Benvenuti!

13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


sabato 16 luglio 2016

1/104 - Il giurista, certo


Mi sono iscritta al concorso indetto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l'assunzione di 500 funzionari con diversi profili professionali.
Il ministero sta cercando da archivista ad architetto, da archeologo a storico dell'arte (per la cronaca: io sto concorrendo per il profilo di archeologo e di funzionario della comunicazione, quindi tecnicamente i concorsi sono due). 
Nonostante le profonde differenze fra le competenze dei diversi profili, le prove preselettive a fine mese saranno quiz a risposta multipla estratti per tutti dallo stesso database.
Le materie d'esame sono diritto dei beni culturali, che sostituisce le prove di logica, elementi di patrimonio culturale, che sostituisce la prova di cultura generale, e diritto amministrativo, grande classico dei quiz statali.
Tutta contenta e priata (=felice. Potevo scrivere 'felice', ma 'priata' fa tanto Camilleri, e Camilleri - si sa - d'estate tira tantissimo) ho accolto la notizia dell'introduzione delle nuove materie come un grande segno di evoluzione da parte di una istituzione non sempre esattamente al passo coi tempi.
Ho pensato è giusto, in fondo, conoscere i principi generali del diritto amministrativo e delle norme che regolano la gestione del patrimonio culturale, accidenti! Di gestione beni culturali mi dovrei occupare, se vincessi il concorso!
E ci sta che ad un livello di preselezione chiederanno i principi normativi generali, da approfondire poi eventualmente in fase di concorso vero e proprio.
Certo, perchè va bene conoscere le leggi, ma non lavorerei nell'ufficio appalti, io.
Certo, per essere rispettate, le norme vanno conosciute, ma poi intervengono gli aggiornamenti, i di cui, i decreti attuativi. Insomma, i dettagli li imparerei lavorando.
D'altra parte, mi candido per lavorare come funzionario della valorizzazione e comunicazione (concorso 1), il sig. Ministero vorrà sapere se so impostare un piano di comunicazione, se ho strategie per valorizzare il patrimonio, se sono un vulcano di idee attivo come l'Etna o a riposo come il Vesuvio.
Mi candido come funzionario archeologo (concorso 2), il sig. Ministero vorrà sapere se so distinguere un'anfora da un cratere, se parliamo di un alzato non penso ad uno che mi aspetta in piedi, se trattiamo di un tracciato non faccio filosofia sui percorsi della vita.
E invece no. 
Il sig. Ministero dice (e forse ci crede davvero) di cercare archeologi, architetti, archivisti, archicomunicatori, ma in realtà cerca giuristi.
1040 domande di diritto dei beni culturali del livello di "La pena applicabile per i reati per l'uscita o l'esportazione illecita di beni culturali e per l'impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ai sensi dell'art. 177, co. 1 D. Lgs. n. 42/2004, di quanto è ridotta qualora il colpevole fornisca una collaborazione decisiva o comunque di notevole rilevanza per il recupero dei beni?" e 1560 domande di diritto amministrativo tipo "I conferimenti delle funzioni amministrative, da parte delle regioni alle province, ai comuni e agli altri enti locali che non richiedono l'unitario esercizio a livello regionale, devono avvenire nell'osservanza dei principi fondamentali indicati al comma 3, all'art. 4 della Legge n. 59/1997" (continua, ndr.), secondo voi a cosa servono?
Ma a forgiare una nuova leva di giuristi, ovviamente!

E così eccolo qua uno dei profili professionali, uno dei curriculum più astrusi richiesti a chi lavora nel settore culturale in Italia: 
il giurista, signori, e il resto è tutto opinabile!

martedì 29 marzo 2016

Moriremo burocrati

Ancora in Italia si fanno convegni, tavole sbilenche più che rotonde nelle quali non mancano zelanti funzionari e consulenti di un qualunque ufficio di un qualunque ministero che lodano "l'importanza del patrimonio culturale come leva per lo sviluppo del territorio". 
Loro lodano e a me vengono le vertigini a forza di scansare parole vuote e nocive come palle di polvere. Vuote si, perchè la realtà quotidiana di chi lavora nei beni culturali è piena di tutt'altro.
Voi siete liberi di non crederci, ma se dovete chiedere un parere di interesse culturale su un bene (e chi non lo fa tutti i giorni?), le cose funzionano così:
1. Ci si registra su un sito web dedicato; vi risparmio commenti sull'aspetto grafico, ma non posso non dirvi che il database di gestione è aggiornato a, credo, il 2011 o poco dopo.
2. Arrivano via mail credenziali di accesso temporanee, cioè da utilizzare una volta sola; terrore mi colse all'idea di sbagliare dati e perdere tutto il lavoro.
3. Si accede e si completa la registrazione.
4. Il sistema genera automaticamente un modulo di richiesta delle credenziali definitive; dovrebbe essere completo di tutti i dati che inserite, ma non lo è e perciò inserite i dati a mano sul documento stampato.
5. Il modulo va appunto stampato, firmato e inviato via fax (si, via FAX avete capito bene) agli uffici preposti del Ministero dei Beni Culturali.
6. Ricevuto il fax, dallo stesso ufficio mandano, via mail - non ve lo aspettavate, eh? - una bozza di protocollo fra vostro ente e ministero nel quale dite che si, entrambi siete d'accordo ad avere queste benedette credenziali definitive (sarà per autotutela del ministero, davanti ad una procedura del genere sarebbe normale ripensarci).
7.  Di nuovo si stampa e firma il documento e lo si manda in duplice copia per posta raccomandata; si, insomma, un bel plico cartaceo chè la tecnologia servirebbe a risparmiare carta e tempo, ma che piacere c'è se non fate la fila alla posta per spedire la vostra raccomandata del giorno?
8. Il Ministero restituisce il protocollo firmato e "contestualmente" (vi farò sapere quanto contestualmente) invia le credenziali d'accesso definitive.
9. Finalmente potete inserire i dati relativi al bene per cui volevate il parere ed inviare la domanda... si, era questo il motivo per cui vi siete imbarcati in questa avventura meravigliosa, più o meno 21 righe e 21 mesi fa.
10. Attendete il parere.
11. Attendete il parere.
12. Attendete il parere.
13. I vostri figli si sposano.
14. Attendete il parere.
15. L'edificio storico è crollato.
...

Non moriremo democristiani e neanche comunisti, non moriremo ricchi sfondati o poveri senza un tetto. 
Moriremo burocrati.

giovedì 17 marzo 2016

La ricerca, il silenzio

La notizia più bella di questi giorni in ambito culturale (ma dovrebbe esserlo per il Paese intero) è l'individuazione e l'arresto degli autori del furto di opere d'arte del Museo di Castelvecchio a Verona, avvenuto il 19 novembre scorso.
Le indagini sono ancora in corso, le opere non sono state ritrovate, ma siamo ottimisti ed è comunque un gran risultato raggiunto grazie alla sinergia fra polizia e carabinieri in meno di quattro mesi.
Devo ammettere che la notizia mi ha colto di sorpresa, sono fra quelli che hanno pensato che quei Tintoretto, Rubens, Mantegna non li rivedremo mai, e invece adesso sembra esserci uno spiraglio di possibilità.
Certo è che in questi mesi sulla vicenda si è detto e fatto di tutto: intellettuali che invitavano a "non dimenticare", artisti anonimi che agitavano cause, in quattro giorni siamo passati dall'essere un Paese di strateghi dell'antiterrorismo ad un Paese di esperti d'arte, per poi trasformarci, indolenti e presuntuosi, in un Paese di "vagamente interessati all'arte, quando serve in certi dopo-cena in enoteca".
Tutti davano la colpa a tutti, sembrava di stare alla fiera dell'Est: la politica che taglia i fondi alla scuola che non parla d'arte ai ragazzi che preferiscono il calcio con i genitori che non vanno alle mostre che sono fatte male dai curatori che non hanno stimoli...
E, invece, cosa stava succedendo nel frattempo?
Semplice: chi doveva, stava facendo il proprio lavoro. Le forze dell'ordine stavano indagando e, poichè lo stava facendo bene, non ne parlavano con nessuno.
Non gliene vorranno gli intellettuali se non sono stati aggiornati, o i giornalisti se hanno perso qualche scoop, ma solo in questo modo, lavorando in silenzio e con tanta concentrazione mentre intorno tutto è vociare e accusare indistinto, si possono ottenere i risultati attesi.
Il settore della cultura in Italia è un negozio di ventagli colorati: moltissimi entrano, aprono i cassetti, provano, sventolano, si pavoneggiano, a mala pena spostano un soffio d'aria, non distinguono un modello giapponese da uno inglese ma ne parlano ugualmente, e poi vanno via, lasciando al più silenzioso e delicato dei commessi il compito di riordinare.

#IlMioCV: per ricostruire la vicenda in questi mesi - chi ha parlato, chi ha protestato, chi s'è indignato - ho fatto un po' di ricerche: su Google sono andata oltre la prima pagina, ho consultato archivi di quotidiani, sono andata a memoria su dichiarazioni sentite in prima persona, ho osservato.
Ho fatto insomma quello che ho imparato a fare da piccola e poi raffinato all'Università, in fin dei conti l'argomento può essere irrilevante, l'importante è avere un metodo. Sono una ricercatrice, e lo sarò sempre.

mercoledì 2 marzo 2016

Con cura

Ad un anno esatto dall'ultimo post, torna 104curriculum.
Non so se i "ma quando riprendi a scrivere? Ti leggevo sempre" da parte di amici e parenti valgano come "a grande richiesta", ma certamente l'incitamento di lettori vicini e lontani mi ha portato a riflettere sul blog e riaprire questa pagina.
So che i centoquattro curriculum non possono più essere quel che erano all'inizio, due curriculum a settimana in un anno mandati ad aziende, enti, associazioni per proporre le mie competenze e trovare un nuovo lavoro.
So che nei mesi di Expo Milano 2015 la cultura del non sprecare il cibo si è diffusa sulle tavole dalle porzioni ristrette già per la crisi, perciò la rubrica "Pranzo di lavoro" potrebbe non avere più molti spunti da raccontare.
So che il lavoro venduto gratuitamente, l'esperienza condivisa senza prima aver incassato la parcella non è utile a valorizzare le proprie competenze, e così "Aggratisse, consigli in libertà" potrebbe essere diventata demodé.
So che nell'era della condivisione istantanea, di notizie live dei pendolari già non ne potete più, e davanti alla rubrica "A bordo treno" passerete a leggere altro.
So pure, però, che lavorare nel settore culturale richiede oggi competenze sempre nuove e trasversali, che possono riguardare anche l'economia, il marketing, la comunicazione, i nuovi media, i big data, la tecnologia, insieme alla buona vecchia capacità di ricerca, analisi e connessioni, tanto da riempirne altri mille, di curriculum!
Gestire progetti culturali permette inoltre di incontrare ogni giorno persone diverse per storia, sensibilità, creatività e ti mette davanti bei faldoni di avventure da raccontare e aneddoti da vivere.
So che siamo quello da cui proveniamo, e la strada è quel percorso che si traccia partendo dalla nostra storia e risalendo lungo i desideri e che sia storia che sogni meritano tutta la nostra più delicata cura.
So anche - l'ultima, più profonda e solida certezza - che il frigorifero di una siciliana avrà sempre, sempre, una ricetta con gli scarti da inventare!

So che oggi avere un blog è demodé, ma voi lo sapete che a me piace tanto questa parola, con il suo suono canzonatorio di chi non è più alla moda ma la cosa non lo turba affatto.

Bentornati su 104curriculum!

mercoledì 4 marzo 2015

Come me nessuno mai

Avverrà, in un futuro non tanto remoto, che il mio stesso blog - che ha una sua identità e sensibilità tutta propria e autonoma da me - mi ripudierà.
Avverrà quando gli rivelerò quanto adesso rivelo a voi: io, la promotrice del curriculum ben fatto, la paladina del ponderare cosa inserire e cosa omettere, io che ricostruisco percorsi di vita da appunti mandati su whatsapp... Ebbene si, io questa io, ho dimenticato di inserire nel mio curriculum un intero anno di lavoro!
Il momento in cui me ne sono accorta è stato come una rivelazione: ho alzato gli occhi e ho detto a mezza voce: "ma io ho fatto anche la tutor, o sbaglio?". Non sbagliavo... Ma come si fa a dimenticare di inserire nel curriculum un intero anno di lavoro!? Chi altri potrebbe...!?
Riordiniamo, per chi non conosce la storia in dettaglio: nel lontano 2006 ho lavorato come tutor ad un master universitario che riguardava l'accessibilità dei beni e dei siti di interesse culturale.
Dunque, in estrema sintesi, un ruolo importante (tutor ad un master accademico) su un tema di grande interesse sia per il mio lavoro, che per passione personale.
Come se non bastasse, è stato pure un anno bellissimo! Con studenti, docenti e collega tutor (soprannominato "il collega") si era creato un gruppo armonioso, divertentissimo! Competenze, caratteri e ruoli diversi non ci hanno mai separato, ma unito sempre di più col passare dei mesi.
Eppure, di tutta questa bellezza non c'è stata traccia nel mio curriculum per anni.
Non volendo addentrarmi in analisi psicologiche per scoprire chissà quale trauma infantile, preferisco non chiedermi perchè l'abbia dimenticato; i "perchè?" e i "come?" affollano già troppo le mie giornate per avere spazio per aggiungerne un altro. Adesso ho rimediato e felicemente guardo avanti.
A cosa serve, dunque, questo post, se non mi fa riflettere su di me e capire cosa ho fatto?
Serve intanto a farmi ridere di me stessa, ricordandomi quindi che l'autoironia alleggerisce tutto, e serve da promemoria - o meglio, chiamiamola con il suo nome: giustificazione - per tutti voi amici cari, che mi guardate stupiti quando non ricordo nomi, facce, ruoli, date, aneddoti: non è snobismo da pseudo intellettuale. Semplicemente aveva ragione un mio caro amico che tanti anni fa mi disse: "Angela, tu sei sempre altro, sei sempre altrove".
Sono una persona molto distratta, anche se sembro attenta!

domenica 22 febbraio 2015

Pranzo di lavoro - Riposata

Un pugno di lenticchie buone, una patata, una carota e un tristissimo gambo di sedano (che però con questa compagnia da il meglio di sè).
28-29 minuti di cottura e la zuppa è pronta. E fin qui, direte, siamo bravi tutti.
Ma se non siete siciliani, non lo sapete che certe pietanze hanno bisogno di relax. Si, anche la zuppa si deve riposare!
Allora ascoltate me: mentre fate colazione, cuocete nella zuppa un po' di pasta (io consiglio ditalini, la mia amica Antonella è più per lo spaghetto rotto). Le ore che passeranno fra preparazione e consumazione serviranno a voi per lavorare e alla pasta per riposare: l'incontro all'ora di pranzo, con un filo d'olio a condire il momento, sarà davvero rasserenante.

giovedì 11 dicembre 2014

Divisione del lavoro

A me oggi sembra che il vero discrimine nel lavoro in Italia stia fra chi ha un contratto di lavoro dipendente, pubblico o privato che sia, e chi no. Nel "chi no", includo tutti gli atipici di questo Paese atipico, incastrati in sigle ridicole quali sono tutte le declinazioni del Co.Co., includo la (S)Partita IVA people, gli stage e le prestazioni occasionali.

A me oggi sembra che siamo due popoli che occupano lo stesso suolo: parliamo linguaggi diversi, viviamo vite diverse, abbiamo orizzonti diversi.

A me oggi sembra che difficilmente proveremo a cedere il triste scettro di legno e la corona di latta che spetta a chi vince la gara del più sfruttato, più sottopagato, più deluso.

A me oggi sembra che difficilmente ci capiremo. Mi sembra che per entrambi i gruppi le proprie ragioni sono più ragioni.

Alcuni di noi proprio non riusciremo mai a capire cosa significa vivere a pieno un diritto, se questo è dato da contratto; semplicemente perchè non lo abbiamo mai avuto e quindi non sapremmo come gestirlo.

Altri da noi, però, proprio non riusciranno mai a capire che per diritto e per capriccio sono due motivazioni profondamente diverse, cambiano il senso delle cose, la percezione dello spazio intorno a sè.
Riflettere su questa profonda differenza ci porterebbe a capire che Copernico non ha studiato invano.