Benvenuti!

13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


mercoledì 29 febbraio 2012

ENVOY - Parte III

E II evento fu, nonostante diatribe, ostruzionismi, avversità per terra e per mare...
Devo dire che stavolta sono riuscita ad essere più seria, anche se qualche chicca scelta e selezionata c'è... E non solo mia, sta a voi scoprire qual è farina del mio sacco!
1. Lesson n. 1: i maltesi parlano bene inglese, forse qualcuno non benissimo, ma molti si. Forse i genitori fanno bene a mandare qui i figli a studiare, forse no. In ogni caso non è necessario dirlo davanti ad un maltese.
2. A tutta birra. Dicono che a Malta sia tipica la birra al limone, buonissima bevanda fresca, dissetante, leggera. Basta saperla ordinare, perchè se ordini una birra con tanto limone, ti ritrovi con tre quarti di Sprite e un quarto di birra, e non va decisamente bene!
3. Perle di saggezza: don't buy souvenir, buy superbeer!

Beh, bella Malta, strana... Bello più di tutto che "Dio" lo chiamano Alla (accento sulla prima a). Qui gli scambi di elementi fra le diverse religioni dimostrano quant'è bello integrare e quanto è facile...
A Malta, w ENVOY!

domenica 12 febbraio 2012

Tu

Come potrebbero passare ore e ore attaccati al pc per portare a termine un lavoro senza il giusto aiuto?
Come si potrebbe tener testa alla stanchezza e al sonno?
Come ricordarsi di dover mangiare, bene, riposare senza qualcuno che te lo ricorda?
Come distrarsi un po', senza qualcuno che ti faccia ridere e divertire?
Tu, il lato umano del troppo lavoro.

sabato 11 febbraio 2012

Riportata a casa

Guardando dalla finestra il freddo bello dell'inverno: cielo latteo, il giardino candido, rami curvi come archi bianchi, il silenzio delle macchine lontane, il loro passaggio attutito dalla neve.
Dentro, a distanza di due anni e più, sono felicissima di ricominciare a lavorare su sviluppo sostenibile e gestione integrata delle risorse, progettare percorsi turistici e culturali che salgono fino al vulcano e scendono dalle Forre, entrano nei teatri e scarpinano in mountain bike, vanno a cavallo e sanno di archeologia.
Preparo bandi e progetti qui in questa città che sa di casa, ma respiro un'altra aria, che mi riporta a casa.

giovedì 9 febbraio 2012

Aggratisse! - Didattica del III millennio

Spieghi, non capisce.
Spieghi, non capisce.
Spieghi, non capisce.
Aggiungi esempi, citi parallelismi, tenti astrazioni, non capisce.
Alzi la voce, ti animi, non capisce.
Tenti la strada del sorriso, non capisce.
Riscrivi il testo, non capisce.
Puoi tranquillamente passare al gatto a nove code, le attenuanti sono tutte dalla tua parte.

Un consiglio per voi, un grazie a chi mi ha dato questo consiglio, un gatto a nove code a chi l'ha ispirato!

martedì 7 febbraio 2012

I tarocchi di Angela - L'avvocato


Ah l'avvocato! Chi di noi non ha amici avvocati cui pensare in questo momento!? 
Siamo attorniati, per ogni cinese al mondo si trovano 7 avvocati, una proporzione che si fa beffa della teoria dei sosia che ciascuno ha sparsi in giro chissà dove (più degli avvocati sono solo gli studenti di giurisprudenza...)!
Ah l'avvocato, come non dedicare un tarocco a tale stuolo di professionisti, loro, si sa, razionali e cavillosi non credono ai tarocchi, ma un'occhiata a questo la daranno sicuramente, per poi trovare emendamenti persi nella memoria del codice civile.
L'avvocato, una di quelle professioni in cui nettamente si distinguono i generi: la donna avvocato - che non ho mai capito se ci tiene che si dica avvocatessa per rivendicare il suo genere - è sempre perfetta, magra, elegante, curatissima, forte. 
La donna avvocato è una superdonna per eccellenza, la guardi e dici "ma come fa?", volteggia sui tacchi mentre con equilibrismi che manco il contorsionista di Moira Orfei porta in studio sette faldoni zeppi di carte per la nuova causa, sempre trascinandosi dietro la porta documenti (e che porta documenti!) passa dal consolare con tono solidale clienti disperati, a dettar legge (sic!) su comportamenti in aula per i più irrequieti.
L'amica avvocato ha sempre una risposta a norma di legge pure per i problemi più improbabili, quanto meno sai che ti darà assistenza legale quando tornerai in negozio per cambiare taglia temendo che non basti presentare lo scontrino.
L'uomo avvocato, invece, non volteggia ma filosofeggia! Per lui il diritto è uno stile di vita, il suo motto è "siccome-lo-dice-la-legge-allora-si-può", fingendo di ignorare che c'è un mondo che si chiama "Emozioni" che la legge non può regolamentare... Poi lo vai a stanare, però, il cuore dell'amico avvocato, quando cerca consiglio per comprare il regalo alla fidanzata...
In ogni caso, che sia donna o uomo, loro "lo" sanno... Cosa...? Chiederete voi. Tutto! 
Loro già sanno tutto, conoscono i codici a memoria, quindi possono dire di sapere tutto, con la stesso meccanismo di presunta superiorità dei pianisti sugli altri strumentisti!
Sulla figura del povero (povero...? Se è povero non è avvocato, è praticante) avvocato è stato detto tanto, sempre sul filo fra l'essere un paladino di giustizia o in qualche modo un complice dei suoi clienti (ma questo non è l'avvocato, precisiamo, questo è il delinquente). 
Per chiudere ricordiamo che all'avvocato va sempre detta la verità, un assioma che nutre la sua sicurezza di sapere tutto... D'altra parte, se credete che i confessori religiosi ne abbiano da raccontare più di voi, allora la verità non resta che dirla a lui!
Il numero della carta dell'avvocato è 1509. Non potrete giocarlo al lotto (a meno di scomposizioni), ma tanti giorni dura mediamente un processo civile in Italia!
Il disegno, perfetto come sempre, con l'indice impertinente di chi conosce le cose, è del bravissimo Andrea Luceri, www.lucuferocomics.blogspot.com.

venerdì 3 febbraio 2012

E forse ha ragione pure lui

Forse è troppo facile parlare dall'alto di garanzie per pochi, per questo, quindi, forse avrebbe fatto meglio ad usare altre espressioni, però, chissà, forse davvero ha ragione lui.
Andando oltre le parole utilizzate, che non dovevano essere quelle, l'idea di base la condivido da sempre: evitare accuratamente il lavoro che dura una vita per cercare ogni giorno di fare quello che più mi piace!
E così non mi sono iscritta alla scuola di specializzazione per l'insegnamento, pur sapendo che nel giro di poco tempo magari sarei passata di ruolo e avrei avuto accesso al posto fisso. Ho evitato accuratamente di causare traumi a generazioni di alunni incolpevoli e di incatenarmi a vita ad un ruolo che prima o poi (prima, molto prima...) mi avrebbe stancata, annoiata.
Effettivamente sapere oggi che fra trent'anni farò ancora la stessa cosa, un po' mi angoscia.
Adesso vivo sulle montagne russe, come un po' tutti i precari credo, fra i picchi di entusiasmo e adrenalina degli incarichi nuovi, dei progetti che iniziano, dei lavori che si avviano, e le cadute brusche dei "no" messi in fila come perle, dei ritardi nei pagamenti, dei dubbi del domani.
Certo ci sono estremi di finte collaborazioni che obbligano la partita IVA, di contratti firmati in bianco con clausole ignote e altre terribili pratiche che non possono essere tollerate, ma in qualche modo è chiaro a tutti che il nostro sistema non è più sostenibile e che quindi qualcosa la dobbiamo cambiare. 
Potremmo andare anzitutto verso una flessibilità interna ad un posto di lavoro comunque garantito, perchè non è detto che, pur mantenendosi all'interno di una certa organizzazione o di una certa azienda, di uno stesso ente, non si possa ad un certo punto cambiare ruolo o funzione quando lo si voglia. Certo lo stato è un gran macchinone e non può stare alla mercè di chi all'improvviso decide di essere stufo di un compito e vuole cambiarlo, ma si potrebbe cominciare a pensare ad una scansione temporale entro cui al lavoratore viene chiesto di decidere che strada prendere, magari con step pluriennali.
La pianificazione faticosa, la strada è lunga, ma non è detto che non si trovi un soluzione.
Dicono che il nostro nuovo modello di organizzazione del lavoro è la Danimarca e io ci spero tanto!
I danesi mediamente, nella loro vita professionale, cambiano 7-8 lavori, girano da un'azienda all'altra, da un progetto all'altro sapendo che, investendo su se stessi, il prossimo lavoro è sempre dietro l'angolo.
L'importante è che del modello danese ci arrivi tutto, ma proprio tutto: le possibilità e la vastità di offerte che rendano il precariato attuale una flessibilità interessante, l'assistenza sociale che copre ogni momento della vita e non la latitanza del welfare italiano, la parità di accesso al mondo del lavoro per tutti, l'ottimismo, l'intraprendenza e tanto altro.
Personalmente poi non mi piace avere paura dei cambiamenti, che magari portano con sè l'opportunità che cerchiamo da una vita!
Forza ragazzi, ottimismo! A quanto pare, non c'è del marcio in Danimarca e se portano in Italia il modello danese... A noi ragazze va in ogni caso bene!