Esco dall'ufficio tardi, perdo treno, altro treno, la bici ormai è
rimasta chiusa nel deposito della stazione, l'ultimo autobus è già passato,
insomma non mi rimane che il taxi.
Il tassista ormai mi conosce, si chiacchiera. Arriviamo a parlare
di sport invernali, io - gli dico - non scio, scivolo, quando non rotolo. Lui
mi dice che sciare gli piacerebbe, ma non può farlo perchè se si fa male, ad
esempio si rompe una gamba, non può lavorare. Esattamente ha detto "e
come faccio con il lavoro?", con un tono allo stesso tempo
malinconico e pragmatico, emozionale e razionale che mi ha colpito. Mi è
arrivata tutta la dignità di chi non elemosina una vacanza, di chi non la
pretende da nessuno, men che meno da uno stato che è così altrove che neanche
viene contemplato.
Io vorrei che questo tassista girasse per ore, per giorni e notti
intere per la città trasportando a turno tutti questi signori che in un momento
storico così grave ed urgente si permettono di prendersela comoda, si
permettono di giocare di ruolo, si permettono di speculare. Vorrei che li
portasse in giro giusto il tempo di dire loro "e come faccio con il
lavoro?" come l'ha detto a me, senza attese nè pretese, e poi lasciarli
lì, in mezzo ad una strada.
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