Mi sono iscritta al concorso indetto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l'assunzione di 500 funzionari con diversi profili professionali.
Il ministero sta cercando da archivista ad architetto, da archeologo a storico dell'arte (per la cronaca: io sto concorrendo per il profilo di archeologo e di funzionario della comunicazione, quindi tecnicamente i concorsi sono due).
Nonostante le profonde differenze fra le competenze dei diversi profili, le prove preselettive a fine mese saranno quiz a risposta multipla estratti per tutti dallo stesso database.
Le materie d'esame sono diritto dei beni culturali, che sostituisce le prove di logica, elementi di patrimonio culturale, che sostituisce la prova di cultura generale, e diritto amministrativo, grande classico dei quiz statali.
Tutta contenta e priata (=felice. Potevo scrivere 'felice', ma 'priata' fa tanto Camilleri, e Camilleri - si sa - d'estate tira tantissimo) ho accolto la notizia dell'introduzione delle nuove materie come un grande segno di evoluzione da parte di una istituzione non sempre esattamente al passo coi tempi.
Ho pensato è giusto, in fondo, conoscere i principi generali del diritto amministrativo e delle norme che regolano la gestione del patrimonio culturale, accidenti! Di gestione beni culturali mi dovrei occupare, se vincessi il concorso!
E ci sta che ad un livello di preselezione chiederanno i principi normativi generali, da approfondire poi eventualmente in fase di concorso vero e proprio.
Certo, perchè va bene conoscere le leggi, ma non lavorerei nell'ufficio appalti, io.
Certo, per essere rispettate, le norme vanno conosciute, ma poi intervengono gli aggiornamenti, i di cui, i decreti attuativi. Insomma, i dettagli li imparerei lavorando.
D'altra parte, mi candido per lavorare come funzionario della valorizzazione e comunicazione (concorso 1), il sig. Ministero vorrà sapere se so impostare un piano di comunicazione, se ho strategie per valorizzare il patrimonio, se sono un vulcano di idee attivo come l'Etna o a riposo come il Vesuvio.
Mi candido come funzionario archeologo (concorso 2), il sig. Ministero vorrà sapere se so distinguere un'anfora da un cratere, se parliamo di un alzato non penso ad uno che mi aspetta in piedi, se trattiamo di un tracciato non faccio filosofia sui percorsi della vita.
E invece no.
Il sig. Ministero dice (e forse ci crede davvero) di cercare archeologi, architetti, archivisti, archicomunicatori, ma in realtà cerca giuristi.
1040 domande di diritto dei beni culturali del livello di "La pena applicabile per i reati per l'uscita o l'esportazione illecita di beni culturali e per l'impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ai sensi dell'art. 177, co. 1 D. Lgs. n. 42/2004, di quanto è ridotta qualora il colpevole fornisca una collaborazione decisiva o comunque di notevole rilevanza per il recupero dei beni?" e 1560 domande di diritto amministrativo tipo "I conferimenti delle funzioni amministrative, da parte delle regioni alle province, ai comuni e agli altri enti locali che non richiedono l'unitario esercizio a livello regionale, devono avvenire nell'osservanza dei principi fondamentali indicati al comma 3, all'art. 4 della Legge n. 59/1997" (continua, ndr.), secondo voi a cosa servono?
Ma a forgiare una nuova leva di giuristi, ovviamente!