un Head Hunter ti cerca": la prima volta che, tutta baldanzosa e speranzosa, sono andata a leggere la mail... Che brutta delusione! La frase completa era "Angela, un Head Hunter ti cerca, sta a te trovarlo con l'iscrizione premium" o una cosa simile! A parte il fatto che se dicessi a mio padre che un "Cacciatore-di-teste" mi cerca lui ne sarebbe molto preoccupato, ma dico? Vi pare modo di illudere una povera Cacciatrice-di-lavoro!? Ovviamente, da parte di quest'altra società, nessuna segnalazione.
L'ultima a cui mi sono iscritta per rispondere all'annuncio del curriculum n. 9 (per dovere di cronaca, cercavano un organizzatore eventi) è favolosa: per iscriversi basta inviare il cv all'annuncio; bene, lo invio e mi arriva la mail di conferma di ricezione del cv e suo smistamento a chi di dovere. Nello stesso momento mi appare una finestra che mi chiede se voglio inviare una lettera d'accompagnamento. E me lo chiedi dopo? Che accompagnamento può mai essere, se la invio dopo a parte? Ci sono rimasta malissimo! Io l'ho inviata, ma ci ho messo mezz'ora per redigerla e mi domando quindi: tu, selezionatore, o meglio ancora tu, responsabile delle risorse umane, ma lo trovi un gesto responsabile far perdere mezz'ora ad una risorsa umana per scrivere una lettera che non leggerai perchè ti arriverà (forse) dopo aver letto il cv!? Mah!
Con tutte le difficoltà che ho poi io a scrivere la lettera di presentazione, mostrarne così la scarsa utilità non è bello... Ne ho ancora 95 da scrivere!
Adesso ditemi, non ho le mie ragioni ad essere perplessa?
...
Questo post un giorno, chissà, magari anche a breve, potrebbe essere letto da un selezionatore, un head hunter o un responsabile delle risorse umane... Siate ironici! Cerco lavoro, si fa per scherzare!
venerdì 18 febbraio 2011
Curriculum n. 8
Loro organizzano eventi culturali, si occupano di marketing territoriale, promuovono lo sviluppo sostenibile.
Io organizzo eventi culturali, mi occupo di marketing territoriale, promuovo lo sviluppo sostenibile.
Loro si presentano come dinamici, giovani, alternativi.
Io mi presento come dinamica, giovane, alternativa.
Loro cercano una persona brillante, responsabile, capace, con una certa esperienza professionale e tanta voglia di imparare.
Io penso di essere una persona brillante, responsabile, capace, con una certa esperienza professionale e tanta voglia di imparare.
Loro vogliono fissare un colloquio per conoscermi al più presto.
Io voglio fissare un colloquio per conoscerli al più presto.
Loro offrono uno stage di tre mesi a tempo pieno totalmente gratuito e senza rimborso spese, con disponibilità anche il sabato.
Io... Io no, non posso proprio accettare.
Questa è la storia breve, intensa e amara del Curriculum n. 8. E di chissà quanti altri ancora (miei e vostri).
Io organizzo eventi culturali, mi occupo di marketing territoriale, promuovo lo sviluppo sostenibile.
Loro si presentano come dinamici, giovani, alternativi.
Io mi presento come dinamica, giovane, alternativa.
Loro cercano una persona brillante, responsabile, capace, con una certa esperienza professionale e tanta voglia di imparare.
Io penso di essere una persona brillante, responsabile, capace, con una certa esperienza professionale e tanta voglia di imparare.
Loro vogliono fissare un colloquio per conoscermi al più presto.
Io voglio fissare un colloquio per conoscerli al più presto.
Loro offrono uno stage di tre mesi a tempo pieno totalmente gratuito e senza rimborso spese, con disponibilità anche il sabato.
Io... Io no, non posso proprio accettare.
Questa è la storia breve, intensa e amara del Curriculum n. 8. E di chissà quanti altri ancora (miei e vostri).
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