Benvenuti!

13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


domenica 1 settembre 2013

A volte ritornano...

E a volte, purtroppo, no.
A volte, finite le ferie, i lavoratori italiani ritornano al proprio posto di lavoro.
A volte, però, questo non accade perchè le fabbriche ad agosto hanno chiuso per non riaprire più, spesso ad insaputa degli stessi dipendenti che si ripresentano ai cancelli e trovano solo lucchetti e catenacci.
A volte, finita l'estate, maestre ed insegnanti tornano a scuola e a volte no, perchè tagli e contrazioni li hanno resi "soprannumerari", ovvero anime vaganti in cerca di una classe cui trasmettere qualcosa.
A volte a settembre stagisti ben retribuiti da aziende virtuose tornano in sede ad imparare nuove competenze e a volte no, perchè le vacanze loro non le hanno fatte, visto che il finto stage serviva solo a farli lavorare per coprire le ferie degli altri e adesso vengono elegantemente rispediti a casa.
A volte, fra chi cerca disperatamente un lavoro, fra chi l'ha perso, chi ne è insoddisfatto, chi lo vorrebbe cambiare, trovi anche lavoratori felici, che forse non hanno tanto, ma quanto meno apprezzano la propria condizione, sempre più eccezionale in un paese con il 39% di giovani disoccupati.
A volte si riesce ad essere solidali e rispettosi, si mette da parte l'individualismo e non ci si lamenta della "sfortuna di dover tornare a lavoro", ma anzi si cerca di lanciare messaggi di incoraggiamento e sostegno, attraverso i social network e con azioni concrete, verso chi in settembre come unico lavoro ha quello di cercare un lavoro.
Poi entro su facebook e passo su twitter e tristemente vedo che a volte, purtroppo, no, proprio non si riesce.

Summary: Sometimes, finished the holiday season, the Italian workers return to their workplace and somethimes, unfortunately, no.
Sometimes we try to be in solidarity with those who have lost their jobs or cannot find it and we show respect to their plight. Then, however, on social networks you can find many people who complain about having to go back to work: this we are becoming, people individualistic and self-centered.

lunedì 1 luglio 2013

Valore

Oggi continuo a domandarmi come si determina il valore del nostro lavoro.
Lasciando da parte l'aspetto economico - che in generale ha un ruolo importante, per cui ne riparleremo in un post dedicato - mi domando quanto peso abbia ciascun elemento nella determinazione e definizione del valore del lavoro.
La mia domanda non riguarda neanche una comparazione fra diversi lavori da inserire in una scala dimensionale che dimostri come uno vale più dell'altro (anche perchè da socia di una Banca del Tempo, ho trovato la chiave - tutta solidale - che equipara le ore lavorate da una cuoca con quelle di un avvocato!). No, mi domando proprio all'interno dello stesso lavoro, quali sono gli elementi di osservazione che portano a dare valore diverso ad attività apparentemente uguali.
Dipende dal tipo di lavoro, certamente: in alcuni casi è la velocità di esecuzione, in altri la raffinatezza dei dettagli, la preziosità della merce.
Qualunque sia il valore del vostro lavoro, o meglio, del vostro intervento nell'attività che svolgete, affrettatevi a cercarlo ed identificarlo. Affrettatevi a capire qual è l'elemento (o gli elementi, ma massimo due o tre) che vi rende unici, che fa sì che la vostra mano sia riconoscibile, che il vostro intervento si faccia notare, che il vostro passaggio lasci il segno. Può essere un fattore determinante o secondario, poco importa, importa trovarlo. Basti pensare a quei dentisti la cui capacità d'intervento è di pari livello a tanti colleghi; ma poi trovi quello che mentre lavora ti spiega passo passo quello che fa, ti rasserena e rassicura e per voi, pur non avendo aggiunto nulla dal punto di vista tecnico, diventa immediatamente il dentista migliore sulla faccia della terra. Ecco, trovate il vostro "quid" in fretta, individuatelo e... E - sorpresa! - valorizzatelo.
Riconoscere il giusto valore al vostro valore, è l'aiuto migliore che potrete darvi. Lungo la carriera si incontrano così tante persone pronte a sminuire il lavoro degli altri (per gelosia o incapacità di comprenderne, appunto, il valore), si incontrano così tante persone indifferenti, si incontrano così tanti megalomani e distratti, che dovrete essere ben sicuri di voi e ben certi della vostra unicità per andare avanti.
Questo post contiene dei consigli e dovrebbe stare pertanto nella rubrica "Aggratisse! Consigli in libertà", ma vorrei tanto che fosse permeato in tutto e per tutto da questa riflessione profonda sull'importanza di dare un valore alla propria attività e difenderlo, per farlo crescere e portarlo avanti. Per questa ragione questo consiglio, così importante e, per una volta, così serio, è spontaneo e gratuito, ma non è "Aggratisse!".

domenica 16 giugno 2013

Happy! End...?

Siamo la generazione del "tutto ha un inizio e tutto ha una fine", abituati a ragionare su lavori a tempo, con scadenza tipo buone mozzarelle. E così oggi, che si è ufficialmente concluso un progetto di lavoro, dovrebbe essere un giorno qualunque.
In realtà, sarà perché ci ho lavorato per lungo tempo, ma forse più probabilmente perché ho messo tanto di me in questo lavoro - non solo competenze e conoscenze, ma soprattutto aspettative, passione, interesse, forza, tempo - un giorno qualunque non lo è per niente.
È piuttosto un giorno di ricordi e di risate, di consapevolezza del tanto lavoro svolto, di "si poteva fare meglio" (come talvolta recito monotona nella mia mente) e "angoli della mente che diventano curve nella memoria" (come molto più poeticamente canta Francesco De Gregori).
Di ritorno a casa dall'evento di chiusura del progetto, musica a tutto volume e un occhio attento alla bicicletta (che sono contenta di aver portato con me sul treno per la prima volta!), prendo atto che il progetto è proprio finito, che le tante persone con le quali ho collaborato, litigato, imprecato, riso, faticato, adesso, esattamente come me, vanno per la propria strada.
Però Tiziano Terzani mi ha spiegato e dimostrato come la fine può essere un inizio, e allora porto a casa i "sentiamoci, non perdiamoci di vista", i vari "dobbiamo ancora lavorare insieme" e allo stesso tempo "che bello che arrivano le vacanze e ci si riposa". Ma soprattutto mi porto un blocco d'appunti che, fra una fermata e l'altra del treno, in un'onda di entusiasmo, stanno già prendendo una bella forma!
Grazie a tutti i miei compagni di questo lungo viaggio, che mi hanno insegnato a come fare e anche a come non fare, forse non leggerete mai questo post, ma tanto lo sapete che vi sono grata di tutto.

mercoledì 15 maggio 2013

Sei unico!

Mezzanotte passata, silenzio tutto intorno, lavoro da circa tre ore. Concentrazione altissima, pure le zanzare lo hanno capito e da circa due ore mi lasciano in pace.
Ho letto, scritto, cercato, trovato, imprecato, esultato. Adesso è decisamente ora di spegnere il computer, ci rivediamo domani, fra qualche ora.
Osservo il materiale di lavoro sul tavolo: fogli colorati, bianchi, libri, appunti, tutto dedicato ad un nuovo progetto, che porta con sè nuovi ambiti, nuove persone, nuovi argomenti.
La precarietà è un supplizio, soprattutto quando non voluta, ma la libertà di cambiare progetti, di passare da un campo ad un altro portandosi sempre dietro le proprie competenze è, per me, di una bellezza che nessun orizzonte di stabilità può pagare.
Imparo ogni giorno cose nuove, scopro nuovi modi e nuovi mondi, utilizzo più linguaggi, guardo con occhi arricchiti.
Sei pesante, sei stressante, sei impegnativo, cambi ogni giorno e mi cambi ogni giorno, ma sei il lavoro che voglio e questo, proprio come accade con le persone di cui ci innamoriamo, ti rende unico e mi fa fare nottate!

mercoledì 1 maggio 2013

Feste comandate

A Natale bisogna essere buoni, a Carnevale bisogna essere allegri e divertirsi, a Pasqua e pasquetta è bene essere ecologisti, a Ferragosto bisogna essere al mare e al Primomaggio bisogna essere ovvi.
Il primo di maggio, impudente festa del lavoro, per essere in tema con la festa, con il clima da Primomaggio, bisogna avere indipendentemente dall'età la magliettina a maniche corte, i jeans comodi e dire ovvietà. Il repertorio delle ovvietà da dire è ampio, quindi è difficile non essere a tema, non preoccupatevi: puoi dire che vanno celebrati tutti quelli che sono morti per lavoro e mestamente ci puoi mettere dentro anche carabinieri, poliziotti & co., ma mestamente, perchè rischi di andare fuori tema; puoi parlare abbondantemente e con ricchezza di dettagli e statistiche dei ricercatori universitari, che con i loro studi lavorano al futuro di un Paese che invece li ha dimenticati negli scantinati dei laboratori e della precarietà, ma non parlare troppo di quelli che fanno studi di biologia, altrimenti gli ambientalisti più estremisti si arrabbiano e spaccano il laboratorio (insomma sei a tema se a jeans e magliettina aggiungi il cane a spasso); puoi parlare in lungo e largo degli esodati, ma lascia stare direttori di banca con intoccabili tredicesima e quattordicesima, lascia stare.
Per essere proprio proprio da Primomaggio e se magari hai un ruolo di rilievo nelle politiche sociali del Paese, puoi anche fare un appello alle istituzioni perchè facciano qualcosa per arginare la disoccupazione giovanile, puoi per esempio organizzare un grande evento, riempirlo di luoghi comuni (festa nella festa!), puoi alternare arte e riflessione, puoi avere facce di circostanza, puoi chiedere agli artisti di fare loro l'appello, che così è più cool e a loro aumentano i follower su twitter, ma mi raccomando: non chiedere cosa faranno domani tutti i montatori del palco, i tecnici, gli elettricisti. Non chiedere quanto dovranno contrattare domani tutti i musicisti (star escluse) per avere una serata in un pub a 70 € a persona e in nero; non chiedere quanti dei ragazzi del pubblico hanno un lavoro.
Mi raccomando, non ci rovinare la festa.

sabato 27 aprile 2013

Emozioni archeologiche

Durante il dottorato in archeologia, mi è capitato mille volte sentirmi chiedere "studi archeologia, e a che serve?", così tante volte che sono finita per chiedermelo quotidianamente anch'io. A che serve spendere risorse, tempo, intelligenze, sullo studio di dettagli di storia antica, archeologia, numismatica, epigrafia che interessano solo gli addetti ai lavori? A che serve, nel mondo reale che affronta mille problemi e non si ricorda cosa era il giorno prima, conoscere la sequenza esatta di monete emesse duemila anni fa o le tecniche pittoriche di affreschi che tanto non vedremo mai?
Ora che sono più sicura di me stessa a che serve l'archeologia, dal punto di vista scientifico, lo so, l'ho capito e credo che alla fine un po' tutti, anche i più scettici e modernisti le riconoscano il giusto valore.
Poi guardi questa foto, pubblicata sui giornali di oggi, e ne cogli un nuovo significato: l'archeologia serve anche ad emozionarsi davanti all'immagine di un uomo e una donna sepolti secoli fa mano nella mano, sguardi incrociati. Li hanno trovati così, senza carne e senza pelle ma pieni di amore.
E allora capisci che l'archeologia serve anche ad emozionarci davanti all'amore che ha vinto sulla morte.



giovedì 25 aprile 2013

A bordo treno - Spetteguless!

Non c'è niente da fare, resta la nostra specialità, la nostra eccellenza, l'arte in cui noi ragazze diamo il meglio: spettegolare.
Salgo sulla metropolitana, una ragazza parla al telefono. Dalla sfilza di "tesora", "tesorino", "tutti-uguali-gli-uomini", "io-per-te-ci-sono-sempre", ma soprattutto "basta-parlarne-meglio-dimenticare", intuisco che l'amica dall'altra parte del telefono è stata lasciata dal fidanzato.
La ragazza in metro conclude la telefonata con un auto-elogio che lasciava presagire il seguito: in sintesi, molto in sintesi, un "chiama quando vuoi, sai che di me ti puoi fidare".
E infatti, neanche il tempo di chiudere questa telefonata, che resta attaccata al telefono e chiama cinque persone diverse, dicendo a tutte la stessa cosa: "ma lo sai che il Roby ha fatto le corna alla Sonia???" (nomi di fantasia, ndr.). Aveva appena finito di garantire alla poveretta il massimo riserbo sulla faccenda e in tre minuti l'hanno saputo cinque conoscenti e tutto il vagone!
Mentre telefonava come una forsennata a tutto il giro di amici in comune con l'amica tradita (a questo punto direi tradita da tutti, fidanzato e amica), io la guardavo incredula: ma come si può?
Poi penso che non vedo l'ora di raccontarvi l'episodio e allora capisco: non c'è niente da fare, la tentazione di spettegolare è più forte di noi!

W la vita da pendolare, che mi fa conoscere un sacco di storie (da raccontare in assoluto anonimato, però)!

venerdì 12 aprile 2013

A bordo treno - Siete tutti pecore

Ancora non sono a bordo treno, sono aspirante tale.
Oggi c'è sciopero dei treni dalle 9.00 alle 17.00. correndo come una pazza, mi sono precipitata in stazione per arrivare prima dello sciopero ed evitare problemi.
La banchina è piena zeppa di gente, mi affretto pensando "mannaggia a me, ho perso l'ultimo treno utile"... Poi sento l'altoparlante: "avvisiamo i viaggiatori che i treno subiranno variazioni e ritardi a seguito di un investimento fra un treno e un gregge di pecore sui binari"... Un gregge! Il treno ha beccato un gregge in pieno!
Ora possiamo anche dare una lettura ambientalista all'evento e dire che in realtà ad essere fuori posto era il treno, perché le pecore seguono percorsi di pascolo e transumanza uguali da millenni e il progresso delle città  non è altro che un disturbo ai ritmi della natura, possiamo dispiacerci per le pecore, che poverine si saranno prese un brutto spavento...
possiamo guardare l'evento con gli occhi degli efficientissimi padani, che non vi posso dire quanto sono disturbati dall'episodio...  O possiamo semplicemente riderci sù, tanto ad imprecare mi sa che non cambia nulla, qua dobbiamo stare ad aspettare che il gregge venga spinto a continuare il suo cammino (e noi, come loro, il nostro)!

Contro gli sprechi

Peggio della mancanza di lavoro, secondo me, c'è solo lo spreco di lavoro. E più è alta la penuria di lavoro, più è offensivo il suo spreco.
Viviamo tutti un momento critico: per i più giovani sono difficoltà respirate attraverso i pori della pelle tutti i giorni, tutti i santi giorni, festivi e feriali chissà per quanto tempo. Per i loro genitori è l'ansia di non aver saputo costruire nulla di più solido di un'effimera precarietà che in troppi hanno l'impudenza di chiamare "flessibilità". Per la generazione dei nonni è piuttosto la confusione, a tratti l'impotenza e un potere che è quasi una condanna, condanna a restare, loro malgrado, nei ricordi degli altri come quelli che non hanno capito.
In questo periodo più che mai credo che sul lavoro dovrebbe essere declinata la pertinenza, nel pieno del suo significato: le persone dovrebbero svolgere il lavoro per cui si sono preparate, appassionate. Dovrebbero svolgere un lavoro che sanno fare bene, e solo quello: le parrucchiere non dovrebbero sbagliare colore o piega, i meccanici non possono sbagliare i pistoni. I giornalisti devono usare l'obiettività, e se non la conoscono che la imparino o si diano al romanzo.
C'è fin troppa gente in giro che si accontenta di un lavoro qualunque mentre cerca il lavoro di una vita, e che nell'accontentarsi però si appoggia come stampelle a serietà e professionalità e va avanti dignitosamente.
Per contro c'è pure fin troppa gente che scivola su allori regalati, dalle capacità evanescenti che occupano spazi impropri, gonfiati come grigie bolle di sapone dall'insolenza e la tracotanza.
Dovremmo andare verso un'ecologia del lavoro, riflettere su un sistema sostenibile e più giusto, che non preveda sprechi e scorrettezze, che rimetta tutto al suo posto, che rifiuti meccanismi superflui.
Un sistema sostenibile, basato su scelte semplici, connessioni comprensibili: se sai fare le cose, bene: questo è il tuo posto; se non le sai fare, ma le vuoi imparare, bene: questa è la tua occasione; ma se non le sai fare e non le vuoi imparare, allora forse è più giusto che quel posto lo valorizzi - attenzione: valorizzi, non occupi - una persona più appassionata e competente, tutto qua.
Semplice e logico, come i fiori.

sabato 6 aprile 2013

Le taxi


Esco dall'ufficio tardi, perdo treno, altro treno, la bici ormai è rimasta chiusa nel deposito della stazione, l'ultimo autobus è già passato, insomma non mi rimane che il taxi. 
Il tassista ormai mi conosce, si chiacchiera. Arriviamo a parlare di sport invernali, io - gli dico - non scio, scivolo, quando non rotolo. Lui mi dice che sciare gli piacerebbe, ma non può farlo perchè se si fa male, ad esempio si rompe una gamba, non può lavorare. Esattamente ha detto "e come faccio con il lavoro?", con un tono allo stesso tempo malinconico e pragmatico, emozionale e razionale che mi ha colpito. Mi è arrivata tutta la dignità di chi non elemosina una vacanza, di chi non la pretende da nessuno, men che meno da uno stato che è così altrove che neanche viene contemplato.
Io vorrei che questo tassista girasse per ore, per giorni e notti intere per la città trasportando a turno tutti questi signori che in un momento storico così grave ed urgente si permettono di prendersela comoda, si permettono di giocare di ruolo, si permettono di speculare. Vorrei che li portasse in giro  giusto il tempo di dire loro "e come faccio con il lavoro?" come l'ha detto a me, senza attese nè pretese, e poi lasciarli lì, in mezzo ad una strada.

venerdì 22 marzo 2013

Ci deve essere qualcosa

Necessariamente deve esserci qualcosa, oltre il semplice senso del dovere: oggi c'è sciopero dei mezzi pubblici, e io che vado a lavoro utilizzandoli, avrei avuto non poche difficoltà muovermi fra i treni che scioperano in una fascia oraria e la metropolitana che sciopera in un'altra. Quindi ho preso la macchina e, temeraria, mi sono lanciata dalla provincia a guidare a Milano, che in orario di punta in una giornata di sciopero non è esattamente agile. Dopo peripezie varie (ma vi posso garantire che quei 413 pedoni non li ho stesi io, erano casualmente lungo il mio percorso), sono arrivata. L'ho fatto senza alcuna idea di straordinarietà, ma semplicemente perchè avevo un lavoro urgente da terminare. In realtà l'urgenza non è poi così urgente, avrei potuto farlo anche lunedì, ma avevo promesso che l'avrei fatto oggi e dunque sono qui.
In questa giornata di sole bellissimo, con l'ufficio mezzo vuoto e la città in delirio, mi domando cosa c'è dietro (o dentro) la mia presenza qui.
Alcun lettori adesso staranno ridendo di me, dicendo che c'è stupidità, ingenuità; altri staranno pensando che sono dannatamente attaccata al lavoro, che non mi so prendere spazi di vacanza e mi merito una certa dose di stress quotidiano.
Io la chiamo serietà: avevo promesso che avrei finito oggi e, cascasse il mondo, finisco oggi.
Serietà, o etica professionale: alcuni ritengono sia barattabile con qualunque cosa, altri la vendono - cara, ma la vendono - e quando si vende la propria etica in ogni caso la si svende.
Altri pensano sia ininfluente, pensano che nessuno la noti in un mondo che corre veloce e osserva superficialmente e per questo motivo non la valorizzano mai abbastanza. Poi magari incontrano chi la tua serietà la apprezza e ne restano meravigliati, colti proprio di sorpresa non tanto dalla serietà in sè, quanto colpiti nel vedere che esistono persone attente.
Altri non la conoscono neppure. Altri non la conoscono neppure.

giovedì 14 marzo 2013

Pranzo di lavoro - Cambio forma

Doveva essere un tortino, ma è venuto fuori uno sformato, anzi un deformato, visto che si è sfracellato a pezzi... Io però ve lo consiglio ugualmente, perchè il sapore è buono e lo sarà anche domani per un pranzo comodo comodo.
Prendete dei carciofi surgelati (si, prendeteli surgelati perchè se vi mettete a pulire e spinare e sfogliare non vi passa più) e dei fagiolini (surgelati anch'essi, tanto ormai siete sul surgelato spinto)... Fate cuocere per dieci minuti in acqua calda e nel frattempo pelate tre patate e affettatele sottili e nel frattempo scaldate pure il forno. Preparato tutto? Bene! Nella pirofila va prima uno strato di patate, poi carciofi e fagiolini, pangrattato e parmigiano grattugiato. Un ultimo strato di patate, sale e olio e poi in forno per circa 30 minuti.
Se avete pazienza e tagliate i carciofi e se abbondate di pangrattato il tortino ha buone possibilità di restare tale e non trasformarsi in deformato.
Ah mi raccomando il sale! L'avessi messo anch'io sarebbe stato perfetto...!

venerdì 22 febbraio 2013

Pause di riflessione

La febbre è come la neve, ti costringe a rallentare e a vedere gli oggetti intorno disegnati con un nuovo profilo.
Guardo dalla finestra la neve danzare e penso che le pause forzate, dal punto di vista lavorativo, sono le migliori: arrivano quando meno te lo aspetti e ti impongono di mettere in secondo piano il lavoro per dedicarti a te stesso. E così, come se fosse un oggetto ridefinito dal contorno bianco, guardi il tuo lavoro come sotto una luce nuova e ti fai nuove domande. Io, per esempio, mi sto chiedendo se sia giusto che un'intera generazione, ma forse anche due, debbano rincorrere così ritmi sempre più veloci a fronte di cambiamenti sempre meno epocali, di diritti sempre più sindacabili e doveri sempre più forzosi.
Oggi la mia pausa entra in un silenzio più grande, la riflessione pre-elettorale, che ci porterà lunedì ad una nuova legislatura. Ho sentito pochissimi politici parlare di cultura, di sviluppo lavorativo in ambito culturale, di crescita e sostegno ai settori potenzialmente più ricchi e dinamici della nostra società, ma che invece sono tristemente quelli più fermi e sofferenti. Quei pochi che li trattano si dividono in due categorie: da un lato quelli che ne parlano in termini così banali e superficiali, che farebbero meglio a stare zitti, dall'altro quelli che urlano e creano slogan così gretti, vuoti e irrealizzabili, che farebbero meglio a stare zitti pure loro.
La nostra cultura, oggi, non è solo impoverita, è anche svilita, deprezzata, maltrattata.
E' una cultura ferita al cuore da parte dei tanti burocrati incompetenti, dei tanti amministratori miopi, da quanti fra noi cittadini la ritengono qualcosa di altro dalle nostre vite, un accessorio eccentrico e snob che dona solo a pochi.
Io non so dire cosa succederà da lunedì 25 febbraio 2013 al mio lavoro e a questo Paese.
So per certo però, che gli esiti di queste elezioni incideranno profondamente sul mio lavoro, come su quello della mia parrucchiera, del panettiere sotto casa, del bar di fronte. Le politiche amministrative dei prossimi anni investiranno le decisioni di vita dello spazzino e del professore, dell'operaio e del notaio e incideranno soprattutto sul rapporto fra la loro vita e la cultura, o meglio, riguarderanno l'incidenza della cultura sulla loro vita.
Per questa ragione vorrei che a governarci ci fossero persone che hanno fatto della cultura - in qualsiasi campo, sia essa cultura del mangiare, del viaggio, del gioco, del sapere scientifico, cultura d'impresa - la loro ragione di vita, per riportare le nostre vite ad essere il vero patrimonio culturale immateriale di questo Paese.
Persone così fortunatamente ce ne sono tante candidate nelle diverse liste per tutte le elezioni aperte, si trovano trasversalmente fra movimenti, partiti, gruppi coalizioni e la loro presenza mi fa essere ottimista sul futuro. Uno di loro è in corsa per una nuova Lombardia, si chiama Giancarlo Cattaneo e gli auguro di dover lavorare tanto per i prossimi cinque anni!

domenica 10 febbraio 2013

La difesa

Di questo deve essersi trattato, necessariamente di una difesa. Una difesa del proprio posto di lavoro, perchè se il proprietario della ditta per cui lavora applaude e ride sul palco, e magari fra il pubblico che ride ci sono gli azionisti di maggioranza, non c'è proprio altra via d'uscita.
Di difesa deve essere stata la risata, difesa dall'imbarazzo.
Di difesa anche i tentativi di uscirne, di trovare parole adatte, di difesa del proprio essere donna, che se fosse stato un uomo al posto suo non sarebbe potuto succedere.
La verità è che puoi difendere il tuo lavoro da tutto, dalla crisi, dai raccomandati, dalle truffe, ma non puoi difenderlo da chi ne dovrebbe tutelare la dignità.

giovedì 7 febbraio 2013

A bordo treno - Cominciamo bene

Il giorno stesso in cui ho deciso di iniziare la rubrica "A bordo treno" mi è capitato di assistere all'episodio che qui descrivo; in un rapporto semplicissimo di causa-effetto, posso dire che questo episodio è stata la scintilla ispiratrice dell'intera rubrica: leggete e capirete...
Treno del ritorno, orario di punta, stanchezza, gente di fretta, corse per trovare un posto a sedere.
Salgo e trovo un posto finestrino, accanto a me un uomo di mezza età, di fronte una ragazza, accanto a lei un tipo curioso: cinquantenne credo, di taglia abbondante, bretelle colorate sulla camicia (dettaglio importante, a me le bretelle stanno simpatiche); leggeva un libro e aveva anche delle maxi cuffie alle orecchie con musica bassissima, e lo dico con certezza perchè sul volume della musica garantisce il mio super-udito: io non riuscivo a sentirla e questo significa che lui riusciva a sentire voci e rumori del treno.
Si parte, alla prima fermata salgono tre sudamericani, due donne e un uomo, marito di una delle due. Sono persone per bene, semplici ed educate, parlano a voce bassa di questioni religiose.
In particolare, le donne si pongono interrogativi sulla vita dopo la morte e l'uomo risponde loro citando con precisione passi della Bibbia e fornendo così una spiegazione a tutto. Io li guardo con la coda dell'occhio per non invadere uno spazio tutto loro, ma li ascolto attenta e ammirata: le domande delle due donne sono profonde e lui mi sembra la personificazione di un'idea di religione: risposte semplici e dirette alle grandi domande dell'umanità con un sorriso paterno e una materna verità.
Torniamo a noi: loro parlano, parlano, ma ripeto, in maniera educata, a voce bassa, non disturbano. Non sembrano disturbare. Il tizio con le cuffie comincia a sbuffare.
Sbuffa, sbuffa, sbuffa ("ma che ha?", mi domando io)... Sbuffa, sbuffa, sbuffa... Esplode! Rosso in faccia, urla "Dio non esiste!!!!! Lo volete capire!!!???". Tutto il vagone si gira a guardarlo, i tre sudamericani si allontanano velocemente atterriti, io e la ragazza lo guardiamo esterrefatte, il signore accanto a me prova a rasserenarlo, ma tanto non serve più: scomparsi i tre, lui ritorna normalissimo e riprende tranquillamente la sua lettura.
Io arrivo alla mia fermata, scendo e lo lascio lì, ancora tranquillo a leggere. Dal finestrino vedo che un'altra persona si siede al mio posto, non può sapere cosa si è persa!
Che ne dite, non è un buon inizio per questa rubrica...!?

lunedì 4 febbraio 2013

Traguardi

Appena passato il II compleanno di 104 curriculum, che subito arriva un altro traguardo da festeggiare: 20.000 visualizzazioni!
104 curriculum è stato visto 20.000 volte!
Nel mondo del web, dei grandi blog, dei personaggi sconosciuti ma famosi, dei prodotti virali, della grafica accattivante, 20.000 visualizzazioni è un risultato da poco, che magari si raggiunge in un paio di giorni.
Ma per 104 curriculum, che non è niente di tutto questo se non una piccola stanza ironica e sarcastica piena di disegni e pensieri su come va il mondo, è un grande risultato!
E nella mia testa in questo momento non ci sono post pronti, non ci sono riflessioni ardite o aneddoti comici, nè nuovi tarocchi nè antiche ricette... Non c'è altro che ventimila volte grazie!

giovedì 31 gennaio 2013

Pranzo di lavoro - Minestre rivoluzionarie

La rivoluzione nasce dalle idee semplici ed è trasportata da messaggeri semplici, o almeno così credo.
Cosa c'è di più semplice, in fondo, dell'idea di giustizia, di equità, di libertà...? Cosa c'è di più semplice della ruota, del fuoco, del vetro? E in cucina, cosa c'è di più semplice di una minestra? Nulla! E da qui è partita la mia piccola e poco pretenziosa rivoluzione.
Lavoro in un ufficio dove si va a pranzare fuori tutti i giorni. Divertente, la compagnia è simpatica ed è un modo per conoscersi, ma io sono la regina delle ricette per la pausa pranzo, sono l'ispiratrice della polpetta fai da te, sono la propinatrice delle melanzane d'ufficio, e col passare dei giorni mi sentivo a disagio! A me non ribolle il sangue, ribolle il brodo, e così ieri ho deciso di rompere questo schema e annunciare che non sarei uscita a mangiare perchè mi ero portata il pranzo da casa: facce stupite, quasi perplesse...
Questo è stato il mio gesto della serie "rivoluzione in pillole", quella che arriva vestita di stracci di gesti di nullo valore.
Adesso, immagino, vorrete conoscere la ricetta della mia minestra... Ma i bravi minestrari sanno che la minestra non ha ricetta, si nutre delle verdure rimaste nei cassetti del frigorifero, acqua e poco sale, con predominanza, se possibile, dell'ortaggio preferito o, in mancanza, il brivido della scoperta di nuovi intriganti mix.
...
So a che cosa state pensando, amici miei, reazionari alimentari: alle difficoltà a trasportare la minestra senza lasciare la scia sugli scalini della metro, e a come darle più sapore senza far rotolare una forma di parmigiano davanti a voi nel percorso casa-ufficio e senza olio à-porter... Non voglio lasciarvi margini di argomentazioni: la minestra non si versa nella borsa se trasportata in apposito contenitore ermetico e vi basterà portare un pezzotto di parmigiano da fare a scaglie e tocchettini  e mollare a tuffo nella minestra subito dopo il passaggio in microonde per farla diventare unica!
Io ho aggiunto anche i grissini rustici a mo' di crostini, fate un po' voi...
In ogni caso, non avete più scuse per non fare il vostro piccolo gesto da autentici rivoluzionari!

sabato 26 gennaio 2013

A bordo treno

Cari amici, nasce una nuova rubrica all'interno del blog: A bordo treno!
Come ho detto già in altri post, ho pendolato in treno da casa a scuola fin dalle medie, poi alle superiori, all'università, per lavoro... Insomma, se avessi una tessera punti per i viaggi fatti da pendolare, a quest'ora avrei vinto due biglietti per l'Orient Express!
Chi viaggia quotidianamente lo sa, se ne vedono di tutti i colori: viaggiatori che impazziscono per l'ennesimo ritardo, suonatori, gente che dimentica la valigia; senti e vedi storie di ogni tipo - soprattutto ascoltando le telefonate del vicino di posto - entri per un tratto nella vita altrui, ne condividi ansie e attese e poi ne esci come nulla fosse scendendo alla tua fermata.
La gente in treno fa e dice di tutto: si trucca, insulta, mente, dorme, disturba, chiacchiera, lavora la maglia, legge, gioca, ride, pensa, osserva, si racconta.
E' uno scenario che si rinnova ogni giorno: alcune persone le incontri sempre - ma sono ogni giorno diverse - altre una volta sola e resti lì a fantasticare su come stia proseguendo il loro viaggio, la loro vita. Non avendo orari di lavoro fissi, peraltro, prendo treni diversi e incontro ogni tipo di pendolare  possibile: c'è il treno delle sette pieno di studenti e insegnanti, quello delle otto è dei professionisti, quello delle nove delle commesse, quello delle sei è degli operai.
Solitamente le storie più comiche si trovano al ritorno, quando la stanchezza e l'attesa portano a reazioni esasperate (ho già un paio di aneddoti di quelli surreali ma veri, come piacciono a noi), mentre per gli aggiornamenti da gazzettino locale i treni della mattina sono l'ideale, perchè amiche e colleghe si aggiornano su ricette, acquisti, storie, amori...
Insomma, quando acquisti il biglietto, in realtà oltre al viaggio (che spesso dovrebbe essere gratis, viste le condizioni) compri soprattutto lo spettacolo, così umano e vivo che non posso non raccontarlo!
Spero che "A bordo treno" diventi presto una rubrica con più autori, perchè immagino che anche voi di aneddoti da raccontare ne abbiate tanti... Bene, questo è solo l'inizio, continuiamo a viaggiare insieme dal nostro personalissimo "Binario 0"!

giovedì 24 gennaio 2013

Cazziatoni day

Oggi era il "Cazziatoni-per-colpa-d'altri DAY" ma io non lo sapevo e così me ne sono beccato uno per motivi a me estranei!
In realtà avrei dovuto capirlo, il segnale c'era stato: stamattina presto ero in metro, provavo a scrivere "efficiente" su un telefonino con il T9, e sullo schermo è apparso "deficiente". Pensavo fosse solo una cosa nuova imparata, e invece no, aveva ben altro valore, ma io non l'ho colto.
Serviva a farmi capire che talvolta, soggetti presentati al mondo come "fenomeni", in realtà sono poco più che scaltretti che pensano di farla franca nella invisibilità delle loro azioni quotidiane.
E va bene, siamo solo all'inizio, va bene.

lunedì 14 gennaio 2013

Che domande!

Durante la fase delle preselezioni per il cosiddetto "concorsone" per l'abilitazione all'insegnamento ho assistita perplessa alle discussioni fra gli amici che si preparavano ai quiz, costretti a memorizzare risposte impossibili a domande astruse: mi sono trovata accanto a persone serissime che si fermavano per strada gridando "32 palline rosse e 18 verdi"!, perdere ore a domandarsi perchè Giacomo presta soldi a Filippo e soprattutto quanto ci mettono i marinai a pelare cumuli di patate... Cosa c'entri tutto questo con l'insegnamento, ancora dobbiamo capirlo.
Nello stesso periodo mi sono trovata a rileggere un articolo su Walk on Job dedicato alle domande più bizzarre sentite ai colloqui di lavoro (un breve ed esilarante elenco lo trovate qui: http://www.walkonjob.it/index.php?option=com_content&view=article&id=956:cosa-faresti-con-un-milione-di-euro-le-domanda-piu-bizzarre-ai-colloqui-di-lavoro&Itemid=102).
Ora io dico: ma che domande sono!? Ma è questo il modo di selezionare i professionisti di domani? Volete metterli alla prova e valutare come gestiscono lo stress? Bene, chiedeteglielo! Semplicemente chiedeteglielo! Dall'alto delle vostre speculazioni filosofiche, al giovane precario che ha studiato e lavorato tanto-davvero-tanto domandatevi e domandategli come si è preparato per quel colloquio dal quale dipende il suo prossimo anno di lavoro e saprete se sa gestire lo stress e l'ansia, domandategli quante nottate ha fatto pur di rispettare le scadenze e capirete se tiene al suo lavoro. Volete valutare se è capace nella gestione dei fondi? Fatevi spiegare come inquadra nel suo stipendio affitto, abbonamento mezzi, spesa, acquisti, bollette, palestra... E capirete al volo se è in grado di gestire il budget che vorreste affidargli!
Io non capisco, sono una mente semplice e dietro a certi meccanismi e retropensieri proprio non riesco a starci. Ci penso da un paio di giorni, ma proprio non arrivo a capire perchè se si vuole conoscere 'A' non si chiede direttamente 'A', invece di 'B - C x A'...
So soltanto una cosa, spero non mi capiti mai qualcuno che mi domandi quanto pesa una locomotiva o quante palline da golf riempirebbero la stanza. Spero nessuno mai mi faccia contare pinguini appiedati o mi chieda quanto Giovannino deve restituire a Pietro, nè se Susy e Rosy sono sorelle, per due motivi: primo perchè io rispetto la privacy dei suddetti e quindi non parlo, secondo perchè mi giocherei il posto di lavoro con una contro domanda: "ma tu altre cose da fare proprio no, eh?"!

giovedì 10 gennaio 2013

Il II compleanno di 104curriculum!

Sta per arrivare il 20 gennaio 2013, II compleanno di 104curriculum! 
Io ancora non ci credo! Quando ho iniziato a scrivere il blog non pensavo affatto che sarebbe arrivato a questo traguardo, non pensavo che sarebbe stato visitato oltre 19.000 volte!
Un compleanno va festeggiato e mi piacerebbe che fossero i lettori di 104curriculum a festeggiarlo insieme a me: in questi 10 giorni rileggete il blog, scegliete il vostro post preferito, il post che non avete dimenticato, quello che sembra scritto apposta per voi, quello che vi ha fatto ridere, emozionare, arrabbiare e completatelo con un commento, un ricordo, un sorriso!
E poi giorno 20 gennaio 2013 si festeggia! Condividiamo ognuno il proprio post preferito, per vedere qual è quello più apprezzato!
Potete condividerlo sui social network, mandare il link per mail, parlarne con gli amici, pubblicarlo sui giornali, mandarlo a Mentana per i titoli o a Barack Obama per il discorso del giuramento!
Insomma, fatelo leggere il più possibile, è questo il modo migliore per festeggiare il blog!

A me nel frattempo non resta che dirvi grazie per tutte le volte che leggete il blog, che pretendete nuovi post, che commentate e criticate, che condividete e invitate i vostri amici a leggerlo!
Grazie per tutti i giorni di attesa del tarocco!
Grazie per l'incitamento a non smettere di scrivere, a non smettere di credere nella forza delle idee e degli ideali!
Una lettura, un commento una condivisione e 104 grazie... Anzi con quest'anno sono 208!