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13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


giovedì 8 settembre 2011

Change di sedia

Riunione con persone mai incontrate prima, si deve organizzare una giornata di dibattito su più tematiche. So che lavorerò sulla tematica cultura con altri, ma non so chi, dei tanti che ho intorno.
Ad un certo punto mi accorgo che la ragazza di fronte a me cerca di attirare la mia attenzione, vuol dirmi qualcosa, ma sono troppo... - cecata, mi verrebbe da dire, e cecata dico - da leggere il labiale. Avrà pensato "questa dorme", si alza, mi viene incontro e mi dice, con un sorriso bellissimo: "sei seduta vicino al mio collega di tematica, facciamo un change di sedia, chè devo parlare con lui?".
Se prima non la vedevo, ora non la capisco. "Cosa dobbiamo fare!?", chiedo con naso arricciato, occhi strizzati e mano con movimento ad uncino alla Totò. "Un change di sedia!", pollice e indice nel segno dello scambio la aiutano ad esprimersi, o meglio, aiutano me a capire. "Ah, va bene", mi alzo e mi sposto.
Mentre giro intorno al tavolo grande, lungo e serissimo penso che quello è il mio primo change-di-sedia di tutta una vita. Come tutti, ho fatto cambi di posto innumerevoli volte, ma un change-di-sedia no, mai.
Un change di sedia.
Ma dico, stiamo scherzando!? Ma che bisogno c'è!?
E va bene "network" al posto di "rete", perchè fa più professionale, "management" al posto di "gestione" perchè fa più impegnato, "coffee break" al posto di "merenda" perchè fa meno scolastico (anche se "merenda" evoca il mondo fantastico delle scuole elementari), ma "change-di-sedia" perchè? Perchè questa inutile forzatura e violenza alla nostra lingua bellissima?
Già gli inglesi lamentano che noi italiani usiamo troppe parole, espressioni troppo ricche ed articolate, sinonimi e locuzioni di esempio, se sapessero che ci mettiamo pure ad importare senza freni le loro parole anche quando non necessarie...! Va bene l'evoluzione idiomatica, va bene che se non conosci l'inglese sei tagliato fuori dalle comunicazioni globali, ma con questi eccessi a sproposito rischiamo solo di macchiare di inchiostro da Union Jack la lingua più poetica al mondo!
Che poi questa in realtà è solo la conseguenza di un certo modo di pensare: in certi ambienti sono convinti, ma convinti proprio, che calare qualche parola inglese all'interno di un discorso qualsiasi basti per dare di sè un'immagine professionale o a rendere più interessante il discorso serio...
Il settore della cultura, in Italia, è pieno di project, brainstorming, fundraiser, planning, see-youstrategy... Che se vera cultura fosse, con un piccolo sforzo saprebbero trovare le corrispondenti parole in italiano corretto!

Mea culpa (latino - inglese: 1-0!): ogni tanto un colpo di management scappa anche a me, e in quei momenti non mi sento nè più interessante nè più professionale, semplicemente più... ridicola!

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