Benvenuti!

13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


lunedì 30 luglio 2012

Nonostante tutto

Nonostante i detersivi siano in una busta sulla poltrona del salotto, i bastoni delle tende appoggiati sul letto, il casco sia arrivato in bagno.
Nonostante tre confezioni di pasta sotto la scrivania, un tamburello sopra il mixer sopra un monitor del pc sopra il condizionatore.
Nonostante nella libreria si trovino scatole di bracciali e collane, palline morbide antistress, appunti spese, un pennello asciutto e cos'altro? Ah si, libri.
Nonostante scatoloni di cd, l'armadio vecchio fatto a pezzi e i resti accumulati dietro la porta, nonostante 13 sacchi di immondizia, nonostante l'impegno a continuare con la differenziata, nonostante stia mangiando pasta e pizza ogni giorno.
Nonostante le olimpiadi che mi piacerebbe seguire momento per momento, nonostante il caldo, nonostante la piscina invitante, nonostante il nastro carta sul leggio e gli spartiti in balcone.
Nonostante non trovi più, in questo delirio, un telefonino, certe preziose fotocopie e il quaderno appunti.
Nonostante tutto questo, portatile sulle ginocchia e lavorare!

lunedì 16 luglio 2012

Come il Made in Italy

Credo di essere in grado di spiegare, con un esempio semplice che non ha nessun riferimento a fatti realmente accaduti, la storia del finto Made in Italy.
Ti viene richiesto di fare una determinata cosa, la fai, bene o male, ma lo fai.
Pensi di non averla fatta neanche tanto bene, visto che non ti viene detto nulla (tipo "ok, va bene").
Questo qualcosa viene poi utilizzato da chi te l'aveva richiesto, quindi forse l'hai fatto un po' bene, ma fa niente, pensi che l'avrebbe potuto fare chiunque.
Arriva un chiunque, un qualcuno piovuto non si capisce bene nè da dove nè perchè, e si appropria del tuo operato, e lo usa come fosse produzione propria, con il consenso di chi inizialmente te l'aveva commissionato.
Quest'ultimo arrivato, però, del tuo lavoro conosce la forma, non la sostanza, e a ben guardare, non ha neanche le tue capacità artigiane e creative, per cui il tuo prodotto non lo sa utilizzare e valorizzare come meriterebbe; lo svilisce, al massimo gli riesce una sbiadita imitazione.
Lo espone al pubblico, come se fosse in commercio, tentando di venderlo (ovviamente con propria etichetta).
Ma il pubblico, si sa, è vario. La maggior parte va di corsa, non ha tempo per approfondire, per stare troppo a sentire, e se la forma è bella entra e compra distratto, impacchetta e porta via, pensando con granitica certezza di aver fatto un affare.
Poi c'è quello attento, accorto. C'è la crisi e non si può stare a spendere e spandere senza prudenza.
E' quella parte di pubblico che conosce il proprio mestiere, che viaggia, che ogni giorno ascolta voci diverse, che insegue innovazione e tradizioni, contenuti e bellezza, che non si accontenta di una cosa qualunque. Che prima di acquistare, passa in rassegna il prodotto da cima a fondo. Non c'è niente da fare, non c'è inganno che tenga: quello, se non è originale e ben fatto, non compra.
Ieri, con una storica sentenza, il vero Made in Italy ha vinto su falsi e imitazioni, esaltando sè stesso e ricordando al mondo la propria unicità.
L'esempio si conclude qui.
Sono solo delle slide, delle frasi, delle immagini. Salto certe fiere e certi giri di giostra, lasciandovi fare mentre vendete souvenir da turismo globalizzato: il pubblico che acquista il mio lavoro è ben altro, ama la qualità.

mercoledì 11 luglio 2012

Cervelli e cuori in fuga

Ogni volta che politici e professoroni con minimo 40 anni di carriera devono (devono, perchè non vorrebbero, ma sono costretti a farlo dall'opinione pubblica e da un contesto sociale che urla giustizia) parlare dei tanti ragazzi italiani emigrati all'estero, che sia Europa o oltre, alla ricerca della realizzazione professionale che nel nostro Paese manca, i suddetti partono con statistiche, numeri, elenchi, tematiche, analisi fredde e decontestualizzate.
Quello che mi incuriosisce di più in queste storie, invece, è proprio il contesto affettivo che viene trascurato da larghissima parte degli studiosi ma costituisce in realtà la particolarità di ogni storia, quell'insieme di emozioni del prendere e lasciare, del cambiare e del mantenere, del ricordare e prospettare che sono la leva principale della partenza.
Ci pensavo l'altra sera, mentre ascoltavo "Crossroads" il cd di Paolo Tomaselli, giovane e bravissimo chitarrista che ha lasciato Milano - e una Italia forse ancora troppo restia alla musica emergente - per la blinding New York (potete ascoltarlo a questo link http://paolotomaselli.bandcamp.com/album/crossroads). Il suo jazz fresco, profondo ma non pesante porta con sè tutti i colori della memoria e del percorso di chi, per scelta o per necessità, ha deciso di partire, di aprirsi a nuovi orizzonti, di guardare nuove luci e ascoltare rumori e suoni di città inesplorate. C'è malinconia ed entusiasmo, c'è profumo di cucina mediterranea e di tecnologia della Silicon Valley, ci sono le Alpi in lontananza e Central Park sotto ai piedi, c'è quello che si era e quello che si vorrebbe essere e i suoi progetti e i suoi sogni rappresentano, fra melodie e armonie nuove e originali, quelli di tanti ragazzi che provano a realizzare un pezzo di sè.
La sfida di Paolo, poi, è ancora più importante, visto che sta provando a mordere la Grande Mela direttamente al cuore della sua cultura musicale.
Lasciamo da parte numeri e statistiche e pensiamo davvero a questi ragazzi, alla loro sfida, alle loro emozioni. Tutti noi che siamo rimasti qui diamoci da fare per rendere l'Italia tutta un posto migliore per chi ci vive e facile da difendere per chi dall'estero fa di tutto per mantenerne alto il nome.

lunedì 9 luglio 2012

Aggratisse! - La rete

Le potenzialità del web non smettono di sorprendermi... E da blogger è una bella affermazione!
Dovrei parlare con naturalezza della rete senza se e senza ma da mesi, e invece, come ogni fenomeno di una certa importanza, ogni giorno mi stupisco davanti a nuove scoperte e osservando il meccanismo di causa/effetto che sul web spesso è ancora più rapido che nella vita reale.
Da anni mi occupo (fra le altre cose) di sviluppo e marketing territoriale senza troppo parlarne, perchè non è un lavoro semplice da spiegare e a volte preferisco evitare di perdermi in lunghe narrazioni che alla fine non portano da nessuna parte. Insomma, talvolta anche persone che sento e vedo spesso non sanno esattamente che lavoro faccio. E poi...
E poi vengono pubblicate (con il consenso, ovviamente) delle slide preparate da me per un incontro pubblico con operatori del settore e nel giro di due giorni arrivano telefonate di amici che chiedono "sei proprio tu o è anonimia?" insieme a persone che vogliono discutere di lavoro!
Bello il potere della rete di amplificare qualsiasi informazione, di darle anzi una vita propria con un ritorno inatteso e piacevole.
E allora il consiglio Aggratisse! lo immaginate già: pubblicizzate su internet le vostre attività, le competenze e ogni esperienza che ritenete utile per chi potrebbe essere interessato al vostro lavoro.
Dall'altra parte del monitor c'è qualcuno che aspetta di sapere che ci siete e che lavoro fate!

venerdì 6 luglio 2012

Curriculum di rara bellezza

Da quando ho aperto il blog capita abbastanza spesso che amici e conoscenti mi girino il proprio curriculum per avere la mia opinione se è presentato in maniera chiara, se è troppo lungo o dispersivo e così via. 
Capita pure che alcune persone mi girino il loro cv pensando che dietro di me ci sia chissà quale agenzia di comunicazione e chiedono di collaborare, evidentemente non mi conoscono abbastanza... Anzi, non mi conoscono affatto!
Io non sono una esperta di valutazione curriculum, ne ho inviati tanti - questo si! - ma più che un parere e un'aggiustatina alla forma non posso fare, per questo motivo è un tipo di attività che non mi appassiona particolarmente.
Oggi però il curriculum da sistemare graficamente ha attraversato l'Italia intera, è arrivato da mia mamma, allegato al messaggio "non riesco a cancellare alcune cose, vedi che puoi fare. Grazie. Mamy". 
E io che posso fare? Mi sciolgo per quel bellissimo "grazie. Mamy" e mi metto a leggere e sistemare!

mercoledì 4 luglio 2012

Casa dolce casa

Gli farò una statua, lo coprirò di lodi in pubblica piazza, ne citerò il nome ogni tre parole.
Lo proporrò per il nobel, come senatore a vita, presidente onorario di qualcosa di bello. E in tanti mi seguiranno, ne sono sicura, perchè in tanti, senza saperlo, gli vogliono bene, soprattutto donne.
A te, Jack Nilles, va oggi il mio più sentito ringraziamento!
Chi è? Il principale teorico del telelavoro, colui che una quindicina di anni fa ha incominciato ad introdurre negli USA il concetto e le potenzialità del lavoro svolto da una sede diversa da quella aziendale/istituzionale (solitamente casa propria).
Oggi ho lavorato beatamente da casa, e tutto è andato bene fin dall'inizio, visto che mi sono svegliata mezz'ora dopo risparmiandola dalla solita oretta di viaggio... Niente traffico, niente semafori da rincorrere (il siciliano, si sa, quando vede il giallo pronto a diventare rosso si fionda come se si trattasse di un invito a superare l'incrocio), niente autoradio che sulla canzone più bella perde il collegamento perchè sei in galleria o in prossimità di una chiesa che ha sul campanile il ripetitore di Radio Maria. Niente afa insopportabile, niente mail che appena le apri ti chiedono la conferma di lettura per cui tutti sanno che sei arrivato. Niente vicini invadenti, niente pranzo al baretto...
Il lavoro da casa lo fai dalla postazione più comoda, nella stanza più fresca, con la tuta più sformata. Puoi fare una pausa appena ti ricordi che hai la biancheria da stendere, invece di pensarci tutto il giorno dall'ufficio e sperare non si bagnino con la pioggia improvvisa.
Puoi guardare il telegiornale e pensare che era meglio non guardarlo, puoi ascoltare musica e sbirciare qualche video mentre bevi il caffè. 
Puoi ridacchiare per stupidaggini di casa ed immergerti nel tuo lessico famigliare. Puoi lavorare ad orari insoliti, infornare la torta e mandare le mail mentre il profumo riempie la stanza. 
Puoi fare un tuffo in piscina, tanto ci metti un attimo a tornare davanti al pc!
Secondo me da casa si lavora più tranquilli e leggeri, insomma, si lavora meglio
E' il controcanto di chi si porta la casa sul posto di lavoro, il tentativo meglio riuscito di lavorare in un ambiente accogliente che aiuti la concentrazione e stimoli l'inventiva. 
Oggi ho fatto tanto, questa si chiama una bella giornata lavorativa!

lunedì 2 luglio 2012

Per rispetto della privacy

Qualche giorno fa è successo un episodio a lavoro che ho pensato subito fosse da raccontare qui sul blog, troppo divertente!
Ci sono voluti però quattro giorni di riflessione per capire come raccontare di una persona che ha violato la privacy di altre, senza farlo a mia volta... Servirebbero le capacità di uno sceneggiatore, perchè la gag è complessa... Ci provo!
Ufficio, caldo storico-mitologico (nel senso di Scipione e Caronte messi assieme), stanchezza per il lavoro arretrato e insofferenza verso il mondo, o viceversa, tanto è uguale.
Entra il nostro vicino di ufficio, un giovane datato, giovane dentro diciamo, rappresentante di una associazione che opera in ambito socio-sanitario, e prova a fare il simpatico: un po' agita fogli a mo' di ventaglio, un po' sorride e un po' parla. Ma soprattutto straparla.
Ora non ricordo quali e quanti furono i passaggi necessari per arrivare a parlare della salute della collega seduta di fronte a me, ma ricordo benissimo che ha esordito dicendo "io per rispetto della privacy certe cose non posso dirle, però...": però le ha dette, tutte.
La collega era sbalordita, lo guardava domandandosi "non può aver detto questa cosa qua e quell'altra là, e ancora un'altra", mentre lui sciorinava dettagli che era una bellezza!
Non pago e soddisfatto, sapendo da buon volontario che si può sempre dare di più, è passato nella stanza accanto dall'altra mia collega e, brandendo il più profondo senso della privacy, non solo le comunica di essere a conoscenza di certi suoi dettagli medici, ma le dice pure nome, cognome e ospedale di appartenenza di chi gli aveva girato l'informazione! E' stato un momento bellissimo, da vedere: la ragazza esterrefatta che non ha potuto produrre altro che un sorrisino di circostanza e lui in trionfo!
Torna dal primo bersaglio e, sempre nel massimo rispetto della privacy, qualora ci fosse sfuggito qualcosa, inizia ad elencarci tutti i dettagli di cui era a conoscenza, con tanto di commento didascalico e aggiungendo di tanto in tanto un elegantissimo "se vuole una spalla su cui piangere, ci sono qua io".
A questo punto mi domando dove arriveremo e penso sia il caso di fermarlo. Scrivo in chat alla collega: "fa' qualcosa, mandiamolo o non la smette più", lei è disarmata, l'unica cosa che le viene in mente è fingere uno svenimento. In un lampo penso "oddio no, se no questo attacca con altri dettagli connessi allo svenimento" e propongo per una bella randellata sul ginocchio (quello sano, perchè uno ce l'ha mal messo, secondo quanto ci ha detto sfuggendo il suo senso della privacy), ma evidentemente risulto troppo violenta visto che la controproposta della collega è di passare la palla (mai metafora fu tanto appropriata) alla collega dell'altra stanza, la quale secondo me stava già sporgendo denuncia verso quella spia dell'infermiera.
Insomma, scrivo all'altra collega sfoderando un grande classico del diversivo da ufficio: fingi una chiamata per me. Funziona! Fa squillare il telefono e lui magicamente decide sia giunta l'ora di andarsene, offrendo ancora una volta, per chiusura di scena, la spalla su cui piangere.
L'episodio, per il quale ho riso alle lacrime guardando le facce perplesse delle ragazze, mi ha fatto pensare alla vecchia disposizione dell'ufficio, un openspace che, se fosse rimasto tale, a quest'ora l'avremmo dovuto dividere con il banditore, tenendolo così aggiornato, senza minimamente volerlo, su tutto...
Che dire..? W il cartongesso, ha salvato la mia privacy e il suo menisco!