Oggi ho ricevuto una telefonata che mi ha ricordato un episodio accaduto più di un anno fa che mi sono sempre ripromessa di raccontare qui sul blog ma che è stato sempre scartato perchè non sono mai riuscita a trovare le parole adatte... Forse non ci sono riuscita neanche questa volta, ma ci provo...
Avevo da poco iniziato un nuovo lavoro, quindi nuovi colleghi, un nuovo ufficio (all'interno di una bellissima e frequentatissima biblioteca) e, ovviamente, tutta la voglia immaginabile di dare un'ottima impressione, da professionista seria.
Una mattina mi telefonano dal banco prestiti all'ingresso e mi dicono che ci sono alcuni miei amici, passati a salutarmi. Mentre scendo le scale mi domando chi potrebbero essere questi amici, in un orario da lavoro... Giro l'angolo e mi trovo a 4-5 metri quattro persone, età media 70 anni.
Uno di loro, che giuro non avevo mai visto, urla in dialetto siciliano, che traduco per tutti: "sei precisa a tua nonna, Angelina "la lanternara"! (Angelina, nonna paterna, era detta "la lanternara" perchè durante la guerra, marito al fronte e quattro figli, aveva una bottega in cui vendeva di tutto, lanterne incluse, ndr.).
La biblioteca in quel momento era strapiena di giovani studenti, mamme nella sala infanzia, anziani dell'emeroteca, bibliotecari, fattorini: tutti, si sono girati tutti. Prima a guardare lui e poi verso di me, che velocemente cambiavo colore neanche avessi corso i 100 metri. Pure le copertine dei libri si sono girate a guardarmi! Pure loro cercavano di immaginare la somiglianza.
Un momento di imbarazzo lungo, infinito, ma evidentemente non abbastanza, ancora poteva durare!
E infatti la donna accanto a lui, anche lei mai vista, sbotta: "ma che dici, ma non lo vedi che è precisa a Laura??? Tutta sua madre è!" (Laura, mia mamma, quindi nessuna immaginabile somiglianza con la nonna paterna di cui sopra, ndr.). Di nuovo i presenti, libri inclusi, si girano dal loro lato e poi verso di me, che non riesco a fare altro che abbozzare un sorrisino e bisbigliare "ma che ne dite di prendere un caffè fuori?".
La scena, come potete immaginare, aveva un sapore vagamente ondeggiante fra il folkloristico e il comico, con tutti i presenti che mi guardavano ridacchiando incuriositi.
Prendo gli amici sotto braccio e piano piano li guido verso il bar, togliendomi dal contesto più imbarazzante che mi fosse capitato a lavoro!
Mi presento, ma non è necessario, loro mi conoscevano benissimo! Erano dei compaesani amici - forse anche parenti - di mio papà emigrati al nord che mi hanno vista crescere (...?) da estate a estate.
Alla fine erano pure simpatici, ci siamo aggiornati fino al settimo grado di parentela e ci siamo ripromessi di vederci presto ("si, ma altrove", mi verrebbe da dire)...
L'indomani mi sento osservata e vedo sorrisini ironici... Una sola non riesce a trattenersi, la bibliotecaria del banco prestiti: mi guarda e... "Ma che lavoro faceva sua nonna...?"!
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