In questa giornata di sole bellissimo, con l'ufficio mezzo vuoto e la città in delirio, mi domando cosa c'è dietro (o dentro) la mia presenza qui.
Alcun lettori adesso staranno ridendo di me, dicendo che c'è stupidità, ingenuità; altri staranno pensando che sono dannatamente attaccata al lavoro, che non mi so prendere spazi di vacanza e mi merito una certa dose di stress quotidiano.
Io la chiamo serietà: avevo promesso che avrei finito oggi e, cascasse il mondo, finisco oggi.
Serietà, o etica professionale: alcuni ritengono sia barattabile con qualunque cosa, altri la vendono - cara, ma la vendono - e quando si vende la propria etica in ogni caso la si svende.
Altri pensano sia ininfluente, pensano che nessuno la noti in un mondo che corre veloce e osserva superficialmente e per questo motivo non la valorizzano mai abbastanza. Poi magari incontrano chi la tua serietà la apprezza e ne restano meravigliati, colti proprio di sorpresa non tanto dalla serietà in sè, quanto colpiti nel vedere che esistono persone attente.
Altri non la conoscono neppure. Altri non la conoscono neppure.
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