Benvenuti!
13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!
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venerdì 18 maggio 2012
Alla siciliana!
Ci sono riunioni infinite, riunioni inutili, riunioni dispersive...
Proprio oggi il "Corriere della Sera" parlava della lunghezza (o lungaggine...?) delle riunioni di lavoro italiane di molto maggiore rispetto alla media europea, indagine che dimostra che ci piace parlare, parlarci addosso, mostrare di essere i più bravi...
Ci sono riunioni tese, in cui si dice tutto e si risolve poco e (rare) riunioni utili, in cui si dice poco ma si risolve molto.
Durante le riunioni spesso cala un velo di formalità, anche fra colleghi che stanno sempre insieme, mistero!
Talvolta cala un velo di sonno, soprattutto ascoltando certi interventi.
E poi ci sono le nostre riunioni, dove con una guantiera di cannoli rendi l'atmosfera più conviviale... Anche qui forse non si decide molto, ma almeno è tempo speso bene!
mercoledì 21 marzo 2012
Pendolare
Per lavoro presente che stenta a decollare e passato che resta presente, ogni giorno pendolo. Pendolo fra il posto in cui vivo e quello in cui lavoro, ma - cosa ben più interessante - pendolo fra la Sicilia e la Lombardia quasi mensilmente. Il quasi include volte che, per dar seguito ai miracoli, ho pendolato con andata e ritorno in giornata, attaccata al minuto alla puntualità del volo di andata e al ritardo sperato per quello di ritorno.
I passaggi in aeroporto mi piacciono sempre, vedi gente d'ogni tipo caricata sulla stessa scatoletta volante. In media ogni aereo da un passaggio a: genitori anziani che tornano a casa dopo breve vacanza dal figlio (breve per loro, infinita per il figlio e, soprattutto, per la nuora); sciantosa che anche a quest'ora, come alle sei del mattino, e' sempre perfettamente sciantosa; grigio uomo d'affari con altrettanto grigio trolley che viaggia con altrettanto grigio uomo d'affari con altrettanto grigio trolley; famiglia con bambino tanto docile e calmo che anche Maria Montessori avrebbe difficoltà; io e quelle come me, ragazze di una certa età, con la testa sufficientemente svagata, l'aria sufficientemente stanca, ma l'occhio sempre ben sveglio sulla marca della borsa o la perfetta manicure della sciantosa di cui sopra.
Pendolare per lavoro fra due regioni così diverse, comunque, non rappresenta solo un cambiamento di luogo, ma anche, in qualche modo, un cambio di marcia... Arrivo da una Milano sempre esigente e puntuale, piena di gente che sa sempre Perfettamente cosa fare, una Milano poco indulgente, ma anche tanto viva, a mio avviso eccessivamente precisa e puntigliosa fuori posto, ma anche così comoda per lavorare... Parto da qui e arrivo in Sicilia...
So che dovrò fare un carico di pazienza per sorridere davanti ai vari "ora videmu", "perché ti preoccupi", "signurina prima prendiamoci un bellu caffè", "e con questo sole e questo mare lei oggi che viene a chiedere?"... Dovrò fare anche un carico di stupore e ammirazione vedendo anche le tante persone che lavorano e si applicano con impegno, passione e sacrifici anche doppi rispetto a quanto non ci metterebbero lavorando al nord.
So che faro' un carico di gioia, perché non ce n'e come arrampicarsi per l'Etna con il famosissimo pandino giallo per raggiungere il posto della riunione, e scendere con il portabagagli pieno di viveri...
So che ripartirò con rabbia e allegria insieme, perché anche stavolta non riuscirò a spiegarmi perché in un luogo così beato, il lavoro debba essere un miraggio e la disorganizzazione e l'impreparazione la regola, interrotte ogni tanto da ammirevoli eccezioni.
Allegria e rabbia, perché siamo così bravi ad improvvisare che al nord se la sognano la nostra arte di arrangiarsi, ma sono certa che saremmo ancora più bravi se riuscissimo a lavorare in condizioni normali.
Vado, finalmente chiamano il mio volo, in ritardo di un'ora e mezza... La compagnia e' siciliana... Inizia lo slow mood... Ho detto tutto!
sabato 12 novembre 2011
ENVOY - Parte II
Secondo ed ultimo post dedicato al primo evento del Progetto ENVOY.
Il primo evento è finito e parlare di giornate folli definendole semplicemente esilaranti è dir poco...
1. Messa della fratellanza: qualcuno (personaggio presissimo dal far vedere che fa, sapendo benissimo che far vedere che si fa qualcosa è il modo migliore per non fare nulla) avrebbe dovuto predisporre una lettura in inglese, lasciare dei banchi liberi per le delegazioni straniere, chiedere di preparare le preghiere dei fedeli in varie lingue, organizzare l'offertorio. Non è stato fatto, e la messa della fratellanza ha rischiato di finire a lotta dura senza esclusione di colpi.
2. Deportati: diluvio improvviso, gli ospiti in visita ad un sito culturale restano bloccati dentro un vagone merci dismesso, sede di esposizioni. Li guardo da fuori e mi auguro non stiano pensando che il vagone improvvisamente parta per lasciarli in chissà quale campo, potrebbe essere il decreto di chiusura del progetto ENVOY.
3. Incidenti diplomatici: volevo solo dirle che non avrei immaginato avesse già un figlio grande, lei che sembrava così giovane, in sostanza quindi le ho detto che sembrava così giovane, che non è la stessa cosa di dire "sei così giovane"... Anche con le migliori intenzioni, rischi di far scoppiare una disputa fra Stati.
4. Economia del territorio: serate intere a tirar fino alle 3 con un gruppo di ospiti più giovani, 8 simpatici sloveni che hanno dato fondo alle scorte di tutti i bar della riviera jonica. L'ultimo giorno, fra fegato affaticato e testa intontita, non mi reggevo in piedi, ma ormai sono un mito dei ristoratori della zona!
In realtà è successo anche molto altro, ma preferisco che "gli angoli della mente diventino curve della memoria" e cerco di tenere con me solo quello che mi ha fatto ridere. Certo, sono tanti gli elementi su cui riflettere...
Il primo evento del progetto ENVOY, 5 giorni a (tentare di) parlare di buone pratiche nel settore del volontariato, è finito. Ho nuovi amici in nuovi angoli di Europa, nuovi contatti di lavoro e nuove idee in testa. Ho anche occhi un po' più nuovi, perché un meeting internazionale è come un viaggio di esperienza.
Ho nuova rabbia davanti alla disorganizzazione, all'improvvisazione, al pressapochismo.
Ho nuove perplessità davanti ad egocentrismi che rendono le persone isole infelici e amare.
Ho nuove consapevolezze davanti a vecchi doppi giochi, a reti di ipocrisie, a scansioni dalle responsabilità.
Ho una caparbietà nuova ad andare a sbattere contro i muri, prima o poi qualcuno cadrà.
Ho una nuova certezza, davanti a quanto preso e lasciato dalla vita.
Ho una nuova speranza: insistere, ché qualcosa potrebbe anche cambiare.
Il primo evento è finito e parlare di giornate folli definendole semplicemente esilaranti è dir poco...
1. Messa della fratellanza: qualcuno (personaggio presissimo dal far vedere che fa, sapendo benissimo che far vedere che si fa qualcosa è il modo migliore per non fare nulla) avrebbe dovuto predisporre una lettura in inglese, lasciare dei banchi liberi per le delegazioni straniere, chiedere di preparare le preghiere dei fedeli in varie lingue, organizzare l'offertorio. Non è stato fatto, e la messa della fratellanza ha rischiato di finire a lotta dura senza esclusione di colpi.
2. Deportati: diluvio improvviso, gli ospiti in visita ad un sito culturale restano bloccati dentro un vagone merci dismesso, sede di esposizioni. Li guardo da fuori e mi auguro non stiano pensando che il vagone improvvisamente parta per lasciarli in chissà quale campo, potrebbe essere il decreto di chiusura del progetto ENVOY.
3. Incidenti diplomatici: volevo solo dirle che non avrei immaginato avesse già un figlio grande, lei che sembrava così giovane, in sostanza quindi le ho detto che sembrava così giovane, che non è la stessa cosa di dire "sei così giovane"... Anche con le migliori intenzioni, rischi di far scoppiare una disputa fra Stati.
4. Economia del territorio: serate intere a tirar fino alle 3 con un gruppo di ospiti più giovani, 8 simpatici sloveni che hanno dato fondo alle scorte di tutti i bar della riviera jonica. L'ultimo giorno, fra fegato affaticato e testa intontita, non mi reggevo in piedi, ma ormai sono un mito dei ristoratori della zona!
In realtà è successo anche molto altro, ma preferisco che "gli angoli della mente diventino curve della memoria" e cerco di tenere con me solo quello che mi ha fatto ridere. Certo, sono tanti gli elementi su cui riflettere...
Il primo evento del progetto ENVOY, 5 giorni a (tentare di) parlare di buone pratiche nel settore del volontariato, è finito. Ho nuovi amici in nuovi angoli di Europa, nuovi contatti di lavoro e nuove idee in testa. Ho anche occhi un po' più nuovi, perché un meeting internazionale è come un viaggio di esperienza.
Ho nuova rabbia davanti alla disorganizzazione, all'improvvisazione, al pressapochismo.
Ho nuove perplessità davanti ad egocentrismi che rendono le persone isole infelici e amare.
Ho nuove consapevolezze davanti a vecchi doppi giochi, a reti di ipocrisie, a scansioni dalle responsabilità.
Ho una caparbietà nuova ad andare a sbattere contro i muri, prima o poi qualcuno cadrà.
Ho una nuova certezza, davanti a quanto preso e lasciato dalla vita.
Ho una nuova speranza: insistere, ché qualcosa potrebbe anche cambiare.
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