Benvenuti!

13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


giovedì 20 settembre 2012

Quando finisce un lavoro

C'è chi si butta a capofitto a cercare altro, c'è chi ride a crepapelle perchè la disoccupazione gli ha restituito un po' di profumo di vita, c'è chi si sente abbandonato e tradito.
Quando finisce un lavoro ci sono mille diverse reazioni, mille domande e altre mille ricerche che partono, curriculum che volano da una casella mail ad un'altra ed un'altra e un'altra ancora.
In ogni reazione, però, qualunque essa sia nel ventaglio che va da un esagerato sconforto all'eccessivo entusiasmo, c'è una profonda dignità, c'è coraggio, c'è resistenza.

Ieri sera ero con un gruppo di coetanei: uno avrebbe iniziato a lavorare oggi, una ha finito ieri, un'altra che ha chiuso una carriera cambiando completamente settore e si sta formando per essere all'altezza, io che cerco di stare in equilibrio fra un incarico e una consulenza, un'avvocatessa che non ha mai l'assoluta certezza che dopo un cliente da assistere ne arriverà sicuramente un altro...
Si vedevano pensieri rimbalzare da una testa all'altra, pensieri pesanti, profondi, che toccano le scelte di vita più serie e impegnative, che riguardano case e vacanze, mutui e bambini, solidarietà ed egoismo. Eppure nessuno che si lagnava, nessuna lamentela, nessuna pacca sulla spalla. Abbiamo riso tutto il tempo, raccontando aneddoti, ricordando amenità, cattive figure, momenti di mutuo soccorso... che bella serata!
Le stanno tentando tutte per rubarci presente e futuro, per farci credere che non saremo mai all'altezza, per toglierci spazio e tempo... Ma noi, noi resistiamo! Noi ridiamo e andiamo avanti!
Tenetevi i vostri privilegi, tenetevi strette le pensioni, le tredicesime e le quattordicesime, tenetevi le vostre granitiche certezze pesanti come macigni che stanno sgretolando la fragilità che ci avete costruito sotto! Che forza che siamo noi, precari dal sorriso facile!
Che forza che siamo noi, che andiamo avanti e resistiamo!

sabato 15 settembre 2012

ENVOY chiama Italia, ENVOY riflette Italia

Letteralmente "aggrappata" alla connessione internet del bar dell'aeroporto, rifletto dopo una ulteriore fase del progetto ENVOY.
I referenti della Bulgaria, Paese ospitante, li abbiamo salutati frettolosamente ieri sera, in una partenza in autobus rocambolesca e con tanto di passaggio notturno della frontiera che fa tanto clandestini di ritorno!
Le delegazioni dei Paesi partner, Italia inclusa, sono partite, e io qui aspetto il mio volo (lunga lunga attesa) e rifletto.
Ripenso a queste giornate di lavoro, un lavoro privilegiato, che mi permette allo stesso tempo di fare ed osservare, ignorare e capire, arrabbiarmi e pazientare.
Penso a chi ci ha ospitato offrendo semplicità, concretezza, contenuti, dignità e simpatia e mi emoziono ricordando certi sorrisi gentili, certi spazi semplici, certe osservazioni così profonde.
E ripenso al gruppo italiano: tutti (me inclusa) sempre confusionari, in ritardo... Ognuno per i fatti suoi, ognuno ad inseguire il proprio caffè, a guardare il proprio telefonino, a parlare un inglese stentato, a lamentarsi ed annoiarsi. Non è una riflessione rivolta a nessuno in particolare, nè solo a quelli che eravamo presenti all'evento, per quanto da lì arrivi l'ispirazione... In questa descrizione improvvisamente, mentre davanti mi passa l'Europa che corre al lavoro, che prende un aereo per cercare nuove fortune, che con passaporto romeno vende un'insalata greca ad un tizio che sembra inglese, io vedo l'Italia disordinata, che non ce la fa a stare al passo. Un'Italia senza idee e senza contenuti e ho paura che sia tutto così il nostro Paese...
Poi ripenso pure alle risate fatte in questi giorni, a come siamo riusciti a risolvere anche questioni molto ingarbugliate, a come riusciamo, nonostante tutto a farci volere bene, e allora spero... spero... Spero che per il prossimo evento ENVOY non ci siano tutti questi intoppi e che adesso il mio volo si decida a comparire sul tabellone del check-in!

lunedì 3 settembre 2012

Aggratisse! Consigli da monologhi

Oggi ho avuto tre-ben-tre telefonate con una persona che ha il brutto vizio di impostare un dialogo come fosse un monologo, cioè parla solo lei.
Una chiacchierona come me certi post non dovrebbe scriverli, ma almeno a me in molti riconoscono capacità di ascolto e nel dialogo, soprattutto di lavoro, do spazio a tutti! 
Questa persona di oggi no, assolutamente! Da quando ho risposto al telefono non ha fatto altro che parlare lei, granitica, sicura, affrettata, con un tono a metà fra il "uè ciccètti, rapido!" e il "presto che devo correre a togliere la pentola dal fuoco che si sta bruciando!", insomma: insopportabile!
Ogni mio tentativo di inserirmi nella discussione, approvare, spiegare, è stato inutile, secondo me aveva il discorso scritto e si era pure esercitata a leggerlo tutto d'un fiato, altrimenti è fisicamente  impossibile che ci sia riuscita con naturalezza e spontaneamente!
Peraltro non è la prima volta che lo fa, anzi, tutte le volte che ci parlo al telefono è sempre la stessa storia, ormai sono preparata all'assalto del carrarmato!
Sono certa che di persone così ne incontrate ogni giorno anche voi e allora i consigli Aggratisse! sono due:
Aggratisse! n. 1: riconoscere il nemico. Le persone con la tendenza monologa le riconoscete subito, perchè non parlano. Come non parlano? Si, in realtà i tipi così sono abbastanza taciturni, stanno zitti per ore e poi esplodono! Schiaffano in faccia agli altri tutto in una volta quello che normalmente si direbbe in tre giornate lavorative e ritornano al loro silenzio. Guardatevi da colleghi troppo poco socievoli, stanno per scoppiare.
Aggratisse! n. 2: neutralizzarlo. Inutile provare a disarmarlo, è troppo ben fornito. Inutile anche evitarlo, starà zitto per ore, giornate, interi Co.co.pro., ma prima o poi vi arriverà addosso, e allora lì potrebbe essere la fine. Non resta quindi che neutralizzarne l'effetto: preparatevi un caffè, leggete una rivista, scambiate quattro chiacchiere... Ovviamente non con lui, con altri mentre lui si sfoga senza sosta!