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13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


giovedì 17 marzo 2016

La ricerca, il silenzio

La notizia più bella di questi giorni in ambito culturale (ma dovrebbe esserlo per il Paese intero) è l'individuazione e l'arresto degli autori del furto di opere d'arte del Museo di Castelvecchio a Verona, avvenuto il 19 novembre scorso.
Le indagini sono ancora in corso, le opere non sono state ritrovate, ma siamo ottimisti ed è comunque un gran risultato raggiunto grazie alla sinergia fra polizia e carabinieri in meno di quattro mesi.
Devo ammettere che la notizia mi ha colto di sorpresa, sono fra quelli che hanno pensato che quei Tintoretto, Rubens, Mantegna non li rivedremo mai, e invece adesso sembra esserci uno spiraglio di possibilità.
Certo è che in questi mesi sulla vicenda si è detto e fatto di tutto: intellettuali che invitavano a "non dimenticare", artisti anonimi che agitavano cause, in quattro giorni siamo passati dall'essere un Paese di strateghi dell'antiterrorismo ad un Paese di esperti d'arte, per poi trasformarci, indolenti e presuntuosi, in un Paese di "vagamente interessati all'arte, quando serve in certi dopo-cena in enoteca".
Tutti davano la colpa a tutti, sembrava di stare alla fiera dell'Est: la politica che taglia i fondi alla scuola che non parla d'arte ai ragazzi che preferiscono il calcio con i genitori che non vanno alle mostre che sono fatte male dai curatori che non hanno stimoli...
E, invece, cosa stava succedendo nel frattempo?
Semplice: chi doveva, stava facendo il proprio lavoro. Le forze dell'ordine stavano indagando e, poichè lo stava facendo bene, non ne parlavano con nessuno.
Non gliene vorranno gli intellettuali se non sono stati aggiornati, o i giornalisti se hanno perso qualche scoop, ma solo in questo modo, lavorando in silenzio e con tanta concentrazione mentre intorno tutto è vociare e accusare indistinto, si possono ottenere i risultati attesi.
Il settore della cultura in Italia è un negozio di ventagli colorati: moltissimi entrano, aprono i cassetti, provano, sventolano, si pavoneggiano, a mala pena spostano un soffio d'aria, non distinguono un modello giapponese da uno inglese ma ne parlano ugualmente, e poi vanno via, lasciando al più silenzioso e delicato dei commessi il compito di riordinare.

#IlMioCV: per ricostruire la vicenda in questi mesi - chi ha parlato, chi ha protestato, chi s'è indignato - ho fatto un po' di ricerche: su Google sono andata oltre la prima pagina, ho consultato archivi di quotidiani, sono andata a memoria su dichiarazioni sentite in prima persona, ho osservato.
Ho fatto insomma quello che ho imparato a fare da piccola e poi raffinato all'Università, in fin dei conti l'argomento può essere irrilevante, l'importante è avere un metodo. Sono una ricercatrice, e lo sarò sempre.

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