Ancora non sono a bordo treno, sono aspirante tale.
Oggi c'è sciopero dei treni dalle 9.00 alle 17.00. correndo come una pazza, mi sono precipitata in stazione per arrivare prima dello sciopero ed evitare problemi.
La banchina è piena zeppa di gente, mi affretto pensando "mannaggia a me, ho perso l'ultimo treno utile"... Poi sento l'altoparlante: "avvisiamo i viaggiatori che i treno subiranno variazioni e ritardi a seguito di un investimento fra un treno e un gregge di pecore sui binari"... Un gregge! Il treno ha beccato un gregge in pieno!
Ora possiamo anche dare una lettura ambientalista all'evento e dire che in realtà ad essere fuori posto era il treno, perché le pecore seguono percorsi di pascolo e transumanza uguali da millenni e il progresso delle città non è altro che un disturbo ai ritmi della natura, possiamo dispiacerci per le pecore, che poverine si saranno prese un brutto spavento...
possiamo guardare l'evento con gli occhi degli efficientissimi padani, che non vi posso dire quanto sono disturbati dall'episodio... O possiamo semplicemente riderci sù, tanto ad imprecare mi sa che non cambia nulla, qua dobbiamo stare ad aspettare che il gregge venga spinto a continuare il suo cammino (e noi, come loro, il nostro)!
Benvenuti!
13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!
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venerdì 12 aprile 2013
venerdì 22 marzo 2013
Ci deve essere qualcosa
Necessariamente deve esserci qualcosa, oltre il semplice senso del dovere: oggi c'è sciopero dei mezzi pubblici, e io che vado a lavoro utilizzandoli, avrei avuto non poche difficoltà muovermi fra i treni che scioperano in una fascia oraria e la metropolitana che sciopera in un'altra. Quindi ho preso la macchina e, temeraria, mi sono lanciata dalla provincia a guidare a Milano, che in orario di punta in una giornata di sciopero non è esattamente agile. Dopo peripezie varie (ma vi posso garantire che quei 413 pedoni non li ho stesi io, erano casualmente lungo il mio percorso), sono arrivata. L'ho fatto senza alcuna idea di straordinarietà, ma semplicemente perchè avevo un lavoro urgente da terminare. In realtà l'urgenza non è poi così urgente, avrei potuto farlo anche lunedì, ma avevo promesso che l'avrei fatto oggi e dunque sono qui.
In questa giornata di sole bellissimo, con l'ufficio mezzo vuoto e la città in delirio, mi domando cosa c'è dietro (o dentro) la mia presenza qui.
Alcun lettori adesso staranno ridendo di me, dicendo che c'è stupidità, ingenuità; altri staranno pensando che sono dannatamente attaccata al lavoro, che non mi so prendere spazi di vacanza e mi merito una certa dose di stress quotidiano.
Io la chiamo serietà: avevo promesso che avrei finito oggi e, cascasse il mondo, finisco oggi.
Serietà, o etica professionale: alcuni ritengono sia barattabile con qualunque cosa, altri la vendono - cara, ma la vendono - e quando si vende la propria etica in ogni caso la si svende.
Altri pensano sia ininfluente, pensano che nessuno la noti in un mondo che corre veloce e osserva superficialmente e per questo motivo non la valorizzano mai abbastanza. Poi magari incontrano chi la tua serietà la apprezza e ne restano meravigliati, colti proprio di sorpresa non tanto dalla serietà in sè, quanto colpiti nel vedere che esistono persone attente.
Altri non la conoscono neppure. Altri non la conoscono neppure.
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