Benvenuti!

13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


martedì 31 maggio 2011

Pranzo di lavoro - Avanzi

Avete 5-6 patate vecchiotte e non sapete cosa farci? Avete comprato affettati e formaggio in abbondanza che lanciano l'ultimo disperato urlo per richiamare la vostra attenzione prima di finire duri e secchi? Avete latte e uova? Si, li avete, ingredienti immancabili di qualunque cucina con i requisiti minimi di decenza...
Bene, avete un buonissimo gattò di patate, in potenza... Per avercelo in atto, mentre fate bollire le patate e le uova, sminuzzate gli affettati e un pezzo di formaggio tenero ma non molle (che so, una provola). Pelate le patate e passatele nello schiacciapatate (che è un'attività divertentissima!) e mischiate con metà dello sminuzzato, un po' di latte per ammorbidire e alleggerire e, se lo ritenete necessario, un uovo sbattuto. Disponete uno strato l'impasto in una teglia dell'altezza di metà teglia, sopra fate uno strato di sminuzzato più le uova sode a pezzetti e sopra ancora un ultimo strato di impasto di patate.
Spolverate in superficie con pangrattato e mettete in forno già caldo... Onestamente non mi ricordo quanto caldo, fate circa 200°...
Non mi ricordo neanche quanto tempo deve cuocere... Fate 45 minuti e poi andate ad occhio, osservando la doratura della superficie.
Alla fine sarà comunque buonissimo da mangiare a qualsiasi temperatura, latitudine e altitudine!

Beccatevi 'sta "botta de curtura", amici: prima che mi colmiate di commenti su come si scrive gattò, sappiate che si scrive gattò, la forma italianizzata del gateaux (torta) francese...
Beccatevi un consiglio di vita, amici: diffidate da chi fa il gattò di patate con il purè in scatola, qualcosa non quadra!

venerdì 27 maggio 2011

Ma è un problema a scadenza!?

Escono i dati ISTAT, ogni trimestre-quadrimestre, con il grande botto del bilancio annuale, tipo quello di qualche giorno fa. E cosa accade in Italia? Ooooooh! Stupore! Meraviglia! Toh guarda, i disoccupati aumentano! Ma va!? Chi l'avrebbe mai detto...!?
Seguono 3-4 giorni di polverone, ancora più polverone ad effetto se si è sotto elezioni come in questo periodo, e poi?
E poi cala il silenzio, non si cercano soluzioni, il problema svanisce come una nube di cenere vulcanica...
Il problema svanisce nelle stanze ben arredate di ricchi amministratori, svanisce nelle bollicine di chi brinda a champagne pure il semplice acquisto di un paio di scarpe, svanisce negli scatoloni di archivi di dati non più consultabili. Svanisce solo qui. Per il resto rimane ben attaccato sulle spalle e sul futuro delle persone.
La disoccupazione è proprio come la nube di cenere del vulcano dal nome impronunciabile, come ogni fenomeno nei nostri tempi, ha una dimensione virtuale ed una reale che non sempre coincidono.
In entrambi i casi, nel mondo virtuale della tv e, per certi aspetti, dell'informazione in genere, si fa fatica a parlarne perchè hanno un nome impronunciabile (ci sono persone, in Italia, per le quali è più facile dire pubblicamente "Eyjafjallajökull" piuttosto che "la disoccupazione aumenta"), i due fenomeni restano alla ribalta per pochi giorni, occupano pagine sempre più lontane dalla prima e poi, nel giro di una settimana al massimo, svaniscono.
Nel mondo reale, invece, il fenomeno arriva e sono in pochi ad accorgersene, a subirne la presenza.
Poi la nube di cenere e di disoccupazione aumenta, aumenta, aumenta... E copre ogni cosa, ogni attività, alcune arriva addirittura a bloccarle del tutto. E lascia persone a terra, impossibilitate a ripartire. Con la nube puoi affrontare un breve viaggio, prendere il treno, ma non puoi volare in alto.
Come la nube di cenere non impedisce, spesso, agli aerei privati di ricchi e potenti di decollare comunque, così la disoccupazione poco infierisce su chi vive in un'economia solida e in crescita.
Si, è proprio la stessa cosa: tiri a campare, a passare la giornata, speri la nube si diradi presto, si sposti altrove, svanisca... E mentre pensi, ripensi e speri, guardi chi vola alto mentre tu respiri cenere, le tue prospettive e il tuo sguardo vengono troncati subito, l'orizzonte non è più una linea ma un tratteggio sfumato, più effimero della sua stessa natura irreale.
Parliamone, parliamone sempre e ancora noi, perchè la nube si allontani, scompaia da sopra le nostre teste bisogna soffiare forte, e solo noi, da giù, ce la possiamo fare!

lunedì 23 maggio 2011

Pranzo di lavoro - Il mio piatto... forte!

Ricordate i tre amici della cucina, melanzana peperone e zucchina always together!? Bene, son tornati!
Stavolta in una versione molto ma molto più buona... La Caponata!
Dicono sia il mio piatto forte... Beh, non so se è vero, ma forte lo è di sicuro!
Come prima mossa tagliate a pezzettoni due melanzane e mettetele sotto sale, nel frattempo friggete (senza cuocere troppo), sempre a pezzettoni, in quest'ordine: due-tre patate grandi, tre peperoni (uno per ogni colore, giallo, rosso, verde), una zucchina tagliata a rondelle.
Infine friggete le melanzane. E ora, la mossa vincente: riversate tutto nella padella, aggiungete qualche pomodoro pelato, olive, capperi e sedano, e una sploverata di zucchero e uno spruzzo d'aceto per l'agrodolce, e... Avete davanti un capolavoro!
Qualche bravo nutrizionista penserà che la caponata non sia adatta alla pausa pranzo, che dovrebbe essere leggera...
Sbaglia! La caponata ha una funzione lavorativa non indifferente!
Offritela ai colleghi antipatici e vedrete il doppio effetto:
1. Già solo sentendo il profumo si ammansiranno e diventeranno docili e tolleranti, pronti a farvi qualsiasi favore pur di ottenere il bis (voi tenete la caponata ben in vista, tipo "memento mori").
2. Guardateli attentamente mezz'ora dopo pranzo: nessuno parla, nessuno grida, nessuno protesta... E certo! Con un piatto così li avete stesi e vi siete guadagnati una giornata di pace!
Buon appetito!

venerdì 20 maggio 2011

Aggratisse!

Una nuova rubrica, come anticipato, arriva ad arricchire il già meraviglioso blog 104curriculum!
Molti di voi, con i mezzi di comunicazione più disparati (facebook, mail, di persona e per interposta persona, con striscioni sotto casa, urlando di corsa in metro) da quando ho aperto il blog mi hanno chiesto consigli su "come trovare lavoro".
Le mie risposte, ovviamente, sono sempre vaghe, oniriche e surreali, perchè ad una domanda così generica e particolare allo stesso tempo è difficile dare una risposta adeguata, soprattutto per chi, come me, è vago, onirico e surreale per sua natura!
Io, peraltro, ho faticato un bel po' prima di trovare questo lavoro, che è quello che mi impegna tanto da trascurare ogni tanto il blog, ma mi da grande soddisfazione: ho fatto altre cose, ho rifiutato proposte, ho iniziato lavori poi non terminati, ho fatto tanti errori prima di arrivare qui...
Insomma, ho fatto la mia sana e seria gavetta!
Un percorso strano, lungo e articolato, che onestamente non credo basti a legittimarmi a dare consigli su come fare...
Se una profana come me si mettesse a dare consigli in materia, peraltro, farei saltare dalla sedia tanti professionisti del settore, seri e titolati "indirizzatori di carriera", selezionatori ed amatissimi head hunter (i famosi cacciatori di teste, i più affezionati lettori del blog ricorderanno quando mi sono espressa su di loro...!), che avrebbero giustamente da ridire sulla scarsa professionalità e sull'inesatezza dei miei consigli... "Questa ragazzuola manda allo sbaraglio stuoli di cerca-lavoro"...
Beh, solo sentirlo dire è già un buon motivo per iniziare!
E allora... Al via "Aggratisse!", la rubrica dei consigli in libertà!
Affronteremo ogni volta un argomento diverso, dalla selezione dei selezionatori all'abbigliamento al colloquio di lavoro, dal format per il cv a come creare un buon rapporto con i colleghi di lavoro (altre strategie dopo la n. 1, ovvero offrire polpette).

Questo è un blog democratico, si sa, per cui l'argomento verrà scelto a maggioranza attraverso un sondaggio settimanale al quale vi invito a partecipare da subito...

Questo è un blog semiserio, si sa... Armatevi di pazienza ed ironia: la prima vi servirà quando non troverete risposta alle vostre domande, la seconda vi aiuterà a divertirvi comunque e farvi un sacco di risate!

mercoledì 11 maggio 2011

Love and work

Era la più stanca, la più sfiorita, la più serena. Il suo uomo accanto, suo marito, come raccontavano le fedi di entrambi, bombate e lucidissime. Se fosse stata truccata, anche solo un trucco leggero, e magari abbigliata con un dettaglio interessante, sarebbe stato uno dei volti più gradevoli nel vagone, invece era semplicemente abbandonata alla stanchezza, totalmente incurante, quasi incosciente, del suo estremo pallore. Lui, un buon uomo. Tutto era semplicità intorno a loro, tutto era modestia e dignità, dagli occhiali a stanghetta di lui al gilet fatto a maglia di lei (o da lei?), alle loro camicie simili, millerighe sui toni dell'arancio, più intensa la camicia dell'uomo, più tenue quella femminile.
Lei appoggiata sul sedile senza ritegno, lasciata andare lì così, come dopo l'ultima opportunità, quando non hai più nulla per cui lottare. Lui tranquillo, pacato e pacioso, non gli affideresti i tuoi soldi, ma neanche gli nasconderesti i tuoi conti.
Intimi ma separati, avviliti dal caldo della carrozza senza condizionatori, dove tutti si fanno aria agitando ventagli improbabili, mentre loro restano fermi, lei sonnecchia nell'afa, lui smanetta col telefonino.
Poi lui con la sua solita calma tira fuori dalla borsa di lavoro un foglio bianco, con una tabella stampata su un lato, e da lì ha inizio la magia. Le loro teste si avvicinano, gli occhi dicono che il cervello si è risvegliato, rimesso in moto a ragionare. Leggono e commentano, fanno calcoli, sbagliano, ricominciano il ragionamento, sorridono, si domandano chissà come andrà, rileggono i dati della tabella, arriverò in ritardo, perderò la coincidenza, il capo si arrabbierà, i colleghi sparleranno.
Chissà quale dimensionamento, quale leggina, quale decreto avrà comportato un cambiamento nell'orario dei treni, chissà quale rivolo insignificante di tagli orizzontali.
Non importa saperlo, il risultato è lì, in quel ragionare al minuto gli spostamenti, in quel sostenersi, capirsi, in quella paura che un possibile ritardo faccia saltare il lavoro.
E lì c'è l'impatto sulla vita delle persone delle decisioni prese da altri, che vivono altrove, con altre priorità, altre esigenze, altri interessi. 
E lì c'è che se non fossero precari forse la paura non ci sarebbe.

La luce attraversa i vetri sporchi dei finestroni del treno e ammolla tutti nel bianco, fastidiosa, abbagliante, tagliente.
Loro no, loro li accarezza, li abbraccia, si fonde con la loro aura leggera e semplice. E stanca.

mercoledì 4 maggio 2011

Open-space open-mind? Mah!

All'inizio degli anni 2000 andava tanto di moda l'openspace, ovvero uno spazio aperto entro cui vivere o lavorare, ottenuto attraverso l'abbattimento di muri e barriere in casa e nei luoghi di lavoro. L'openspace ebbe un gran successo di applicazione, poichè sociologi, architetti, esperti di risorse umane e quant'altri professionisti del lavoro si affannavano a lodarne le positive ricadute sull'umore e la resa dei lavoratori.
Dopo un paio di anni di openspace già non se ne parlava più. Tutt'oggi è un'espressione abbastanza desueta (come desueta è una parola desueta), usata raramente nelle riviste di arredamento che trovano soluzioni improbabili pur di farti apparire più grande il monolocale...
Talvolta in passato mi sono domandata quale fosse il motivo alla base dell'oblio, ma non avevo trovato una risposta valida, la motivazione che spiegasse la caduta verticale da boom a flop.
L'ho scoperto oggi: in un openspace non si capisce niente!
L'openspace non libera la mente del lavoratore, la riempie di cose che non lo interessano e non vuole conoscere. E abbassa la produttività, ne sono certa!
Il mio ufficio si trova in un grande salone diviso in due da una fila di armadi e vari altri oggetti simili (archivi e scaffali)  la cui funzione originaria sarebbe appoggiarli al muro, non lasciarli in mezzo a dividere spazi.
Dall'altro lato della barricata ha sede un'associazione di simpatici ragazzi che discutono in libertà.
Il risultato è che da due ore cerco di far quadrare i conti di un piano finanziario entro il quale fluttuano misteriosamente circa 100.000 € che appaiono e scompaiono magicamente...
La concentrazione si mischia alle loro chiacchiere, al profumo del pranzo (abbastanza buono di solito, ma si sente che non seguono la rubrica "Pranzo di lavoro", loro), al fax che trilla, al telefono che squilla, alla segretaria che urla! E dei 100.000 nessuna traccia!
Già so come andrà a finire: non riuscirò a ritrovarli e collocarli al posto giusto, ma in compenso conosco le abitudini della neonata figlia di una, i problemi dell'altro e le loro prossime attività! Delle prime scoperte non mi interessa granchè, ma conoscere in anticipo le loro attività potrebbe aiutare: li prenderò in contropiede, i calcoli e i bilanci sono rimandati ai giorni delle loro uscite programmate!