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13/104 è il numero magico, e ora? E ora è tutto da scoprire, sicuramente il meglio arriva da adesso in poi... Buona lettura!


sabato 10 novembre 2012

Ritorno al futuro

Qualche giorno fa mi sono ritrovata nel mezzo di un "career day", uno di quegli eventi organizzati dalle università che prevedono incontri fra alunni in cerca di sedi per stage e aziende in cerca di stagisti (e spesso la ricerca dei primi legittima le seconde a non pagarli, con la scusa che "è per la vostra formazione", ma per ora soprassediamo su questo aspetto).
Ero lì per raccogliere un po' di nominativi e cv interessanti in vista di possibili nuovi progetti per conto di un'azienda con cui collaboro. Insieme ad un collega, siamo partiti pensando che avremmo fatto giri per gli stand, ci saremmo potuti presentare a grandi aziende, sviluppare contatti, dal momento che la nostra società è piccola e opera nel settore culturale che purtroppo non è economicamente così interessante come potrebbe, per cui, credevamo, di scarso interesse per gli studenti.
Illusi... Appena hanno aperto l'accesso agli studenti c'è stato l'assalto al nostro stand! Decine di ragazzi a fare la coda per lasciare il loro curriculum e giocarsi non so bene cosa in colloqui che più trascorrevano le ore, più si abbreviavano per lasciare spazio a tutti.
E così ho potuto osservare direttamente questi ragazzi mettere su carta il loro passato, il loro presente e, soprattutto, il loro futuro. Facce pulite e spaesate, furbetti da "un giorno in meno in aula", scaltri da "armiamoci e partite", intelligenti da "ecco le mie capacità e il mio impegno, eccomi qui".
Quello che mi ha colpito di più è un elemento che accomunava molti di loro: sia i più preparati che i più avventurieri non avevano minimamente idea di quali siano le figure professionali principali del nostro settore, quali i ruoli, i compiti, le attività. Ferratissimi dal punto di vista teorico, assolutamente bianchi sui risvolti pratici della professione.
E' vero che molte cose le si impara lavorando e che proprio l'esperienza ti fa capire verso quale settore vorresti indirizzare la tua attività, però sento parlare da quando ero studente di avvicinamento fra università e mondo del lavoro e se i risultati dopo 15 anni sono questi, c'è davvero da riflettere!
Chiariamo: io non sono per una formazione tecnica che abbia il sopravvento sui contenuti scientifici e culturali, credo anzi che l'università debba proprio cercare di ampliare e approfondire il più possibile il bagaglio di conoscenze con le quali ciascuno di noi vi arriva.
In questo bagaglio, però, dovrebbe ricordarsi di inserire anche informazioni concrete e prospettive il più possibile realistiche su quello che è o, meglio ancora, sarà il mondo del lavoro.
Questo non significa solo favoleggiare sui più grandi che ce l'hanno fatta, chè va bene che favoleggiare fa nascere sogni, ma spesso fa anche crescere illusioni. Significa anche spiegare ai ragazzi che stanno studiando per diventare A, B e C, ma potrebbe loro capitare per più o meno tempo di essere D o appassionarsi ad E, o virare su tutt'altra Z qualsiasi.
Non è ammissibile che dopo anni di tasse, ore in aula, giornate di studio, i ragazzi debbano poi entrare nel mondo del lavoro così inconsapevoli sui propri diritti, doveri, sulle loro stesse aspettative e su quanto gli altri attendono da loro.
Basterebbe davvero poco: uffici di orientamento e accompagnamento efficienti, coordinamento stage e tirocini che lavorassero non per affibbiare agli studenti un posto dove passare un paio di mesi, ma pensassero a fornire loro un reale contesto di crescita. Non voglio generalizzare, in molte università tutto questo c'è e funziona bene, ma sono sicura che si può sempre migliorare.
Basterebbe poco, che l'Italia invertisse la rotta e reintroducesse la parola "Futuro" nel dizionario del quotidiano e anche le università si adeguerebbero al cambiamento.

1 commento:

  1. Tanto entusiasmo in Italia é sbattuto via. Comunque quello che dici tu é solo una parte del problema (quella pre lavoro). Poi c'é quella post diploma (o laurea). Ossia le aziende... che in Italia non favoriscono la meritocrazia e la professionalitá ma pagano solo chi é raccomandato e per gli altri, meno costano e meglio é.

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