Benvenuti!

13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


venerdì 30 dicembre 2011

104 curriculum, per voi, per me.

Si avvicina il primo compleanno di 104 curriculum!
Fu esattamente il 20 gennaio del 2011 il giorno in cui rimuginai per ore su come lasciar traccia della mia forsennata ricerca di lavoro e delle speranze ed aspettative legate ad essa e decisi di raccontarla sul web. Un anno è passato e ho trovato lavoro, ma resta una ricorrenza da celebrare!
Per festeggiare questo importante compleanno, quindi, ho deciso di dare voce a voi, i lettori del blog.
C'è chi lo segue ogni giorno, come la lettura del quotidiano, che fa sempre compagnia. C'è chi ci passa sporadicamente, quando si ricorda che nel web c'è 104 curriculum, c'è chi lo linka, tagga, condivide, suggerisce agli amici, c'è chi prende ispirazione, chi aspetta il tarocco del proprio mestiere...
Dopo tanto mio scrivere e parlare, mi piacerebbe ascoltarvi e conoscere la vostra opinione su 104 curriculum.

Per cui, considerata la stagnazione della pubblica amministrazione, il concorsone lo facciamo noi e diamo il via a "Il tuo 104 curriculum"!

Avete tempo fino al 18 gennaio per lasciare qui sotto a questo post  un commento sul blog.
Li leggerò tutti e alla fine proprio il 20, giorno del compleanno, verrà proclamato il vincitore, ovvero l'autore del commento più simpatico ed emozionante che - rullino i tamburi - vincerà  un tarocco personalizzato!
Il tarocco, in questo straordinario caso scritto e disegnato su misura della persona e non della categoria professionale, verrà spedito direttamente a casa del vincitore e, se da lui autorizzato, sarà anche pubblicato sul blog.
Come tutti i tarocchi di Angela, sarà scritto da me con tanto di numeri della fortuna e disegnato dal solito bravissimo Andrea (per farvi un'idea, guardate le sue caricature su http://luciferocomics.blogspot.com/). 

Il vostro commento si può riferire al blog in generale, ad uno specifico post, ad una rubrica, alla grafica. Può essere un episodio che il blog vi ricorda, la descrizione di una persona... Può essere un consiglio, una critica, non ci sono limiti per contenuti e forme!
Ovviamente, trattandosi di un concorso serio e considerato che il mondo è pieno di buontemponi che approfitterebbero di queste occasioni di spazio alla parola per insultare chiunque, anche "Il tuo 104 curriculum", ha le sue regole, poche e semplici ma inflessibili:
1) Sono ammessi solo i commenti lasciati sotto questo post, non sui link a facebook o altri siti.
2) I commenti con insulti e cattive parole saranno subito cancellati ed esclusi dal concorso.
3) La nomina del vincitore è insindacabile giudizio della commissione valutatrice (io).

Partecipate e fate partecipare, concorsi come questo ne escono una volta ogni mille mai!

sabato 24 dicembre 2011

Per passione o necessità

Sto andando ad un concerto, perchè oggi qualcuno lavora.
Mentre facciamo festa e pensiamo al nostro diritto di fare festa, qualcuno oggi lavora e altri lavoreranno domani.
Seduti fra amici e parenti, ci ripromettiamo di essere più buoni l'anno prossimo, di muoverci in maniera più giusta magari in una società più equa, e intanto qualcuno lavora.
Non si lavora nei giorni di festa per amore verso il proprio lavoro, almeno in questi giorni lo si lascerebbe fuori dalla porta insieme alla neve caduta scuotendo le scarpe. Si lavora solo per necessità, perchè non si può farne a meno; perchè il cenone in turno pesa, ma il festivo in busta paga pesa di più.
Grazie a tutti quelli che non possono scegliere di non lavorare.


giovedì 8 dicembre 2011

I tarocchi di Angela - Il fumettista

Il fumettista, o il caricaturista, il disegnatore... Insomma, quello che scarabocchia invece di prendere appunti, quello che a scuola riempiva tutto il banco, la riscossa d'orgoglio della prof. di disegno, quello che evidenzia con maestria i difetti, quello che ogni politico vorrebbe accanto perchè sa renderlo simpatico con il suo tratto ironico.
Il fumettista, una professione talvolta non professione che ti resta attaccata dentro a vita, come la matita nel temperino!
Il fumettista non ha un volto, non si sa neanche bene se esiste davvero... Appare ogni tanto con le sue belle caricature e poi scompare, a disegnare chissà cosa, chissà chi...
Potete però bloccarlo ed averne un pezzettino tutto per voi, per personalizzare i regali di Natale o disegnare in modo speciale persone speciali, ve lo consiglio... Come? Ve lo spiega lui su  http://luciferocomics.blogspot.com/2008/11/idee-regalo-per-natale-by-lucifero.html

venerdì 2 dicembre 2011

Aggratisse! - Saggezza insegna

Forse era il primo consiglio che avre dovuto darvi, forse è la base di tutto, lo scioglinodo (ho appena inventato una parola?) che libera il gomitolo, ma forse è solo per alcuni.
Il consiglio di una vita, cari miei, viene da un mezzo pomeriggio di acceso dibattito, anche meno, una mezz'ora di scambio e rimpallo continuo alla fine del quale ho pensato "Ah si? Così dici tu?" e ne ho dedotto che... I paletti, visto che esistono, vanno messi e i puntini sulle "i" pure!
Quella cordialità da collega espansiva, quel vago lasciar fare alla discrezione di ciascuno, quel risolvere problemi altrui coprendoli e impegnandosi, tutto questo... Basta con questi comportamenti!
Se vi capita un collega deficiente, non necessariamente in malafede, si sentirà autorizzato a pensare di essere al lunapark, per un lavoro formula chiavi in mano, tutto incluso, pure il far niente.
Se vi capita una collega intelligente e sensibile, entrerete in solidale sintonia e tutto sarà più semplice.
Se vi capita un collega intelligente ma riservato, continuerete a lavorare tranquilli vicini separatamente, senza sprazzi e senza strazi.
Se vi capita invece lei, la finta ingenua, la finta apprendista, la finta solidale, insomma, La finta... Allora senza paletti e senza puntini sulle "i" siete rovinati: dovrete riguadagnarvi quanto vostro in un complesso percorso di spiegazione delle differenze fra tuo e mio, ospite e legittimo, collega e amico d'infanzia.
Dunque, amici miei alla ricerca di una guida negli atteggiamenti da tenere sul posto di lavoro, miei cari lavoratori vessati da un precariato impietoso, cari simpaticoni che tendete a fare amicizia pure con gli armadi dell'archivio e parlate con le piante del davanzale, sentite me: puntini sulle "i" e pure sulle "u" fin dai primi giorni, paletti sempre, chè se continua a far finta di non capire, potrete sempre giocarci a baseball!

PS. Lo so, come vi avevo detto è un consiglio non per tutti, un consiglio valido solo per chi i puntini sulle "i" li piazza sempre e comunque, senza bisogno di consigli e raccomandazioni, perchè la natura l'ha cavato fuori così.

venerdì 25 novembre 2011

I tarocchi di Angela - Il giornalista

Racconta, racconta e racconta, domanda, scrive e domanda.
Domanda, risponde, narra dettagli, enumera cronostorie tenendoti sveglio fino alle tre di notte...
Non lo fa apposta, semplicemente per lui il mondo non si ferma mai, è un giornalista! Ha sempre una storia da riportare e non si rende nemmeno conto che tu alle tre di notte vorresti semplicemente dormire e non t'importa nulla delle politiche di sviluppo sostenibile per le foreste cambogiane o di altri similmente leggeri argomenti.
Fantastici gli amici giornalisti, persone sempre curiose, critiche, attente! Libere e oggettive!
Li riconosci fra mille, con quel piglio intraprendente e vagamente complottista, con quel sorriso deliziosamente malizioso di chi, mentre ti fa credere di ascoltare le tue banalità, in realtà pensa di estorcerti grandi segreti di stato (pensa), con quella goffaggine con cui nascondono microcamere sotto al bavero del cappotto...
Inseguono storie, più professionisti di certi investigatori privati e un po' meno apprezzati dei saggisti.
E ispirano tanta simpatia, quando dalle interviste tv vedi quanto sono magri e piccolini, schiacciati da ogni lato fra colleghi mastodontici e guardie del corpo di sottospecie di vip!
Certo, l'amico esperto di politiche del lavoro che quando ti incontra ti chiede i dettagli del contratto, insieme al cronista d'assalto che ti sciorina i nomi dei nuovi ministri e ti interroga sui rispettivi ruoli, seguito dall'esperto di economia che ti consiglia sicurisssssimi investimenti, tutti insieme potrebbero rendere la giornata un po' pesante, però è sempre bello avere accanto chi ti aggiorna su tutto, dai dettagli più stupidi agli avvenimenti più importanti.
Difficilmente potrei trovare giornalisti di gossip che mi possano aggiornare più delle amiche nei pomeriggi di spensieratezza, ma questo è un altro discorso...

Ci sono poi personaggi che non sono curiosi, critici, attenti, nè liberi nè tanto meno oggettivi, legittimati alla professione da una tessera presa chissà come, ma quelli si sa, non sono giornalisti.

I numeri del giornalista sono davvero tanti: 2, 3, 4 colonne, 21, 23, 25 righe, 7, 8, 9 euro per un articolo. No, scusate l'inesattezza: quest'ultimi, per essere precisi, non sono numeri da giornalisti, sono i numeri di giovani stagisti e bravissimi collaboratori ultraprecari che reggono le sorti di intere redazioni.

domenica 20 novembre 2011

Aggratisse! Mansioni generiche

Cosa fare quando il contratto, alla voce "mansioni", è pieno di espressioni generiche del tipo assistenza, supporto, coordinamento? Cercare rimedio! E di corsa! A leggersi sembra infatti il contratto più bello del mondo, pensi che dovrai ogni giorno scambiare le tue opinioni con persone competenti e appassionate, firmi baldanzoso con tale ottimismo e fiducia che Heidi a confronto l'associate alla musa dei Black Sabbath.
Passano i giorni - non tantissimi, ma abbastanza da convincerti di averci visto giusto - e tutto fila liscio, come previsto: incontri persone effettivamente capaci e competenti, le colleghe sono simpatiche, ti muovi in un ambiente stimolante e propositivo.
Fino a quando non arriva lei, la persona che non avresti potuto prevedere nemmeno con il maggiore sforzo di fantasia o il migliore software di pianificazione aziendale. Non vi dirò se uomo donna, se giovane o anziano: è talmente vicino al nulla che nulla cambierebbe a saperlo.
Arriva, e lo scambio di opinioni si trasforma nel dire tu quello che dovrebbe uscire dalla sua testa dato il suo ruolo, facendolo peraltro con le parole più diplomatiche che conosci (e considerato il mio scarso livello di diplomazia, sarebbe meglio dire "le parole più diplomatiche che non conosci, ma inventi con scarso risultato").
Arriva, e lo scambio di opinioni diventa un passaggio di tuoi documenti e file redatti con senso critico e applicazione, esattamente quei due strumenti di lavoro che lo leggi sulla sua faccia che non li ha mai conosciuti.
Arriva, e pensi "me lo potevano dire prima"...
Ma il lavoro - come la vita - va così, cari miei ascoltatori di consigli regalati aggratisse!

E allora, poiché il mondo non è sempre come ce lo aspettiamo e Haidi sappiamo benissimo che è pura invenzione, il consiglio è: organigramma e informazioni prima di tutto!
Se il lavoro vi piace, mai rinunciarvi per qualche elemento scomodo, ma almeno arrivate preparati al peggio!

venerdì 18 novembre 2011

Lezioni di nebbia, di ricchi e di poveri

Oggi ho imparato proprio un bel po' di cose, tutte attraverso la sperimentazione diretta, metodo empirico, direi!
Anzitutto ho imparato che non è vero che a Milano non c'è più la nebbia. Cos'altro era, allora, la nube bianca che mi ha sequestrata per circa due ore!? Cos'altro era, allora, quel nulla consistente che mi ha rubato qualunque riferimento sul territorio, che so, un palazzo, un pino secolare (l'hinterland milanese, si sa, pullula di pini secolari), una strada conosciuta...? Non è per caso la nebbia quell'agente atmosferico che ti fa giocare per ore ad "acqua-fuochino-fuoco" con l'imbocco dello svincolo giusto? Non è la nebbia che nasconde i cartelloni stradali? Potete immaginare la mia difficoltà, io che già quando c'è il bel nitore di primavera non riesco a leggere finchè non mi ci pianto sotto, figuratevi ieri... Ancora mi domando come non abbia scatenato tamponamenti a catena!
Insomma, non so come ammetterlo, ho girato a vuoto attorno a Rho-Pero senza trovare la via di casa per almeno un'ora e mezza...!
Che poi a me la nebbia piace: sè stessa e il suo contrario nello stesso momento, svela e rivela, protegge ed espone, ha una natura così poetica! La nebbia, altra cosa imparata ieri, magari ti nasconde le strade e le macchine, ma ti regala, talvolta, mezze confidenze delle persone, che magari ti raccontano progetti di vita, piccole preoccupazioni, sogni.
In tutto ciò poi, accompagnato il collega ad una fermata di metro di cui ignoravo l'esistenza e ritrovata la strada per casa, mentre ero presa dal non farmi trascinare via dalla strada o dai miei pensieri, mi sono resa conto che il meglio che passasse alla radio erano i Ricchi e poveri che stralciagolavano su "Mamma Maria", sound tanto caro alle persone con difficoltà di parola ("ma-ma-ma-ma-mma-ma-ria-ma" in certi casi è un vero conforto per passare inosservati), ed è lì che ho capito la Verità, come illuminata sulla strada di Damasco: certi evergreen ti accompagnano ovunque!

lunedì 14 novembre 2011

I tarocchi di Angela - Il coach


Urla, sbraita, si accende come una miccia. Salta, sgomita, becca ammonizioni e minaccia punizioni.
Il coach è più del sesto giocatore in campo (quello mi dicono lo sia il pubblico tifoso), il coach è un faro, un mago che ha nella cartelletta appunti il suo cappello a cilindro e nel cambio di schema il suo coniglio bianco.
Stimato e temuto allo stesso tempo, i giocatori lo guardano come bambini rivolti ai genitori durante la prima recita scolastica: desiderosi di attendere alle sue aspettative e attenti a non sbagliare davanti ai suoi occhi.
E non importa che sia il più basso della compagnia, questo è anzi l'elemento chiave, simbolico del rispetto e dell'attenzione di cui gode: basta osservarlo nei time-out, quando i giocatori proprio fisicamente si inchinano alle sue parole (non è un venerando inchino, ma la necessità di arrivare là sotto a sentire cosa dice)...
Il coach sa, ben più di quanto non sapesse il prof di educazione fisica delle superiori.
Il coach aspetta, il recupero del giocatore infortunato prima o poi ci sarà.
Il coach è l'ultimo ad uscire dallo spogliatoio, raccatta scarpe (che in mano a lui sembrano scialuppe), felpe e confidenze.
Il coach guarda e sogna, e il campo diventa sterminato e lui è un grande fra i grandi.

Tantissimi potrebbero essere i numeri abbinati a questo tarocco: il 5 dei giocatori in campo, i 24 secondi di ogni azione, le 34 giornate di campionato o 3 (Laury, Angy, Nini) le sue tifose preferite...
Ma in realtà il suo non è nessuno di questi numeri, perchè lui semplicemente è... Il n. 1!

PS. La vignetta del coach anche su http://luciferocomics.blogspot.com/!

sabato 12 novembre 2011

ENVOY - Parte II

Secondo ed ultimo post dedicato al primo evento del Progetto ENVOY.
Il primo evento è finito e parlare di giornate folli definendole semplicemente esilaranti è dir poco...
1. Messa della fratellanza: qualcuno (personaggio presissimo dal far vedere che fa, sapendo benissimo che far vedere che si fa qualcosa è il modo migliore per non fare nulla) avrebbe dovuto predisporre una lettura in inglese, lasciare dei banchi liberi per le delegazioni straniere, chiedere di preparare le preghiere dei fedeli in varie lingue, organizzare l'offertorio. Non è stato fatto, e la messa della fratellanza ha rischiato di finire a lotta dura senza esclusione di colpi.
2. Deportati: diluvio improvviso, gli ospiti in visita ad un sito culturale restano bloccati dentro un vagone merci dismesso, sede di esposizioni. Li guardo da fuori e mi auguro non stiano pensando che il vagone improvvisamente parta per lasciarli in chissà quale campo, potrebbe essere il decreto di chiusura del progetto ENVOY.
3. Incidenti diplomatici: volevo solo dirle che non avrei immaginato avesse già un figlio grande, lei che sembrava così giovane, in sostanza quindi le ho detto che sembrava così giovane, che non è la stessa cosa di dire "sei così giovane"... Anche con le migliori intenzioni, rischi di far scoppiare una disputa fra Stati.
4. Economia del territorio: serate intere a tirar fino alle 3 con un gruppo di ospiti più giovani, 8 simpatici sloveni che hanno dato fondo alle scorte di tutti i bar della riviera jonica. L'ultimo giorno, fra fegato affaticato e testa intontita, non mi reggevo in piedi, ma ormai sono un mito dei ristoratori della zona!

In realtà è successo anche molto altro, ma preferisco che "gli angoli della mente diventino curve della memoria" e cerco di tenere con me solo quello che mi ha fatto ridere. Certo, sono tanti gli elementi su cui riflettere...
Il primo evento del progetto ENVOY, 5 giorni a (tentare di) parlare di buone pratiche nel settore del volontariato, è finito. Ho nuovi amici in nuovi angoli di Europa, nuovi contatti di lavoro e nuove idee in testa. Ho anche occhi un po' più nuovi, perché un meeting internazionale è come un viaggio di esperienza.
Ho nuova rabbia davanti alla disorganizzazione, all'improvvisazione, al pressapochismo.
Ho nuove perplessità davanti ad egocentrismi che rendono le persone isole infelici e amare.
Ho nuove consapevolezze davanti a vecchi doppi giochi, a reti di ipocrisie, a scansioni dalle responsabilità.
Ho una caparbietà nuova ad andare a sbattere contro i muri, prima o poi qualcuno cadrà.
Ho una nuova certezza, davanti a quanto preso e lasciato dalla vita.
Ho una nuova speranza: insistere, ché qualcosa potrebbe anche cambiare.

sabato 5 novembre 2011

ENVOY - Parte I

In 40 arrivano da mezza Europa, di ogni età, colore, religione. Non li avevo mai visti prima...
Poteva succedere di tutto, ed è successo... E mi sa che succederà ancora!
Di questo progetto ENVOY, che seguirò per un paio di giorni, potrei farvi una cronaca esilarante, ma per mancanza di tempo, vi riservo solo le parti migliori, preziose imperdibili chicche!
1. Buffet di fine convegno, per fare la parte di quella accogliente mi avvicino ad una signorona sorridendo splendida "do you like it?", con l'espressione della deficiente. Lei risponde "si", ma non mi basta per capire che è italiana, quindi proseguo con "sicilian very tipical food!" (un very, quando parli inglese, lo devi sempre inserire). Lei risponde "lo so", ma io ancora non capisco che ho davanti uno dei pochi italiani presenti in sala, per cui persevero con "well, hope you like it!". Lei risponde "grazie" e solo allora, realizzando, divento rossa.
2. Gruppetto di ospiti stanchi, loro non parlano la mia lingua e io non parlo la loro, ma cerco di farmi capire e offro la mia macchina per accompagnarli all'hotel, dimenticando di avere un vecchio pandino bianco che non so quanto ancora resisterà.
Hanno valigie pesantissime (comincio a pensare trasportassero cadaveri), che finiscono nel portabagagli posteriore. Li faccio diciamo "accomodare" in macchina, caricandoli anche di pacchi miei e ignorando completamente che avevo parcheggiato in folle in salita... Con le parole non riuscirò mai a descrivere le loro facce mentre vedono la macchina scivolare lentamente all'ingiù in retromarcia e me ferma che li guardo dal marciapiede... E non riuscirò mai a descrivere la loro espressione di sollievo appena arrivati a destinazione...

Fino a stamattina sistemavo cartellette e moduli da far firmare, temendo lamentele sul solito "italian mood" da pare della precisissima Europa civilizzata... Poi gli piazzi davanti focaccia e arancini e tutto scorre!
A domani, dal diario di bordo della nave ENVOY!

mercoledì 2 novembre 2011

Il puzzle

Una delle mie grandi passioni di bambina erano i puzzle. Grandi, colorati e complicati, rimanevo per ore a cercare l'incastro esatto per vedere l'immagine che a poco a poco si componeva davanti ai miei occhi, per lasciar scivolare la mano sul lucido del cartone semiplastificato, per scrutarne i dettagli. Ricordo che avevo una tecnica molto efficace: osservavo con attenzione l'immagine da comporre dalla copertina della scatola per cogliere ogni sfumatura di colore, poi dividevo i pezzi in lunghi e corti e cominciavo a cercare l'incastro da quelli con il colore meno presente nella foto, quindi più facili da individuare e montare. Cercavo poi di creare altri due tre nuclei di pezzi di immagine e progressivamente collegavo queste parti principali allargandole sempre di più. Ogni tanto, per spezzare una procedura talvolta monotona, assemblavo i pezzi della cornice, fino a completarlo tutto. Ho composto puzzle di 2.500-3.000 pezzi, un buon livello direi!
Adesso che sono adulta (...?) non ho più molto tempo da dedicare ai puzzle purtroppo, però vedo che quel passatempo non è stato inutile, adesso che il mio lavoro è un continuo montare puzzle, mettere insieme pezzi diversi, cercare l'incastro, conciliare... E alla fine ricostruire il quadro!
Bene, tutto bello, si... Tranne quando ti accorgi, come me in questo momento, che manca sempre qualche pezzo!

domenica 30 ottobre 2011

Dotazioni tecnologiche

Questo post ha il nobile scopo di sfatare due grandi miti sull'uso dello smartphone come strumento di lavoro.

Mito n. 1: "bello-lo-smartphone-si-gli-manca-solo-di-fare-il-caffè". Il mio blackberry, vecchiotto, passatissimo, ammaccato da mille cadute, avvilito da un software che ogni due per tre chiede di essere aggiornato, bloccato dal blackout di Blackberry che ha colpito l'universo interno, lui lo fa. Tecnicamente non prepara il caffè come fossa la moka di casa o la macchinetta del bar, ma da quando è affogato in una calda tazzina, emana un profumo così buono e fragrante che funziona meglio dei PocketCoffee. Eh si, il povero bb m'è caduto nel caffè! Che poi, essendo un bb vecchia classe buona tempra, ancora funziona! Riceve e manda segnali, l'unico problema è che il caffè asciugandosi ha creato uno strato morbido sotto ai tasti, che adesso, premendoli, non fanno contatto con il comando desiderato. In pratica funziona, ma non posso neanche schiacciare il tasto OK per ricevere la chiamata...
Garantisco però, torno a dire, che il profumo è buonissimo, l'aroma si sente 24 ore su 24, meglio degli spray per ambiente. Il mio bb, dunque, rappresenta una fase di passaggio, un momento evolutivo nel processo che va dal semplice telefono al multifunzione caffè incluso, e di questo sono molto orgogliosa.

Mito n. 2: "Poter-controllare-la-mail-ogni-minuto-mette-ansia": il bb di cui sopra ha vissuto con me per circa due anni e mezzo. Ha proprio vissuto, è il termine giusto, dal momento che mi ha trasmesso voci, pensieri, condiviso viaggi, arrabbiature, attese e speranze. Figuratevi che quella volta che l'ho portato all'assistenza per lasciarlo per circa un mese, ho tanto piagnucolato, fatto raccomandazioni e tentennato che l'opertore mi disse "signorina un telefono mi sta lasciando, mica un figlio"!
In due anni e mezzo di mail onnipresente, poter leggere la posta in tempo reale, vedere commenti e notifiche varie mi ha rassicurato tantissimo. Psicologi neanche troppo esperti diranno che dipende da un desiderio di controllo su tutto, mentre amici aggiornati diranno che sono workaholic (che brutta parola per dire malata di lavoro). tant'è che io mi ero abituata e stavo benissimo. L'ansia semmai lo smartphone te la fa venire quando non ce l'hai più, e sei pressato da non si sa cosa per correre a casa o in ufficio a leggere le novità sulla posta... Bello fare gli alternativi con il telefono vecchissima generazione di 29.90 €. bello avere l'alibi del "non vedo la posta" per evitare di lavorare troppo, bello non perdere due ore per registrare un numero, bello si, ma... Quanto mi manchi, Blackberry!

Tutto questo, amici, per dirvi (aprire bene le orecchie): ho perso i vostri numeri e non leggo più la posta in diretta!
Sfatiamo insieme il Mito n. 3: "Una-volta-opersa-la-rubrica-del-telefono-non-è-possibile-recuperare-tutti-i-contatti"!

lunedì 24 ottobre 2011

Pranzo di lavoro - Un muffin vi seppellirà

...Beh, uno magari no, ma se ne mangiate 6-7 rischiate! E rischiate, visto che li mangerete, mentre sul pc scorre l'elenco delle cose da fare entro domani... Certo, fra le cose da fare, non vi metterete certo a preparare muffin, direte voi... E invece si!

Si, li preparerete, perchè è semplicissimo, troppo semplice per non farlo!

E poi il muffin è filosofia pura... Non ci credete? Allora secondo voi a cosa penserete, quando applicherete la formula del "polvere alla polvere" e rifletterete sui quantitativi, unendo farina, zucchero (metà della farina), cacao (metà dello zucchero) e lievito (mezza bustina)...?
A cosa penserete guardando il fluire del latte che da candido che era adesso si ingialla di uova e burro fuso...? E quando le due nature, quella granulosa e quella fluida si incontreranno, non vorrete non pensare che siamo nati per cercare i nostri opposti...?
E ora che i muffin diventano simpatici e sorridenti negli stampini, e voi avrete riflettuto abbastanza sul senso della vita, ora che il profumo invade la cucina e fuori dalla finestra c'è la pace della notte fredda e autunnale, bene... Ora svegliatevi e tornate al pc, che c'è da lavorare!

PS 1. Poichè gli opposti si attraggono, l'impasto dei muffin è completo solo con un pizzico di sale, che esalta il dolce e lo rende saporito.
PS 2. Separate gli impasti e unite ingredienti a piacere, per muffin al cacao, alle more, all'uvetta... Un arcobaleno di muffin per addolcire domani, visto che vi aspetta una giornatina proprio niente male!

giovedì 20 ottobre 2011

Tre mestieri generazionali

è un mestiere la pazienza, che si impara con la pratica.
è il mestiere dei muratori, artigiani e artisti allo stesso tempo.
Il silenzio è un mestiere, e lo è l'attesa.
La pazienza, il silenzio, l'attesa.
Quant'altro ancora bisognerà aspettare in paziente silenzio, perchè si accorgano che c'è una generazione che urla e scalpita per non essere costretta ad aspettare sempre...? Perchè si accorgano che non si può vivere aspettando che una vuota pazienza lasci passare le occasioni.
Passeremo alla storia di questo paesicolo come la generazione dell'intelligenza precaria.

sabato 15 ottobre 2011

I tarocchi di Angela - L'architetto

Per gli sportivi è troppo statico, per i clienti è fin troppo dinamico, per gli ingegneri non si sa come fa a stare in piedi. L'architetto è così, c'è e non c'è, appare e scompare. Quando è presente fisicamente, ha la testa da tutt'altra parte.
Ai matrimoni ignora la sposa per ammirare la chiesa.
Alle cene non tocca cibo ma trafuga piatti-design.
Potrebbe progettare il Guggenheim in un paesino sperduto, ma lotta ogni giorno contro l'arretratezza de "l'amministratore locale" (presto fra i tarocchi).
Disegna case bellissime, ma com'è che non le compra nessuno...?
Dal punto di vista estetico può essere fashion come la sorella di Miuccia Prada o very casual come il fratello della scrivente (questa doppiezza non vale per le donne architetto, sempre estremamente radical-chic!).
Un assioma muove le giornate dell'architetto: progetto ergo sum, e così procedendo lascia tutti alle sue spalle (dice lui, mentre l'ingegnere sghignazza con l'ennesimo contratto firmato in mano, tranne si tratti di archistar, così in voga di questi tempi).
L'architetto campa all'avventura e questo lo rende sempre simpatico agli occhi di tutti, l'importante è non dirglielo, per non farlo diventare immediatamente tronfio come un tenores!

Numero del tarocco: 89/104!
 ...Le spiegazioni a richiesta, son tarocchi, ci vuole un po' di mistero!

venerdì 14 ottobre 2011

E' arrivata la sorpresa!

Dopo annunci, rimandi, ritardi. finalmente si parte con una nuova rubrica!
Da stasera online "I tarocchi di Angela".
Ho deciso di offrire un servizio serio al nostro Paese ormai lasciato all'improvvisazione, in cui molti credono alla forza divinatoria dei rettangolini di carta colorata (tranne quando sono multe, bollette o certificati di laurea), leggendo per tutti i tarocchi dei lavori.
Ogni post descriverà una professione, con statistiche che riprendono la vocazione alfanumerica di 104curriculum: avrete quindi le percentuali di affermazione nella società, le probabilità di inserimento nel mondo del lavoro, il numero di cene fuori che vi potrebbe consentire lo stipendio e così via.
E siccome i tarocchi non solo racchiudono contenuti scottanti sul futuro di ciascuno, ma sono anche piccoli capolavori artistici belli da vedere, mi sono dotata di vero e proprio disegnatore di tarocchi, un professionista che descriverà con matita affilata ed ironica ogni singola carta. Lui si chiama Andrea Luceri e qualche anticipazione sui suoi lavori la trovate a questo link, http://luciferocomics.blogspot.com/.
Intanto cari miei, state connessi, prima o poi anche il vostro tarocco arriverà!

domenica 9 ottobre 2011

Ma tu che lavoro fai? - Parte V

Da quando esiste 104curriculum, diverse volte amici e conoscenti mi hanno chiesto di scrivere post su argomenti specifici di loro interesse ma che gravitano comunque intorno ai temi principali del blog (lavoro, precariato, giovani). Non sempre purtroppo è stato possibile accontentarli, soprattutto per mancanza di tempo, spero di averne per rimediare.
Ho riflettuto, però, sulle richieste che mi sono arrivate, o meglio, sul fatto stesso che mi si richiedesse un post dedicato, riconoscendo a 104curriculum un valore di comunicazione che mi inorgoglisce (comunicazione = tu che scrivi/parli e qualcuno che legge/ascolta!).
Tutte queste riflessioni erano poi andate chissà dove, sommerse da impegni, cose da fare, lavoro, amici, corse e risate.
Sono tornate ieri in massa, nel momento in cui mi è arrivata una mail singolare, nella quale mi si invita, senza troppi giri di parole, a pubblicizzare un preciso sito web che offre servizi commerciali. Evidentemente i responsabili della comunicazione della società che gestisce il sito, leggendo il blog, hanno visto che in qualche post ho trattato argomenti vicini ai servizi da loro offerti e hanno provato ad inserirsi fra un post e l'altro, offrendo di mandarmi, se concordo, materiale redazionale specifico su cui lavorare.
Niente di male, normale attività promozionale, ma non lo farò, non potrò farlo. Mi sembrerebbe di tradire la natura stessa del blog, semplice e leggero sì, ma così spontaneo, incondizionato e libero, soprattutto ora che paiono avvicinarsi tempi bui, in cui blog ben più seri seguiti e impegnati del mio rischiano ogni giorno di chiudere per aver usato parole definite offensive dal primo lettore che ha dormito male la notte.

Alla base di 104curriculum non c'è un metodo ben definito, nè uno schema da seguire, nè un'architettura ben precisa e congegnata che collega i post fra loro e col mondo, niente di tutto questo. Qualunque argomento trattato su 104curriculum, qualunque azienda o realtà associativa, culturale e sociale citata, linkata, nominata e, quindi, pubblicizzata, si trova qui solo perchè - scovata chissà come e chissà dove - ha centrato il mio interesse ispirando qualche riga di scrittura.
Certo, tornando al punto, resta che un'azienda sconosciuta si sia presentata a me per essere pubblicizzata, come avviene con le agenzie di comunicazione e le redazioni giornalistiche. E così, mentre penso a come e dove organizzare il prossimo evento, a cosa preparare per pranzo e all'autunno che finalmente è arrivato, e io stessa mi domando qual è, oggi, il mio lavoro, una vocina da dentro mi ricorda che...
Io sono una blogger!

venerdì 30 settembre 2011

Alla Julia Roberts!

Tutte le volte (tante!) che rivedo "Pretty Woman" rido e mi commuovo per tutto il film, ma la mia scena preferita resta sempre quella in cui lei dopo lo shopping da delirio si prende la bella soddisfazione di passare vestita per-fet-ta-men-te dal negozio che l'aveva rifiutata il giorno prima giusto per dimostrare quanto erano state stupide a giudicarla in base al suo abbigliamento, assurgendo immediatamente a paladina di tutti i rifiutati del mondo.
http://www.youtube.com/watch?v=1yxRioBsXVI
Questa scena mi piace per il messaggio che vuole trasmettere (saggi discorsi da abito e monaco), ma soprattutto perchè ogni volta penso, sempre con lo stesso francesismo, "e brava Julia, che saziu"!
Ebbene, qualche giorno fa ho vissuto il mio piccolo momento "saziu alla Julia Roberts".
Ad un appuntamento di lavoro, ho incontrato loro, proprio loro, quelli che mi avevano proposto lo stage gratuito raccontato nel post 'Curriculum n. 8'.
Ci sono andata incontro, forzatamente baldanzosa e con l'aria svagata "ehi ciao, mi sembra ci siamo già viste, ah si, avevo fatto un colloquio con voi, eh si... Eh beh, adesso son qui, eh già oggi siete nostri ospiti, e bla bla bla e bla bla bla" e così, fresca come sono arrivata me ne sono andata, lasciando i loro sguardi sospesi fra perplessità e stupore.
Avranno pensato "questa è scema", si saranno dette ben felici per non avermi presa a lavorare con loro, avranno pensato all'ottimo lavoro di selezione svolto...
Vorrei risentirmi così soddisfatta e sarcastica almeno una volta alla settimana, altro che sassolino nella scarpa... Sposterei una cava di pietra!
Certo, magari nel mio percorso c'era scritto che un giorno avrei lavorato con loro... Beh, è evidente che mi sono giocata l'ultima e remota possibilità... Ma volete mettere prendersi una così bella soddisfazione!

lunedì 19 settembre 2011

Legittima difesa, oggi.

Mille volte al giorno tanti di noi, io credo, si sono trovati a svolgere mansioni e incarichi non previsti nel proprio contratto di lavoro: se questo accade sporadicamente o, in ogni caso, viene accettato dal lavoratore con piacere vuol dire che ci si trova in un contesto lavorativo favorevole, in cui la dinamica dare/avere è equilibrata e funziona; se accade spesso potrebbe chiamarsi truffa, anche detta fregatura; se accade quotidianamente, allora sei uno stagista.
Fra le mansioni non previste dal contratto, c'è un'attività che tutti, prima o poi nel corso della carriera (più prima che poi, ndr.), ci troviamo a dover affrontare: difendere il proprio lavoro.
Tutti prima o poi, ma soprattutto durante e costantemente, ci imbattiamo in detrattori di ogni tipo: colleghi invidiosi e dispettosi, referenti dispotici che preferiscono altri, colleghe inspiegabilmente isteriche o, peggio paranoiche, che ti vedrebbero come possibile rivale anche se si chiamassero Hillary e stessero correndo per la Casa Bianca mentre tu sicuramente non ti chiami Barack...
Si tratta di episodi così comuni e in certi casi tanto ridicoli da lasciarmi, oggi, indifferente.
Perchè il vero problema, oggi, è quando si deve difendere strenuamente il proprio lavoro da chi in realtà dovrebbe quanto meno tutelarlo, se non proprio garantirlo, come se fossimo l'ultimo baluardo di umanità prima dell'invasione barbarica.
Penso a tutti quei precari della scuola che hanno passato l'ennesimo agosto appeso ad un filo di speranza che si fa ogni anno sempre più sottile, penso a quegli operai licenziati senza giusta causa, anzi, senza causa e basta. Penso soprattutto, oggi, a quegli uomini e quelle donne che da mesi occupano il teatro Valle di Roma (http://www.teatrovalleoccupato.it/) per difenderlo dalla chiusura.
Con questa protesta attori e attrici, macchinisti, truccatori, prestigiatori, parrucchiere, costumiste, scenografi e tanti tanti altri difendono davanti allo Stato, presunto garante di lavoro e primo promotore di cultura, il loro diritto di fare lavoro facendo cultura e, perchè no?, spettacolo.
Uomini e donne sconosciuti, in un'altra città, con un'altra storia difendono, oggi, il loro lavoro e ricordano a ciascuno di noi che abbiamo il diritto di difendere il nostro.
La loro battaglia, quindi, oggi vale doppio, vale il diritto di ciascun piccolo precario e di una intera generazione troppo lasciata a sè stessa: quando il teatro sarà al sicuro, la vittoria sarà rifioritura contemporaneamente di un piccolo orto e di una grande... Valle!

P.S. Il teatro Valle, per inciso, in questi giorni non è occupato, è solo magnificamente vivo.

sabato 17 settembre 2011

Ma tu che lavoro fai? - Parte IV

Sala: allestimento, più relatori che poltrone (meno male!), più sedie che pubblico (panico!), monitor, microfoni, fiori si, fiori no, tavoli si, tovaglie no, tovaglie si. Relatori: tutti dentro, tutti fuori, uomini che fanno le primedonne, donne che sono tesori, se lui si allora io si, se lui no allora io no, se lui no allora io si, chiamare, mail, persa mail, richiamare, indirizzo sbagliato, indirizzo esatto, arrivo in compagnia, ma io non posso parlare?, e di me non si parla!, e qui si straparla!, e i saluti delle autorità, e che non lo facciamo parlare?. Inviti: cartaceo, online, logo si, logo no, ma come ho potuto dimenticarlo!, bicchierino si, bicchierino no, bicchierino si, nome in grassetto, orario in minuscolo, titolo in corsivo, con la firma, senza la firma, con i nomi, in rappresentanza, e io per ultimo e lui per primo, l'avevo spedito, è scomparso, me l'avete mandato tre volte, la ragazza dorme, non è mai arrivato, arriviamo in cinque, non mando nessuno, non mi interessa, mi interessa ma non posso, mi interessa ma fa caldo, mi interessa e mi interesserà, non ho la macchina, prendo il bus, cerco passaggi, offro depistaggi. Stampa: mensile ormai no, settimanale ormai no, quotidiano? Potremmo, web certamente, indirizzi, redazione, con la foto, senza la foto, ma quale foto, si vede solo la tua, no semmai si vede la tua, cartella stampa troppo pesante, troppo leggera, comunicato, scomunicata, conferenza si, conferenza no, referenza sempre, deferenza forse. Cartelline: mezze piene, mezze vuote, con la piega, con la fustellatura, a colori, solo il logo, con la tasca, elenchi, fotocopie, meglio di si, meglio di no, meglio di più, con le penne, senza matite e senza gomme, di più, di meno, a colori. Sponsor: si certo, ma quando mai, sponsor tecnico, sponsor tecnicissimo, mezzo a me e mezzo a te, no a me mille, non facciamo troppo gli spiritosi, però richiamalo, però ricordaglielo, però adesso mollalo. Ospiti: e dove li mettiamo, e dove li portiamo, capiranno?, ci vuole l'interprete, uh quanto costa l'interprete!, non partecipano, partecipano, partiamo tutti, non parte nessuno, il sito web costa quanto google, sarebbe bello avere più budget, i soldi ci sono ma spendiamoli bene, consulente, consulente, con su lente... Buffet: se magna, e che se magna, si ma alle due se ne devono andare, controlliamo, sarà buono?, Mi pare adeguato, vengo solo per mangiare, apparecchia tavola, sparecchia tavola, bevi e ridi chè è finita!

Tutto qua (...). Un altro importante tassello alla scoperta del mio lavoro: organizzare eventi, che ambiscono ad essere culturali. Finchè si organizza, infatti, è solo ambizione. Se sono davvero "culturali" lo capirò solo ascoltando i contenuti.

giovedì 15 settembre 2011

Pranzo di lavoro - Prima che sia troppo tardi

Sta per finire la stagione delle melanzane, bisogna affrettarsi!
Lo so che ve lo ho proposte in tutte le forme e soluzioni possibili, ma i più attenti avranno notato che ho lasciato per ultimo il must del mondo melanzanese: la parmigiana!
Non lasciatevi incantare da chi favoleggia parmigiane con prosciutto e carne macinata! La parmigiana, quella vera made in Sicily e dal sapore indimenticabile, non ha bisogno di altro che non siano strati di fette di melanzane fritte, salsa di pomodoro (col basilico fresco, mi raccomando), mozzarella a pezzi e parmigiano grattuggiato. Non ha bisogno di altro che passare in forno per mezz'oretta e riposare almeno 10 minuti prima di essere mangiata, ma questo non è un problema, la fate domenica e ve la portate per la pausa pranzo di lunedì...
La portate tutta intera, ovviamente, per distribuirla ai colleghi, sareste troppo cattivi a mangiare parmigiana con espressione compiaciuta mentre loro ingurgitano insalatone con ingredienti accoppiati a caso!
Le melanzane più buone le trovate nell'orto del nonno, ma se il nonno non c'è più e gli zii han venduto l'orto (e Maramao, di conseguenza, è deceduto), allora http://www.risparmiosuper.it/ saprà indicarvi dove trovare tutti gli ingredienti!
Buon appetito!

sabato 10 settembre 2011

Espressioni di settembre

Settembre porta novità e colore!
104 curriculum è un piccolo spazietto nell'universo sconfinato del web, una specie di giardinetto virtuale, da coltivare e arricchire di contenuti sempre nuovi. Da qui mi piace guardare intorno, osservare e contemporaneamente raccontare momenti di vita vissuta da me o da altri, vedere svilupparsi il percorso di persone vicine e lontane, in un fluire continuo fra reale e virtuale, e capire se e in che modo potrà incrociarsi con il mio... E si trova! Eureka! Si trova gente interessante, che porta avanti progetti originali, con entusiasmo e intelligenza: persone che lavorano e vivono in ambiti e ambienti talmente diversi dal mio, da rendere ancora più avvincente la sfida a trovare punti di contatto, ma con le quali ho scoperto di condividere idee, proposte, passioni!
E allora, vai con le news...!
Dalla prossima settimana la rubrica "Pranzo di lavoro" diventa imperdibile: io ci metto la ricetta e il team di http://www.risparmiosuper.it/ vi dice dove comprare gli ingredienti per risparmiare sulla spesa. Risparmiosuper è un sito web che mette a confronto i prezzi dei supermercati: voi inserite la città e il sito vi dice in tempo reale dove conviene comprare pappa e panni al pupo senza lasciarci lo stipendio! Alla "testa" (è proprio il caso di dirlo!) di tutto ciò c'è Barbara Labate, messinese doc... Potevamo non incontrarci!?
Non voglio anticipare nulla per non rovinare la sorpresa, ma sappiate (e fate sapere a chi potrebbe essere interessato...) che 104 curriculum cerca vignettisti e caricaturisti, presto vedrete perchè!
Infine, dal reale al virtuale andata e ritorno, si inizia anche la collaborazione con il sito di un gruppo di coetanei che raccontano l'Italia di oggi cercando il cambiamento, quello vero. Come loro credo nella forza dirompente delle parole, perciò vado da loro a dire la mia! Chi sono? Dopo il primo articolo, saprete anche questo...
Non cambiate canale, 104 curriculum è per sempre!

giovedì 8 settembre 2011

Change di sedia

Riunione con persone mai incontrate prima, si deve organizzare una giornata di dibattito su più tematiche. So che lavorerò sulla tematica cultura con altri, ma non so chi, dei tanti che ho intorno.
Ad un certo punto mi accorgo che la ragazza di fronte a me cerca di attirare la mia attenzione, vuol dirmi qualcosa, ma sono troppo... - cecata, mi verrebbe da dire, e cecata dico - da leggere il labiale. Avrà pensato "questa dorme", si alza, mi viene incontro e mi dice, con un sorriso bellissimo: "sei seduta vicino al mio collega di tematica, facciamo un change di sedia, chè devo parlare con lui?".
Se prima non la vedevo, ora non la capisco. "Cosa dobbiamo fare!?", chiedo con naso arricciato, occhi strizzati e mano con movimento ad uncino alla Totò. "Un change di sedia!", pollice e indice nel segno dello scambio la aiutano ad esprimersi, o meglio, aiutano me a capire. "Ah, va bene", mi alzo e mi sposto.
Mentre giro intorno al tavolo grande, lungo e serissimo penso che quello è il mio primo change-di-sedia di tutta una vita. Come tutti, ho fatto cambi di posto innumerevoli volte, ma un change-di-sedia no, mai.
Un change di sedia.
Ma dico, stiamo scherzando!? Ma che bisogno c'è!?
E va bene "network" al posto di "rete", perchè fa più professionale, "management" al posto di "gestione" perchè fa più impegnato, "coffee break" al posto di "merenda" perchè fa meno scolastico (anche se "merenda" evoca il mondo fantastico delle scuole elementari), ma "change-di-sedia" perchè? Perchè questa inutile forzatura e violenza alla nostra lingua bellissima?
Già gli inglesi lamentano che noi italiani usiamo troppe parole, espressioni troppo ricche ed articolate, sinonimi e locuzioni di esempio, se sapessero che ci mettiamo pure ad importare senza freni le loro parole anche quando non necessarie...! Va bene l'evoluzione idiomatica, va bene che se non conosci l'inglese sei tagliato fuori dalle comunicazioni globali, ma con questi eccessi a sproposito rischiamo solo di macchiare di inchiostro da Union Jack la lingua più poetica al mondo!
Che poi questa in realtà è solo la conseguenza di un certo modo di pensare: in certi ambienti sono convinti, ma convinti proprio, che calare qualche parola inglese all'interno di un discorso qualsiasi basti per dare di sè un'immagine professionale o a rendere più interessante il discorso serio...
Il settore della cultura, in Italia, è pieno di project, brainstorming, fundraiser, planning, see-youstrategy... Che se vera cultura fosse, con un piccolo sforzo saprebbero trovare le corrispondenti parole in italiano corretto!

Mea culpa (latino - inglese: 1-0!): ogni tanto un colpo di management scappa anche a me, e in quei momenti non mi sento nè più interessante nè più professionale, semplicemente più... ridicola!

mercoledì 31 agosto 2011

Quando parliamo di lavoro

Ultimamente faccio fatica a capire di cosa parliamo quando diciamo di parlare di lavoro.
L'argomento è sempre molto attuale in Italia, in particolare all'altezza delle lettere L ed O, ovvero inizio e fine percorso lavorativo.
In questi giorni è più in auge l'argomento dopo-lavoro, ma non quella bella attività, sana e spontanea, dei ferrovieri, che dopo otto ore di turno massacrante hanno ancora voglia di fermarsi in stazione ad inventarsi qualcosa di creativo. No, si parla di dopo-lavoro, ovvero pensioni. Insomma, per affrontare la riforma del lavoro si comincia dalla fine, dalle pensioni... Se lo dicono a Steve Jobs, con la sua bella mente lucida ed analitica, ride da oggi fino a domani (quindi qualcuno per favore glielo dica, almeno gli diamo un po' di sollievo in un momento difficile).
Io quindi mi domando: non sarebbe meglio parlare di lavoro cominciando dall'inizio?
Forse dovremmo pensare ad una riforma globale che renda il mondo del lavoro (non chiamiamolo "mercato del lavoro", così freddo e riduttivo) realmente accessibile e più vicino ai giovani, e poi da lì studiare percorsi nuovi che conducano fino alla pensione. Per quel che possa valere la mia opinione, secondo me andrebbero sostenute ed incoraggiate tutte quelle iniziative in favore della flessibilità, dalla possibilità di orari differenziati a quella di lavorare anche non in ufficio (quando il tipo di lavoro lo permette), creare micro-gruppi di tre-quattro colleghi che debbano garantire obiettivi ed un monte ore totale, ma che possano poi organizzarsi autonomamente il lavoro al loro interno, e così via. Tutte iniziative, insomma, che realmente permettano di avviarsi al lavoro senza prendere la classica tranvata costituita da salto nel vuoto con triplo avvitamento, cioè: 1) capo inflessibile, 2) colleghi str...; 3) compenso misero!
Io inoltre mi domando: non è forse il caso che a parlare di regole di lavoro che cambiano siano quelli che a tali regole dovranno sottostare?
Ma cosa ne sanno 70enni imbolsiti da privilegi e diritti acquisiti, di cosa voglia dire lavorare senza tutele, senza previdenza, senza prospettive! Ma cosa ne sanno 40enni ereditieri che in fabbrica non hanno passato neanche un giorno, che alla catena di montaggio non sono passati neanche per gli auguri di Natale! Ma cosa ne sanno politici in mano ai palazzinari e palazzinari di politici di come si sta appesi per ore ad un ponteggio più precario... Il movimento "Forchette Rotte" (http://www.forchetterotte.it/)  a Palermo sta facendo piccoli miracoli, tipo portare la regione a prorogare un bando troppo estivo: ma che lavoro fa realmente chi quel bando l'ha scritto ed emanato? Perchè dobbiamo parlare di miracoli, quando parliamo di lavoro?
Pressapochismo, leggerezza, approssimazione... Questo c'è quando parliamo di lavoro!
E alla fine ancora mi domando: ma quando cominciamo veramente a parlare di lavoro!? 

lunedì 29 agosto 2011

Pranzo di lavoro - Ieri eravate a dieta

Ieri eravate a dieta, per cui avrete mangiato verdure cotte.
Oggi non lo siete più, per cui prendete gli avanzi di quelle verdure, qualcosa tipo cavolfiore e carciofi, e fatele a pezzi (pezzettoni). Prendete due ciotole e sbatteteci dentro un uovo, uno per ciotola... Sale e pepe ed in una versate i carciofi, nell'altra il cavolfiore. Per arrivare a delle belle frittelline non resta che... friggere!
Come condimento l'ideale è un'insalata forte, radicchio o pomodori.
è scientificamente dimostrato che mangiandone alternativamente una di cavolfiore ed una di carciofi, il procedere binario del gusto dolce e di quello amorostico annulla qualsiasi senso di colpa rispetto all'infrazione della dieta del giorno prima.
Si può anche fare la gara con i colleghi a chi riesce a mangiarne di più: in questo caso preparatene tante!
Buon appetito!

martedì 23 agosto 2011

Se questa è la ripresa...

Pagine e pagine di giornali e sul web dedicate allo stress da rientro, a dare consigli più inutili dei miei su come affrontare l'ansia da ripresa lavori, il supplizio delle foto di vacanza dei colleghi e il grigiore della città dopo tanto splendente blu di montagna riflessa nel cielo e verde di mare sconfinato.
Molta di questa inutilità è poi dedicata ai consigli per affrontare il grande caldo di questi giorni, nulla di nuovo rispetto ai suggerimenti del 2003 o ancora prima (in buona sostanza: bere tanta acqua, mangiare frutta e verdura, non uscire nelle ore calde e indossare abiti leggeri. Se trovate qualcuno che suggerisce di bere alcol, di indossare una pelliccia viola leopardata e uscire alle due di notte con gli occhiali da sole fate pure perchè potreste divertirvi molto, ma sappiate che è il medico di Mick Jagger).
Per tutti noi, quindi, 2 cappe calorosamente avvolgenti: afa ed inutilità.
Sarebbe superfluo perciò raccontare di Angela al lavoro ieri e oggi: un po' di caldo in ufficio, colleghi abbronzati, facce rilassate e buoni propositi, niente da aggiungere, come per tutti.
Se non fosse che l'impianto dell'aria condizionata in ufficio si è rotta un mese fa (e mi sono rotta anch'io, e anche le mie colleghe) e si è accumulato un tale caldo che lunedì è scattato l'allarme antincendio! Da non crederci!
Ovviamente non si aggiusta l'impianto, no, troppa fatica, meglio far pellegrinare le malcapitate per uffici ospitali elemosinando angoli di scrivania: sembriamo tre Linus con pc portatili, cavi di connessione e faldoni di carte al posto della rassicurante copertina...
Se vi è capitato di peggio, raccontate pure!

giovedì 18 agosto 2011

Il vero Capodanno

A quanto pare il vero Capodanno è Ferragosto.
Sei in vacanza, ma pensi al rientro, il clima è nettamente stagionalizzato e desideri che si passi presto all'altro estremo, le riviste ti propongono vestiti adatti a mesi lontani, ovunque in giro leggi e senti di persone che fanno il bilancio dell'anno trascorso e si preparano per quello nuovo, con tanti buoni propositi per ricominciare a fare ciò che facevano o avviare nuove attività.
Mi muovo nella media, nella confortante massa (Angela perfetto pubblico da mass-media, ndr) e mi ritrovo a riflettere sul passato e sorridere al futuro.
Il pensiero sul passato, su quest'anno trascorso è complesso, articolato: ho cambiato città, lavoro, orari, alimentazione (purtroppo), colleghi. Gli amici non li ho cambiati, perchè quelli restano tali anche senza essere insieme, però ne ho trovato alcuni nuovi, regalati dalle mille novità nelle quali mi sono lanciata, mentre altri li ho ritrovati, restituiti da un passato naturalizzato presente dalla tecnologia. Non ho cambiato l'impazienza applicata a tutto e l'incostanza applicata alla palestra.
Il sorriso al futuro invece è quello di sempre: storto e irregolare, spontaneo, innato; semplice, ma non facile, ora che ci stanno costruendo un presente prossimo da evitare accuratamente, zeppo di vecchie novità: ci si deve abituare alla precarietà, al far da sè, all'arte di arrangiarsi; le donne avranno minori possibilità di far carriera (e comunque saranno sempre meno retribuite rispetto agli uomini). A queste si aggiungono nuove verità (o aspiranti tali): alcuni emeriti studiosi dicono che è più facile affermarsi e far carriera se si è antipatici e distaccati; altri emeriti studiosi sostengono che ai nostri giorni il guadagno è direttamente proporzionale alla bellezza: in altre parole, più si è belli più si guadagna, che non varrebbe solo se si fa la modella o quell'altra attività, ma anche per i lavori più comuni tipo panettiere e avvocato. Gli emeriti di cui sopra, è evidente, fanno scattare una preoccupata risata... Rido si, ma se avessero ragione loro?
Ora parliamo di sorriso al futuro, ma mettetevi nei miei panni: bassina, rotondetta, comica fino all'esilarante... Che ... c'avrò da ridere!?

martedì 9 agosto 2011

Per lavoro ad agosto

Per lavoro ad agosto si cercano sponsor (e magari qualcuno, per sfinimento, qualcosa sgancia)!
Si seguono bandi e si propongono progetti, si organizzano eventi e si preparano associazioni.
Per lavoro ad agosto si partecipa ad incontri e riunioni e si sorride, anche senza voglia.
Si riordinano lentamente tutte quelle cataste informi di documenti che contengono mondi paralleli (bilanci, conti, contratti, biglietti di concerti, ricette, disegni dei figli dei colleghi, quel file tanto cercato ma che ormai non serve più... Mancano solo fogli unti fra due fette di mortadella e poi c'è tutto)!
Per lavoro ad agosto non si guardano le foto degli amici al mare, altrimenti diventa "valle-di-lacrime-ad-agosto", e si finge siano ognuno dietro una scrivania. Si può però pensare a quando ci si troverà in ferie a settembre... Non conviene, per lavoro ad agosto, neanche pensare al fresco della montagna, no non conviene, con 36 gradi in città.
Ricordarsi, per lavoro ad agosto, quant'è bella la città quasi vuota, che finalmente si può camminare senza fretta, girare per viuzze e negozi senza ressa, scoprire nuovi locali da ripassarci in autunno.
Si solidarizza ancor di più con chi il lavoro lo sta cercando, perché - sia gennaio, agosto o novembre - lavorare è sempre un onorevole diritto ma di questi tempi, purtroppo, diventa spesso un privilegio.

Per lavoro ad agosto si cerca qualche corso da seguire a settembre, perché per lavorare non bisogna smettere di studiare.

Per lavoro ad agosto si cerca di fare le cose più carine del proprio lavoro, perché ok, bella la città, la tranquillità e le vacanze che arriveranno, ma la verità è che... Voglia di lavorare non ce n'è proprio!

venerdì 5 agosto 2011

Italia e nuvole

In Italia è notte, è ancora notte alle 9 del mattino.
Ci muoviamo come quando si è al buio, senza distinguere le forme, gli oggetti e le persone, sbattiamo l'uno contro l'altro, cerchiamo una strada alla cieca; nessuno sa bene dove andare, cosa fare, cosa lo aspetta nella prossima mezz'ora.
Gli occhi degli amici sembrano sospettosi, le mosse sono furtive, tutto è ombra nell'ombra. Siamo tutti così perplessi, che anche quando arriverà la luce ci troverà impreparati, che andiamo a tentoni su e giù perché ancora non ci sapremo muovere.
In Italia è notte, è ancora notte.
Tutto è informe nel buio. Io riesco a distinguere solo i ragazzi come me, giovani non più giovani dal futuro già anziano. Una nuvola nell'ombra, già dimenticati, sovrastati da altri problemi. Distinguo le famiglie con i figli appesi al collo e gli anziani sulle spalle, tanti Enea che si fanno carico dei propri padri. Distinguo titoli su titoli, accumulati con belle speranze. Distinguo la forza e la speranza, il sacrificio ed il sorriso, la sveglia la mattina presto e le nottate sui libri, il discount e il bricolage, le biciclette e i passeggini, la tecnologia e l'ecologia.
Li distinguo perché quella nuvola è bianca, luminosa, esplosiva. Si muove, si allarga e, nonostante il buio, sorride.
Si muove e cerca di trascinare tutto il resto, di andare avanti, di attirare e trasmettere energia, innovazione e forza.
Non è autosufficiente, non può resistere all'infinito. Ha bisogno di sostegno e di fiducia, ha bisogno d'aria e d'acqua per spumeggiare e crescere.
Non lasciateci soli nella nostra nuvola, non trascinateci nel vostro buio.

mercoledì 3 agosto 2011

Pranzo di lavoro - C'è sempre lei

Prendetene una di medie dimensioni, lavatele la buccia e infornatela per circa un'ora.
Lasciatela raffreddare, sbucciatela, tagliatela a pezzettini e conditela con sale, aglio tritato fine fine fine, origano e olio. Lasciatela lì a riposare, tiepida è ottima, ma a temperatura ambiente è perfetta!
Se siete stati bravi (la ricetta è effettivamente difficile, non me ne voglia Sava, grande cuoca di http://pentolapvessione.wordpress.com/), avrete ottenuto un impasto morbido e buonissimo, da spalmare sui tristi cracker che tenete nel cassetto: li mangereste nervosamente pensando a colleghi e amici in ferie, mentre conditi così vi fanno dimenticare spiagge assolate e paesaggi di montagna!
...
Non posso credere che non abbiate ancora capito di cosa stiamo parlando... La protagonista assoluta! Lei, una bella melanzana!

martedì 2 agosto 2011

Ma tu che lavoro fai? - Parte III

Il mio è un lavoro a progetto.
Una sola semplice frase dai molteplici significati, come spesso accade con la lingua italiana, che ti permette di dire tutto usando due parole o niente scrivendo pagine e pagine, di essere compreso fra metafore e figure retoriche e frainteso quando parli semplicemente, che ti permette di smentire ed affermare utilizzando sempre le stesse parole... Ah, la lingua dei mercanti e dei poeti!
Mercanti di lavoro e poeti nelle intenzioni, posso dirvi che "il mio è un lavoro a progetto".
Potrei voler dire, cioè, che saltello da un contratto a progetto ad un altro, vivo fra Co.Co.Pro., strane creature dell'universo lavorativo, veri e propri freak contrattuali: si ostinano a chiamarli contratti atipici, ma cosa è rimasto in Italia di più tipico di un Co.Co.Pro.? Un vero simbolo generazionale, fra i 25 e i 35 tutti ne abbiamo o ne abbiamo avuto almeno uno!
In questo caso, comunque, voglio dire che il mio lavoro è scrivere progetti, che non significa, come ho già detto, che faccio l'architetto nè ingegnere.
Scrivere progetti significa dare una forma fattibile alle idee, comporle parte per parte. Vuol dire avere una visione prospettica su una determinata situazione, su un oggetto, un tema, un territorio e proporla in maniera articolata e convincente. Vuol dire mettere in gioco il proprio entusiasmo e attirare quello degli altri.
Talvolta può capitare anche di gestire i progetti che ho scritto o che hanno scritto altri, ovviamente se sono stati finanziati.
Dalla progettazione alla realizzazione tutto cambia: improvvisamente entrano in gioco dinamiche che nulla hanno a che vedere con il progetto stesso, si devono cercare gli alleati e capire chi sono i detrattori, bisogna armarsi di pazienza per spiegare e rispiegare, aspettare, attendere e aspettare.
Ti trovi in riunioni con lanciatori di nebbie e raccoglitori di dubbi, con menti belle come altopiani alpini o chiuse come valli strette, con giovani che stentano a modernizzarsi e anziani che vogliono collaborare.
Quintessenza della precarietà, è vero, però non è anche bello cambiare ogni volta colleghi e referenti...?
...Soprattutto se oggi mi levate davanti velocemente queste specie di mulini a vento!

mercoledì 27 luglio 2011

Pranzo di lavoro - Voi non potete

Voi non potete prendere un numero indefinito (almeno 12) di melanzanine piccole, lasciarle intere scavandole del contenuto, metterlo sotto sale e poi friggerlo, unirlo alla mollica cunzata (di cui ho già parlato in lungo e in largo) e pezzetti di pomodoro, riempirne le melanzanine, tapparle e friggerle, calarle nella salsa di pomodoro con basilico fresco e profumato e lasciarle a cucinarsi molto lentamente.
Voi non potete condire con questo sugo infinitamente buono le pennette appena cotte al dente, mangiandole mischiando pasta e melanzane, no, non potete.
E purtroppo non posso neanch'io, perchè le ho finite e non sono in Sicilia. 

domenica 24 luglio 2011

Aggratisse! - Curriculum formato... me!

Per ribadire la tendenza di Aggratisse! a dare consigli superflui su argomenti fondamentali, oggi si parla di... curriculum!
Lo spunto è (ri)nato dalla lettura di un articolo di Repubblica di qualche giorno fa: http://www.repubblica.it/tecnologia/2011/07/19/news/curriculum_blog-19304635/index.html?ref=search,
"Addio vecchio curriculum: per un lavoro meglio il blog". In un titolo, una combinazione delle tre parole che hanno fatto nascere 104curriculum: blog, lavoro, curriculum!
Secondo uno studio inglese (ma quanto studiano gli inglesi!? Esce uno studio inglese al giorno su qualsiasi argomento!) un po' ironico un po' serio , il curriculum formato europeo schematico ed omologato non funziona più, meglio personalizzarlo e avere una buona visibilità sui social network.
In linea di massima sono d'accordo con gli inglesi che, d'altra parte, riprendono un assioma difficilmente criticabile e forse neanche tanto nuovo (si sentiva proprio il bisogno di questo studio, che ha rivelato verità scomode e aperto nuove prospettive).
Sulla visibilità della propria immagine online diremo altrove, ora pensiamo al buon vecchio cv.
A me quel "personalizzare il proprio cv" mi pare abbastanza controverso (a-me-mi non si può dire, tantomeno scrivere, a meno che tu non sia Camilleri-che-si-prende-la-licenza-letteraria-per-far-esprimere-i-suoi-personaggi-esattamente-come-parlerebbero-se-fossero-reali. Non sono Camilleri, ma la licenza me la prendo ugualmente).
Con quel personalizzare 'sti genialoni inglesi intendono non tanto di adottare grafiche accattivanti o esprimere al meglio le informazioni contenute, no, loro consigliano di arricchire il proprio cv condendolo di dettagli non proprio reali, esattamente di "arruffianarlo"... Bravi! Bravi gli inglesini! Insegnamo ai ragazzi che a bluffare si vince, bravi!
No ragazzi, no: se lo stage è durato tre mesi, allora è durato tre mesi e si scrive che è durato tre mesi. Se l'azienda era piccola e a conduzione familiare, ma un po' vi spiace scriverlo perchè puntate ad una multinazionale, allora piuttosto che citare br...iefing e br...ainstorming e altre br...utte simili parole, meglio scrivere che eravate così pochi che il principale (bella espressione purtroppo in decadenza) offriva the e biscotti durante gli incontri... Questo si che è personalizzare per non farsi dimenticare!

Personalizzare il cv, per me, significa ad esempio, dare uno spazio ed una visibilità diversa alle informazioni.
Aggratisse! nell'ordine:
1. Se siete neolaureati o cercate un primo lavoro allora le informazioni relative alla formazione vanno in prima pagina, subito dopo i dati anagrafici;
2. Se invece qualche lavoro l'avete già fatto, avete superato i trent'anni e le ragazzine per strada vi chiamano signora/signore, allora no, non è proprio il caso di proporre in prima pagina una laurea vecchia di dieci anni, meglio spostare la formazione in coda e mettere in rilievo le esperienze professionali svolte.
3. Se avete fatto tanti lavoretti diversi, piuttosto che cancellare le voci perchè vi sembrano inutili, cercate di aggregarle creando dei sommari, servirà a fare chiarezza e a presentarvi come flessibili e dinamici.
4. Man mano che il curriculum prenderà corpo, i lavori si succederanno (ottimismo, accadrà!), allora a poco a poco potrete omettere le info meno utili, togliendole in base al destinatario del vostro cv.
5. Via libera a caratteri diversi,colori, intestazione personalizzata, una foto, qualche commento! Insomma si, per una volta ascoltiamo gli inglesi e personalizziamo, ma senza eccedere (a meno che non vi dobbiate candidare ad un posto di grafico creativo).

Non so dare modelli, ma si accettano richieste di pareri...!

PS. Qualche tempo fa si parlò del curriculum geneticamente modificato di qualche ministro, ricordo che fu duramente criticato e per un po' tutto il Paese ci rise sopra. Meditate gente, meditate...
PPS. Da quando ho aperto il blog molte persone, amici e sconosciuti, mi hanno chiesto un post con consigli e la mia opinione sul formato di cv da adottare e su come scrivere un buon cv. Pensavano avrei dato una risposta seria a questa richiesta, pensavano avrei affrontato con competenza e professionalità l'argomento... Come avete potuto leggere, si sbagliavano! Perchè non ho la competenza e la professionalità necessarie per farlo, ma soprattutto, ormai lo sapete, non ho la serietà richiesta...!

mercoledì 20 luglio 2011

Love and work (sequel)

Li ho rivisti ieri sera, sul treno del ritorno. Non li avevo più incontrati da quell'11 maggio in cui erano seduti di fronte a me e ho pensato i loro pensieri e disegnato il loro momento.
Ieri lei era sempre ancora stanca, lui entusiasta. Non so di cosa fosse entusiasta, ma era evidente che lo fosse. Ah no, lo so di cosa era entusiasta, della vita... Lei aspetta un bimbo!
Lei aspetta e lui ingrassa, ma questa non è una rarità, capita a moltissime coppie di lievitare insieme quando lei aspetta.
Anche lei era felice, chiaramente, stanca, ma felice. Ha tagliato i capelli, come fanno molte donne in gravidanza. Dicono sia per praticità, ma un mio amico psichiatra mi ha spiegato che fa parte di un meccanismo inconscio ben noto alla psichiatria e che riporta alla concezione radicata da secoli secondo la quale i capelli lunghi sono uno strumento di seduzione primaria, per cui la donna/madre li taglia pensando sia per praticità, ma in realtà perchè inconsciamente pensa di non averne più bisogno per sedurre (tutto ciò il mio amico psichiatra avrebbe saputo spiegarlo, anzi lo spiegò proprio, molto meglio e usando molte meno parole, bontà sua e dei suoi studi!).
Che belli che erano, anche ieri! Ancora affaticati dal caldo, ancora pendolari del lavoro e della vita, ancora così semplici e così veri, così belli!
Sanno benissimo, si legge nei loro occhi (per quanto dissimulanti d'entusiasmo), che a breve entreranno a pieno diritto nelle famiglie cui questo nostro Paese non offre alcuna assistenza, alcun aiuto, alcun servizio. Sanno benissimo che sarà un saliscendi di suocere (dalla lieve lieve lieve inflessione dell'accento si avverte una certa origine partenopea...) perchè non potranno pagare una babysitter tutti i giorni tutto l'anno, e lei comunque non potrà lasciare per troppo tempo il lavoro o il lavoro lascerà lei.
Sanno benissimo che fra pappe e pannolini se ne andrà un mare di soldi mentre le entrate saranno il solito torrente che rasenta sempre più la secca.
Lei sa benissimo che in questi mesi leggerà consigli inutili da parte di mamme famose e sfrontate nella loro insolenza, che ti dicono come crescere figli e pensare a te stessa, dimenticando di dirti che lavorano in proprio, hanno un marito facoltoso e uno stuolo di babysitter che neanche un nido aziendale (mentre lei sa benissimo che non avrà neanche il nido aziendale).
Sanno benissimo tutto ciò, e io non voglio smorzare il loro entusiasmo richiamando solo aspetti negativi.
Sanno benissimo tutto ciò e sono belli apposta, perchè hanno gli occhi limpidi di entusiasmo e felicità. Quanto ridevano ieri! Ridono alla faccia delle beghe politiche e della crisi sociale, con quella beata felicità senza misura, che niente e nessuno, per quanto stupido e potente, potrà intaccare.
Auguri ragazzi!

venerdì 15 luglio 2011

Tu o Lei?

Tu - con i capelli corti, jeans e zainetto tipo studente, Lei - gonna e tacchi.
Tu - se stai zitta in un angolo, Lei - quando dimostri di avere qualcosa da dire.
Lei - se parli di questioni troppo alte, tu - se parli di contatti che vorrebbero raggiungere.
Lei - gli alunni di terza che ti vedono come una anzianotta, tu - che ogni tanto scappa agli alunni di prima che ti chiamano come la maestra.
Tu - se corri a prendere la metro con mille cose in mano, Lei - quando leggi un libro in tram.
Tu - quando sentono al telefono una voce da ragazzina, Lei - quando leggono il curriculum.
Lei - fino a quando mi osservavano a vista per capire se ero la collaboratrice giusta, Tu - adesso che risolvo mille problemi.
Tu - fino a quando dicevo si, Lei - da quando sono iniziati i no.
Lei - per le cene di lavoro, Tu - quando vai a scarpinare per riunioni in posti impensabili.
Lei - fino a quando non riesci a strappare una risata, tu - fino a quando non dici qualcosa che li metta in gioco.
Non ci ha pensato Lei? Tanto ci pensi tu!

Tu o Lei misurano ancora il grado di professionalità che il contesto intorno a te ti assegna?
Cambio mille volte nell'arco della giornata, specchiata nella percezione sempre diversa di chi mi sta davanti.
In ogni caso, anche se a volte denota disistima, preferisco sempre il tu, "la dott.ssa" non si volta mai, "Angela" è un lasciapassare per la mia attenzione!

sabato 9 luglio 2011

Ma tu che lavoro fai? - Parte II

La settimana scorsa mi sono arrivate le bozze di una monografia che ho in pre-stampa e di un articolo da inserire in un volume di atti di un convegno al quale ho partecipato tempo fa.
Ieri, invece, sono tornata a casa a parlare di casa, cioè sono tornata all'Università di Messina per presentare ad un convegno un progetto su Savoca, il mio bel paesello di residenza, al quale lavoro come consulente archeologo.
Tutto questo per dire, in sostanza, che per lavoro io studio, mi occupo di ricerca.
Ehm, chiaramente non faccio saltare in aria laboratori con esperimenti chimici che non riuscirebbero mai, data la mia innata tendenza alla distrazione, nè sto lì ore ed ore a cercare di capire come fa a galleggiare un corpo immerso in un liquido, e non voglio neanche sapere com'è che vola l'aereo che prenderò (Etna permettendo!) domani.
Mi occupo di ricerca scientifica in campo umanistico.
Il meccanismo è semplice: ci sono state anni fa un'istituzione, un'università, una fondazione, un'agenzia europea che a turno hanno investito su di me, ritenendo fosse utile pagare per farmi continuare a studiare anche finita l'università. E questo di per sè già costituisce lavoro, qualcuno ti paga non per fare belle acconciature, non per difenderlo in tribunale, non perchè vendi frutta buonissima o tinteggi pareti che manco Leonardo, ma per studiare. Non è meraviglioso!?
Anche adesso questo è il mio lavoro, ora che committenti vari, che sanno che ho studiato tanto tanto tanto, mi cercano perchè studi ancora di più, magari su argomenti specifici. E così mi è stato chiesto di studiare non solo monetine e muri antichi, ma anche bandi  per l'energia e il management nel settore agroalimentare... E ho imparato cose diverse, delle quali mai pensavo mi sarei interessata (io e i catalizzatori esausti cosa avremmo in comune adesso, se non l'essere esausti!?)...
E così rispondo alla domanda di cui sopra: è meraviglioso!

P.S. Ovviamente studiare non è un lavoro, vero, noooo, ci mancherebbe! Come si potrebbe pensare che stare ore chiusi in un laboratorio o in una biblioteca sia un lavoro? No, solo ti passi il tempo! D'altra parte, se fosse un lavoro vero e prestigioso sarebbe ben remunerato, porterebbe delle tutele, i contratti sarebbero più tipici di un buon formaggio altoatesino, darebbe credito e ascolto da parte di tutti.
Fortunatamente, non trattandosi di un lavoro vero, tutto questo non accade. Fortunatamente la protesta dei ricercatori ha avuto pochi giorni di visibilità sui media e non grande seguito; la nostra classe dirigente tutta fortunatamente non ascolta i suggerimenti di chi studia da anni a proposito di nuove tecnologie, di energia, di ambiente, di lavoro, di dinamiche sociali, di medicina, di beni culturali e fortunatamente si affida ad una forsennata improvvisazione.
Fortunatamente faccio anche un altro lavoro, altrimenti non sarei qui a raccontarvi quanto è bello fare ricerca, ma me ne andrei di corsa a cercare qualcosa di più stabile e duraturo.

domenica 26 giugno 2011

Aggratisse - Come cercare e creare contatti di lavoro

Argomento gettonatissimo, alto rischio di dire ovvietà...
Argomento gettonatissimo soprattutto in un divenire storico così rapido in cui essere nessuno e spacciarsi per l'Uno è un attimo (RED ALERT: ovvietà level 1).
Vista la povertà del settore, nonchè la stagnazione di determinati rapporti e dinamiche, io direi, per cominciare - così ho fatto - di guardare ed ascoltare, considerando qualsiasi input, qualsiasi segnale, qualsiasi titolo di giornale una possibile fonte di contatti futuri: insomma, sveglia! Mi rendo conto che può sembrare poco credibile un invito da parte mia ad ascoltare e, soprattutto, guardare con attenzione, essendo ormai nota e proverbiale la mia miopia, ma quello che si deve attivare nel cercare contatti di lavoro è una vista mentale ampia, che faccia andare oltre il contingente e vedere il potenziale. Peraltro, a causa della miopia di cui sopra, mi sono trovata al centro di scenette esilaranti (vedi tu che novità!), attaccata a manifesti pubblicitari di iniziative culturali per leggere i dettagli dei loghi di partner e sponsor... (RED ALERT: ovvietà level 2).
Ci sono stati periodi in cui, per seguire io stessa il consiglio di cui sopra, mi sono trovata sommersa di ritagli di giornali, post-it con appuntati nomi e luoghi improbabili, indirizzi mail che non ero più in grado di ricondurre ad una persona o un ente... Per evitare, quindi, di essere spazzati fuori casa voi e il vostro disordine di carta, non resta altro che aggiungere: sintesi! Effettuata la raccolta, ripassate tutto il materiale con spirito critico - molto critico - ed eliminate tutto quello che, con un minimo di buon senso, riconoscete come superfluo, inutile o proprio di nessun interesse per voi. Un esempio per tutti: se non avete alcuna intenzione di alzarvi la mattina e non trovarvi il mare davanti andando a lavorare, beh, dite addio a quell'interessantissimo contatto in Trentino!
Occhio soprattutto a dimensionare o addirittura escludere tutto quello che alla fine non è funzionale a ciò che vorreste fare o vorreste essere: sono una grande fan della dura e faticosa gavetta, quel percorso personalissimo che ognuno di noi costruisce giorno per giorno, apprendendo ad ogni esperienza qualcosa in più.
Sono anche una grande fan della parola "multifunzionale", del saper fare più cose, perchè anche dalla più infelice delle esperienze si può portare con sè qualcosa da riversare in un nuovo lavoro. Tutto ciò, però, andrebbe fatto cercando di tenersi lungo la linea ideale dei propri sogni, o almeno in prossimità di essa (RED ALERT: ovvietà level 3).
Bene: se avete seguito fin qui, ora dovreste avere una piccola rubrica e una mappa di posti da frequentare per incontrare persone interessanti: allora movimento! Partecipate ad incontri, sentite di cosa si parla in giro, come si muovono i colleghi intorno a voi. Chiaramente è un investimento in termini di tempo, soldi, fatica e come ogni investimento porta risultati se fatto bene, con pazienza, semplicità e un po' di faccia tosta in certi casi! (RED ALERT: ovvietà level 4). 
Ricordiamo, comunque, che si tutto è utile, ma niente sia utilitaristico: i vostri contatti professionali sono anzitutto contatti umani, pur con il dovuto distacco: perciò sempre correttezza e umanità! (RED ALERT: ovvietà level 5). 
Quando nel frattempo avrete letto libri, partecipato a seminari, ascoltato dischi e concerti, e penserete di essere avanti a tutti, i migliori di tutti, che solo per la vostra preparazione il mercato non dovrebbe altro che offrirvi mille opportunità, allora... Umiltà! Imparare e ancora imparare, anche mentre non state più aspettando, anche quando vi sembra di capire molto meglio dei vostri referenti, anche quando a parlarvi è l'ultimo arrivato...
Anche quando a parlarvi sono io, con i miei consigli strampalati! (Green: GO)!

domenica 19 giugno 2011

Pranzo di lavoro - E domani...?

Perchè iniziare con una triste pausa pranzo con un triste piatto unico di dietetica bresaola una triste settimana enogastronomica?
Non è meglio far rosolare mezza cipolla nell'olio e farci saltare dentro funghi con zucchine e carote, il tutto al profumo di timo, preparare nel frattempo una bella besciamella con latte, farina, burro e un pizzico di sale e poi condirci le lasagne e tenerle in forno per una ventina di minuti?
Meglio! Facile e decisamente meglio!
Domani isolarne una porzione abbondante da riscaldare nel microonde sarà ancora più facile e piacevole!
Sul perchè mi trovo a cucinare funghi nel caldo di un bel giugno inoltrato ora non posso spiegarlo, vi basti sapere che da un paio di giorni ne sto rivalutando la dimensione estiva...

Il consiglio sul piatto della settimana, miei affezionati chef, lo potete immaginare: aborro la besciamella già pronta! Dedicatevi un quarto d'ora di tempo per voi e preparatela in casa, oggi è domenica e potete farlo, la besciamella già pronta la usa chi non si vuole abbastanza bene...
Buon pranzo, amici, oggi e domani!

giovedì 16 giugno 2011

Quasi un circo

La sveglia, caffè, macchina, altre macchine in coda, confusione, rotonde con mille uscite non segnalate, ritardo su ritardo, due uomini in strada che si prendono a calci e pugni per una richiesta di informazioni, la fiera, un'afa impropria.
Cultura nei capannoni, cultura comunque ben fatta,  partecipazione.
Sorprese, amici vecchi di cinquant'anni, compagne di scuola di una vita fa, coca-cola ghiaccio limone, caffè, caffè, caffè.
Riunione con: Chiusura e incapacità, Prudenza e solarità, Ascolto, Precisione e critica, Pazienza tanta pazienza, Disinvoltura, padronanza, boss.
Macchina, altre macchine in coda, sole forse al tramonto, strada libera, città, sorriso.
Bicicletta, relax, tg.
Piatti, pc, silenzio, stop.

martedì 14 giugno 2011

Ma tu che lavoro fai? - Parte I

Le due certezze dell'anno: prima o poi il Natale arriva, prima o poi l'anno scolastico finisce.
E così, anche per quest'anno, è finita la scuola (in attesa del 25 dicembre per altre certezze)...
Che importanza ha? - vi chiederete - per te dovrebbe essere finita da un pezzo...
Facciamo un passo indietro.
Qualche mese fa, la rivista Walk On Job ha pubblicato un'inchiesta http://www.walkonjob.it/articoli/902-articoli/211-il-doppio-triplo-quadruplo-lavoro-larte-di-vivere-da-precari-multitasking sui tanti giovani che svolgono più di un lavoro, spinti dalla precarietà, dagli stipendi bassi, dal desiderio di essere autonomi e da tutti quegli altri motivi che noi precari conosciamo bene ma che coloro che dovrebbero conoscere meglio di noi (e risolvere) spesso ignorano.
L'articolo in questione descrive bene questi equilibristi del multilavoro, quella che si potrebbe definire "Generazione 1000 € = 300+400+300", anche detta "un lavoro non basta mai"...
Bene, io mi trovo lì, ben schierata nelle file numerose, assolutamente non coperte e in allineamento sparso dei giovani con tanti lavori!
Per questa ragione, quando mi domandano "tu che lavoro fai?", la risposta non è mai semplice, anzi, di un'articolazione tale che richiederà più post per essere esaustiva.
Cominciamo dal lavoro più normale, o regolare... Forse sarebbe più corretto dire, cominciamo dal lavoro più facilmente definibile con una parola (gli altri, vedrete, sono incarichi non spiegabili con meno di 35 parole): insegnante, anche detta prof.
Eh si, qualche giorno fa sono stata fra i tanti docenti che hanno esultato più dei loro alunni per la fine della scuola, che hanno lanciato in aria il registro per la gioia, che l'hanno scritto su facebook che la scuola era finita, hanno brindato col prosecco e hanno chiamato amici e parenti per condividere la felicità!
Si, si, vi posso garantire che ho fatto tutto ciò! Il che diventa ancora più esilarante se considerate che ho insegnato per sole 5 ore alla settimana...
In realtà l'anno scolastico non è ancora finito, domani consegneremo le pagelle alle famiglie, poi dovrò riportare il registro in segreteria e altre amene attività burocratiche, ma quel che conta è che sono finite le lezioni! Niente più ragazzini urlanti e bambini lamentosi, niente più colleghe sagge e stressate, anziane cariatidi lanciate contro le giovani supplenti, niente più!
Ma soprattutto: niente più genitori per i quali il proprio figlio è sempre e comunque il migliore della scuola, anche quando ti parla del muro di Dublino e delle famose mareggiate in Lombardia, per i quali la scuola deve formare delicatamente per cui non puoi mettere la nota sul registro "o il ragazzo si traumatizza", per i quali 9 è un brutto voto e tu non sei abbastanza preparata per giudicare il loro tesssoro! Niente più!
Il lavoro dell'insegnante è un lavoro nobile, di valore, ma purtroppo oggi i poveri docenti devono lottare contro mille fonti di delegittimazione che li rendono "pupi" all'occhio degli alunni, quegli stessi alunni che dovrebbero, invece, guardarli con curiosità e ammirato rispetto.
Certo, dal punto di vista umano non ha pari: guardi i ragazzi e vedi come saranno, come potrebbero diventare, come non saranno mai. Ti raccontano le loro storie, i viaggi, le speranze... Conosco, senza averle mai viste, famiglie, fidanzatine, camerette...Fra una supplenza e l'altra ho accumulato già qualche anno di insegnamento in diverse materie e in giro per parecchie scuole, e non c'è un paio di occhioni preadolescenziali che un prof. possa dimenticare...
Eppure non basta... Quando svolgi un lavoro che non ti piace, per il quale non ti senti adatto, è difficile trovare qualcosa di positivo, che ti renda leggeri gli obblighi e i sacrifici... Se a questo si aggiungono madre preside e padre insegnante, per cui sento parlare di scuola da quando sono nata... Beh, amici e colleghi, perdonatemi se non ne potevo proprio più!
W la scuola pubblica!

lunedì 6 giugno 2011

Pranzo di lavoro - Relax

Sbattere tre uova lentamente, con calma e delicatezza, tanto non devono montare a spuma.
Sbucciare due zucchine e affettarle a rondelle, lasciandole cadere dolcemente nell'uovo.
Tagliare a pezzetti mezza scamorza affumicata, assecondandone gli angoli.
Aggiungere la pancetta dolce, mangiandone qualche dadino come assaggio.
Salare e pepare.
Disporre una pastasfoglia tonda in una teglia adatta per forma e dimensioni e versarci sopra l'impasto, sistemandolo con un cucchiaio.
Piegare i bordi ed infornare, nel forno già caldo.
Ammirare la torta salata mentre cuoce lentamente, per circa 40 minuti: il condimento si asciuga, la torta si gonfia, i bordi prendono un bel colore dorato, il profumo esce dal forno.
Lasciarle tutto il tempo di raffreddare e mangiarla, l'indomani, facendo due chiacchiere con i colleghi, possibilmente evitando di parlare di lavoro.
Provare per credere: se riuscirete a fare tutte queste operazioni con la giusta calma e serenità, mi ringrazierete per avervi in qualche modo regalato un momento di relax.

venerdì 3 giugno 2011

Aggratisse! - Come chiedere le ferie se ancora non hai un lavoro

Inizia Aggratisse! - Consigli in libertà!
Premessa necessaria: sono convinta che i consigli si possano dare solo sulla base di un'esperienza vissuta direttamente e che comunque vanno adattati al contesto di ciascuno di noi.
Per queste ragioni, i consiglidi Aggratisse! prenderanno sempre spunto da avvenimenti realmente accaduti e saranno comunque molto generici, in modo che ognuno ne possa prendere la parte che interessa, trascurando i dettagli che potrebbero compromettergli la carriera...
Cominciamo subito con un argomento spinosissimo, la richiesta di ferie al terzo giorno di lavoro... Starete pensando "ma figurati, chi è che va a parlare di ferie al terzo giorno di lavoro!? Non esiste! Non si fa!"... Amici, vi garantisco che l'ho fatto!
Che poi in teoria quelle ferie non le avrei neanche chieste, non mi interessava molto fare vacanza: lavoro tanto atteso e appena iniziato, persone mai viste da conoscere, un sacco di cose nuove da imparare... Diciamo che in assoluto la vacanza non mi interessava in quel momento.
Già, "in assoluto", perchè poi c'è da scendere "nello specifico", e nello specifico in quel momento si avvicinava Pasqua e tutti sanno quant'è bella la Pasqua in Sicilia: pensi al giro dei sepolcri con le amiche il giovedì, al pesce fresco il venerdì, alla granita+mare+giretto a Taormina del sabato, alla salsicciata della Pasquetta...
E le amiche sparse per l'Italia pronte a tornare al paesello che ti chiamano come le sirene di Ulisse "vieni Angy, vieni! Saremo tutti lì a divertirci, non puoi mancare solo tu"... Come fai a non resistere, come!?
E così, con una nonchalance degna di un notaio quando emette la parcella come se parlasse di spiccioli, con la stessa simulata indifferenza di chi sbircia l'oroscopo al quale non crede ma non si sa mai s'avverasse, m'avvicino al mio referente (conosciuto neanche una settimana prima), esattamente la persona che dovrebbe fare da garante del buon esito del mio lavoro, che sta a me come l'uomo del monte sta ai raccoglitori di ananas (se ha detto si lui, io continuo a lavorare), e butto lì un "vorrei capire come organizzarmi per Pasqua"...
Stava camminando due passi avanti a me, si ferma, si gira, mi guarda come se gli avessi detto "vorrei capire come organizzarmi per la prossima spedizione sulla luna" ed enigmatico risponde "adesso vediamo".
Diciamo che come risposta non è stata proprio incoraggiante, e così non sono più tornata sull'argomento. Alcuni giorni prima di Pasqua guardo qualche sito web di compagnie aeree, pensando che magari da un momento all'altro poteva arrivare la telefonata liberatoria: Milano-Catania costa già come andare alle Barbados con tanto di cocktail di benvenuto, perciò rinuncio.
Inizia la Settimana Santa: giovedì in ufficio, venerdì mattina in ufficio, venerdì pomeriggio squilla il cellulare, è lui. "E allora, questa Sicilia", "ehm, no, veramente non ne abbiamo più parlato e ho pensato fosse meglio restare qua"... "Me lo sono completamente dimenticato, ma tu potevi riprendere l'argomento... Per noi potevi tranquillamente andare, non c'ho proprio pensato a dirtelo"!

Era la Settimana Santa, non potevo esternare ad alta voce i miei pensieri, e non posso neanche adesso, ma su un paio di cose possiamo qui discutere:
1. Lavorare è bello, ma fare vacanza pure, vale la pena d'insistere, meglio se con stile ed educazione, l'invasione di mail e post-it non credo porti risultati.
2. A quanto pare io avrei male interpretato il tono della risposta, per cui possiamo dire che il metodo "tipo-disinteressato" aveva funzionato... Avanti ragazzi, un bello specchio ed esercitazione seria e costante, la faccia da "mi-trovo-qui-per-caso-e-il-pensiero-che-mi-passa-per-la-testa-te-lo-dico" non si improvvisa!

martedì 31 maggio 2011

Pranzo di lavoro - Avanzi

Avete 5-6 patate vecchiotte e non sapete cosa farci? Avete comprato affettati e formaggio in abbondanza che lanciano l'ultimo disperato urlo per richiamare la vostra attenzione prima di finire duri e secchi? Avete latte e uova? Si, li avete, ingredienti immancabili di qualunque cucina con i requisiti minimi di decenza...
Bene, avete un buonissimo gattò di patate, in potenza... Per avercelo in atto, mentre fate bollire le patate e le uova, sminuzzate gli affettati e un pezzo di formaggio tenero ma non molle (che so, una provola). Pelate le patate e passatele nello schiacciapatate (che è un'attività divertentissima!) e mischiate con metà dello sminuzzato, un po' di latte per ammorbidire e alleggerire e, se lo ritenete necessario, un uovo sbattuto. Disponete uno strato l'impasto in una teglia dell'altezza di metà teglia, sopra fate uno strato di sminuzzato più le uova sode a pezzetti e sopra ancora un ultimo strato di impasto di patate.
Spolverate in superficie con pangrattato e mettete in forno già caldo... Onestamente non mi ricordo quanto caldo, fate circa 200°...
Non mi ricordo neanche quanto tempo deve cuocere... Fate 45 minuti e poi andate ad occhio, osservando la doratura della superficie.
Alla fine sarà comunque buonissimo da mangiare a qualsiasi temperatura, latitudine e altitudine!

Beccatevi 'sta "botta de curtura", amici: prima che mi colmiate di commenti su come si scrive gattò, sappiate che si scrive gattò, la forma italianizzata del gateaux (torta) francese...
Beccatevi un consiglio di vita, amici: diffidate da chi fa il gattò di patate con il purè in scatola, qualcosa non quadra!

venerdì 27 maggio 2011

Ma è un problema a scadenza!?

Escono i dati ISTAT, ogni trimestre-quadrimestre, con il grande botto del bilancio annuale, tipo quello di qualche giorno fa. E cosa accade in Italia? Ooooooh! Stupore! Meraviglia! Toh guarda, i disoccupati aumentano! Ma va!? Chi l'avrebbe mai detto...!?
Seguono 3-4 giorni di polverone, ancora più polverone ad effetto se si è sotto elezioni come in questo periodo, e poi?
E poi cala il silenzio, non si cercano soluzioni, il problema svanisce come una nube di cenere vulcanica...
Il problema svanisce nelle stanze ben arredate di ricchi amministratori, svanisce nelle bollicine di chi brinda a champagne pure il semplice acquisto di un paio di scarpe, svanisce negli scatoloni di archivi di dati non più consultabili. Svanisce solo qui. Per il resto rimane ben attaccato sulle spalle e sul futuro delle persone.
La disoccupazione è proprio come la nube di cenere del vulcano dal nome impronunciabile, come ogni fenomeno nei nostri tempi, ha una dimensione virtuale ed una reale che non sempre coincidono.
In entrambi i casi, nel mondo virtuale della tv e, per certi aspetti, dell'informazione in genere, si fa fatica a parlarne perchè hanno un nome impronunciabile (ci sono persone, in Italia, per le quali è più facile dire pubblicamente "Eyjafjallajökull" piuttosto che "la disoccupazione aumenta"), i due fenomeni restano alla ribalta per pochi giorni, occupano pagine sempre più lontane dalla prima e poi, nel giro di una settimana al massimo, svaniscono.
Nel mondo reale, invece, il fenomeno arriva e sono in pochi ad accorgersene, a subirne la presenza.
Poi la nube di cenere e di disoccupazione aumenta, aumenta, aumenta... E copre ogni cosa, ogni attività, alcune arriva addirittura a bloccarle del tutto. E lascia persone a terra, impossibilitate a ripartire. Con la nube puoi affrontare un breve viaggio, prendere il treno, ma non puoi volare in alto.
Come la nube di cenere non impedisce, spesso, agli aerei privati di ricchi e potenti di decollare comunque, così la disoccupazione poco infierisce su chi vive in un'economia solida e in crescita.
Si, è proprio la stessa cosa: tiri a campare, a passare la giornata, speri la nube si diradi presto, si sposti altrove, svanisca... E mentre pensi, ripensi e speri, guardi chi vola alto mentre tu respiri cenere, le tue prospettive e il tuo sguardo vengono troncati subito, l'orizzonte non è più una linea ma un tratteggio sfumato, più effimero della sua stessa natura irreale.
Parliamone, parliamone sempre e ancora noi, perchè la nube si allontani, scompaia da sopra le nostre teste bisogna soffiare forte, e solo noi, da giù, ce la possiamo fare!